giovedì 30 dicembre 2010

La lezione del Maestro

I ciellini hanno un certo buongusto artistico, non c' è che dire, a Pasqua e Natale distribuiscono il cosidetto "volantone", un piccolo poster dove ad alcune preghiere si affianca la riproduzione di un quadro. Questo Natale è stata la volta del loro beniamino, William Congdon.




Mi meraviglia sempre scoprire come anche la mente più semplice ed inesperta sia pronta ad accettare il "rumore" nella pittura (e in Congdon ce n' è molto) mentre si confonde ritraendosi in un panico mascherato da rabbie quando lo incontra nella musica.

Forse l' arte in senso stretto, almeno nella storia, è sempre un passo avanti alla musica e ne anticipa le tendenze. Cio' che la sensibilità comune ormai accetta nella prima, si attarda a rifiutare nella seconda.

Se questo è vero, basta osservare l' opera dei grandi artisti contemporanei per scrutare obliquamente i destini dell' amata musica. Vediamo allora qual è l' insegnamento dei Maestri riconosciuti (nei manuali e nelle case d' asta) di oggi.

Marcel Duchamp. L' arte è "tecnica zero". Se trovate faticoso "crearearte", non impensieritevi, vi basterà battezzare l' arte che già esiste in natura. Restauro e filologia poi sono davvero attività insensate in campo artistico. Dirò di più, un' opera danneggiata quasi sempre migliora.

Lucio Fontana. L' arte è pre-vandalismo. Fate a pezzi e deturpate la vostra opera prima che qualcuno vi rubi questa gioia.

Jackson Pollock. L' arte è tentennamento da rabdomanti. Come il passo incerto del cercatore di funghi dimentico della moglie e del tempo.

Andy Wahrol. L' arte è uno spasso, specie se avete avuto la raffinatezza di involgarire i vostri gusti. Il passato crea rimpianti e malinconie, il futuro paure, dedicatevi al godimento presente cercando rassicurazioni in colori vivaci, forme elementari e superfici levigate.

Lucien Freud. L' arte puzza. Per fortuna la puzza si puo' dipingere.

Mappelthorpe. L' arte è contrazione e spasmo del corpo messo a nudo. Una pacchia per l' artista, ovvero lo spudorato per eccellenza.

Richard Prince. L' arte è furto. Quindi, quel che conta è rubarla e riciclarla in massa.

Robert Rauchenberg. L' arte è un amabile cialtronaggine. Qualità che abbonda nella medietà (abitazione media dell' uomo medio tra i medi).

Joseph Beuyes. L' arte è politica fanfarona; fate quindi politica in modo artistico. Per realizzare le vostre "sculture sociali" puntate soprattutto sul narcisismo (vostro) e sul disgusto (altrui). Un esempio di poitico/artista? Pannella. Un esempio di artista/politico? Beuyes, naturalmente.

Christo. L' arte è contrassegno, non si realizza in studio ma passeggiando ansiosi come tanti cagnolini marcatori dalla vescica rigonfia.

Matthew Barney. L' arte è ingenuità. Per regredire a questo stadio: non studiate, dimenticate, svuotatevi (magari guardando la tv per ore o litigando con la moglie)... e poi fate quel che vi viene in mente senza complessi di sorta.

Damien Hirst. L' arte parla sempre della morte. La morte puo' essere colorata come un quadro dove alla pittura sono frammisti i cadaverini di farfalle che sbatacchiano ancora le alette screziate. A volte invece la morte è nera e ronza, come nei quadri con mille mosche appiccicate, purchè siano uccise o stordite di fresco dal genio in persona a mani nude.

Jeff Koons. L' arte è estasi e non esiste estasi più rapinosa che quella consumistica.




Murakami. L' arte è piatta come un manga, il "giovane segaiolo" lettore compulsivo di fumetti è il tipo umano più adatto per capirla.

Maurizio Cattelan. L' arte è pubblicità. All' opera bastano una decina di minuti, inutile sprecarci altro tempo. Anche considerato il fatto che intorno ad essa ferve il vero lavoro, e non è poco.

Anish Kapoor. L' arte è quantità. Se un fagiolo non vi dice niente, costruitene uno d' amianto alto 25 metri, vedrete che vi dirà subito "qualcosa". Con i buchi funziona uguale.

Gerhard Richter. L' arte è anonimia. Annebbiate tutto, sfocate tutto... che tutto sia uguale a tutto e irriconoscibile. Poi ripetete l' operazione unendovi di nuovo al tutto di cui sopra.

Robert Ryman. L' arte è bullismo. Individuate il più stupido e prendetelo in giro. Di solito il più stupido è colui che viene al museo per guardare; recapitategli questo messaggio in forma artistica: "ho dipinto un quadro tutto bianco e sono diventato miliardario, potevi farlo anche tu se non fossi lo stupido che sei, incapace per natura di pensare la cosa giusta al momento giusto..."

Keith Haring. L' arte è un alfabeto illeggibile. Basta il gesto della scrittura. Nient' altro interessa, tanto meno la lettura.

Jean Michel Basquiat. L' arte è scarabocchio. Se spaccate la faccia a chi ha da ridire, vedrete che su questa tesi troverete una rassicurante convergenza. Di facce ne bastano un paio per ottenere l' obiettivo.

Enzo Cucchi. L' arte è accrocchio dell' etereogeneo. In qualche modo starà insieme, inutile preoccuparsi come. Chi vuole preoccupazioni faccia piuttosto l' impiegato.

Daniel Spoerri. L' arte è un' abbuffata. Quindi invitate gli amici, mangiate e ... Dopo cena, quando gli altri sono di là per l' amaro, vi toccherà perdere una decina di minuti per scocciare avanzi, molliche e posate nella posizione dell' abbandono (meglio che lavorare, comunque). Poi chiamate il vostro agente, si occuperà lui di contattare i musei per l' esposizione. Voi sarete liberi di unirvi alla compagnia per proseguire i divertimenti.

Imparata la lezione? E allora sotto, musicisti. Tocca a voi.

Meditazioni a latere della lettura del libro di Francesco Bonami: "Lo potevo fare anch' io".

mercoledì 29 dicembre 2010

Libertarism A-Z: povertà e disuguaglianza

In molti sostengono che lo Stato dovrebbe prendersi cura dei poveri, e non solo per motivi etici. la disuguaglianza diffusa è un fattore di instabilità sociale e quindi un trasferimento di ricchezza costituirebbe un' assicurazione sociale.

1. Innanzitutto lo Stato non ha doveri etici, a meno che non sia uno Stato Etico. L' affermazione per cui la diseguaglianza sarebbe un destabilizzatore sociale è contraddetta dai fatti. La stabilità sociale è legata al reddito medio e non alla diseguaglianza. L' intervento dello Stato a volte incide positivamente con il secondo indice ma incide sempre negativamente con il primo.

2. Affidare il trasferimento di ricchezza ai burocrati ha effetti perversi: a) churning b) crowding out c) moral hazard.

a): chi riceve è chi dà sono la stessa persona, per cui a guadagnarci è solo chi "trasferisce" ed incassa le commissioni (politica e burocrazia). In Italia funziona proprio così: paga la classe media ed incassa la classe media. Si pensi solo al fatto che le pensioni costituiscono i 2/3 della spesa sociale. Una marea di "trasferimenti" e dei veri poveri deve occuparsi il Comune se avanza qualcosa.

b) la filantropia privata è spiazzata e la sociatà subisce così un' erosione morale.

c) fare il povero conviene; la filantropia privata, quella che eleva il sostegno a diritto e mette in crisi i comportamenti opportunistici, è spiazzata. Il sostegno è un diritto a tutti gli effetti e ognuno fa i suoi calcoli.

martedì 28 dicembre 2010

Eresie ineludibili

Oggi in treno, ascoltando la rassegna stampa di Prima Pagina, ho assistito alle reazioni piccate, in primis quella del conduttore, che hanno fatto seguito alla lettura di un articolo di Stefano Zecchi.

Di solito agli studenti che manifestano si dice: "andate a studiare". Zecchi ha invece osato dire: "andate a lavorare".

La discussione è aperta. Purchè ci si pongano le domande giuste senza girarsi dall' altra parte stizziti.

Per esempio, per quanto riguarda l' istruzione:

"... have you ever noticed that colleges don’t teach a lot of job skills?...”

Per esempio, per quanto riguarda la qualità dell' istruzione:

"... the best evidence is that it is almost impossible to make a long-term difference in education, then the statistical evidence on teacher quality is bound to be highly unreliable. What appears to be teacher quality is likely to be random variation..."

add: la versione di Rojas (nei commenti):

1. There really are individual teachers who are measurably better than others.

2. Easily measured attributes (e.g., credentials, gender, age, seniority, etc) usually do not correlate with effective teaching (i.e., test score improvement).

... teaching is mainly about coaching and connecting with students...

Celebrazioni distratte

L' Italia è unita da 150 anni, intanto il macrosopico divario tra Nord e Sud arrovella da sempre gli intellettuali e li coinvolge in quella che è stata chiamata la "questione meridionale".

In genere si pensa che il divario ci sia sempre stato e che l' Unità d' Italia non sia stata in grado di colmarlo.

Errato.

Paolo Malanima e Vittorio Daniele, con un lavoro certosino di ricostruzione, testimoniano quanto sia scorretto pensare che al momento dell' Unità d' Italia il Sud fosse economicamente più arretrato del Nord. Il divario sarebbe interamente un portato della storia unitaria, qualcosa che non esisteva prima del 1861 e si sarebbe prodotto solo dopo.

Che belle le cerimoniose parole dei "celebranti", il Presidentone da dietro il "muro" delle sue medaglie metaforiche manda in sollucchero militari e patriottardi d' ogni risma.

Eppure anche i fatti mantengono un loro fascino discreto.

O no?

http://www.paolomalanima.it/default_file/Articles/Daniele_%20Malanima.pdf

lunedì 27 dicembre 2010

Il Profeta

Condannato a sei anni di carcere, il diciannovenne Malik El Djebena non sa né leggere né scrivere. In prigione, Malik sembra più giovane e fragile rispetto agli altri detenuti. Preso di mira dal leader della gang corsa, che spadroneggia nel carcere, Malik è costretto a svolgere numerose "missioni", che rafforzeranno il suo animo e che gli faranno meritare la fiducia del boss. Malik è una persona molto audace e non esiterà a mettere a punto un suo piano segreto


Un film inquietante, innanzitutto per come descrive l' humus che contribuisce alla gemmazione di una mente criminale.

Gli ingredienti essenziali sembrano essere tre:

1) Istruzione.

2) Multietnicità.

3) Pene alternative al carcere.

Allorchè Malik accede ai tre elementi, il più è fatto.

Con un minimo di 1, 2 e 3, il diavolo si mostra in grado di fare anche i coperchi.

Tuto cio' che dovrebbe essere fuoriero di nuova edificazione concima in realtà un fantasmagorico fiore del male.

E' grazie a questo mix che la dispendiosa e disordinata barbarie...



... puo' trasformarsi in vera macchina di morte.



Eppure la storia è attraversata da una luce, parla stentorea anche la voce dell' Angelo, quella che invita alla salvezza.

Ma da dove viene?

Sembra di capire che venga dal pensiero delle cose ultime. La meditazione sulla morte nobilita e redime.

Purchè sia meditazione condotta all' interno di una relazione intima.

Le parole di Abdul a Malik: "cosa lascerò alla mia famiglia ora che un cancro mi sta portando via?", sembrano spingere la coppia al grande colpo. In realtà penso che quelle parole seminino dell' altro in Malik e lo spingano alla decisione cruciale.

Una segnalazione dalla quale non posso esimermi: nei panni del boss corso, Niels Arestrup è all' altezza del Padrino Marlon Brando.

Gengis Khan

Ci sono molti modi per rendere conto delle relazioni tra uomini e donne nel corso della storia senza ricorrere all' implausibile concetto di "patriarcato" come ad altri ferri vecchi del femminismo più retrivo e dogmatico.

Pochi dubitano che l' evoluzione abbia modellato una differenza profonda tra uomo e donna, eppure pochi rischiano di far danni come colore che, pretendendo di averla individuata (o negata) cercano poi di costruirci sopra il modello di società più confacente.

Alternativa: dare pari diritti a tutti e lasciare che la società fiorisca non programmata.

Detto questo, anch' io ho una mia idea sul tema, mi baso innazitutto su due fatti.

FATTO 1: nella nostra società gli uomini (maschi) sono al "top". Ma anche al "bottom": fatevi un giro tra carcerati e barboni, quasi solo uomini. Non parliamo poi delle vittime sul lavoro o in guerra.

FATTO 2: Che percentuale dei nostri antenati è costituita da donne? E che percentuale è costituita da uomini? Risposta abbastanza sorprendente: 80% e 40%! Gengis Khan ebbe un migliaio di figli e qualsiasi uomo potrebbe eguagliarlo. Una donna non va oltre la dozzina. Difficilmente una donna resta senza figli con tanti uomini assatanati in giro. Molto facilmente un uomo sfigato resta senza figli visto che in giro ci sono solo donne esigenti.

CONGETTURA 1: Il FATTO 2 spiega perchè sia l' uomo il soggetto deputato ad intraprendere attività rischiose e su vasta scala: ha la possibilità di inseminare mezzo mondo e, contemporaneamente, di rimanere a secco se giudicato uno sfigato. La donna si è specializzata invece nell' intimità e nel nucleo ristretto: i suoi figli lei li avrà, quel che deve garantirsi è la protezione. Questo spiega anche perchè l' uomo è più impegnato nelle vaste reti relazionali anonime mentre la donna dà il suo meglio nelle ridotte reti relazionali affettive. Il FATTO 1 conferma del resto la congettura: più rischio, più polarizzazione.

CONGETTURA 2: la differenza uomo/donna risiede più nelle motivazioni che nelle abilità, cio' non toglie che sia una differenza profonda.

Prendiamo la musica: nella storia della musica impressiona la rarità di talenti femminili. Ci hanno spiegato che gioca un ruolo l' ambito sociale tutto dedito a scoraggiare la donna. Eppure, questa spiegazione non si accorda con una quantità di fatti. Esempio: nel XIX secolo le donne suonavano il piano molto più degli uomini senza aver dato un grande contributo creativo; nel frattempo uomini neri afro americani inventavano il blues e il jazz, generi che rivoluzieranno l' ascolto della musica. Possiamo girarla come vogliamo ma questi uomini, spesso schiavi o ex schiavi, partivano senz' altro da posizioni più svantaggiate.

CONCLUSIONE: la Cultura di una società puo' essere vista come una strategia tramite la quale uomini e donne stanno insieme in modo efficiente, in modo tale cioè che 1+1 faccia più di 2. E i benefici "sistemici" sono tanto più generosi quanto più il "sistema" è allargato. Ma man mano che il gruppo si espande, le competenze dell' uomo, come abbiamo visto, hanno il sopravvento. E' per questo che le società dove "conoscenza", "benessere" e "potere" hanno un ruolo centrale, probabilmente avranno uomini ai loro vertici. Sono infatti "sistemi" tesi ad esaltare comoponenti che dal punto di vista evolutivo ricadono nella sfera di competenza maschile.

Questo paradigma mi sembra il più convincente ed inlinea con i fatti. Lo traggo per lo più da Roy Beaumeister che l' ha messo a punto in modo chiaro (qui una sintesi)

Io ne venni a conoscenza seguendo il buon David Friedman, nell' occasione si chiedeva chi tra destra e sinistra frapponesse i maggiori ostacoli all' insegnamento dell' evoluzionismo nelle scuole:

"And the religious right has been the chief force against teaching evolution."

(Quoted from Barbara Forrest, a Southeastern Lousiana University philosophy professor and prominent critic of creationist science.)

It's a widespread view, but true in only a narrow sense. People who say they are against teaching the theory of evolution are very likely to be Christian fundamentalists. But people who are against taking seriously the implications of evolution, strongly enough to want to attack those who disagree, including those who teach those implications, are quite likely to be on the left.

Consider the most striking case, the question of whether there are differences between men and women with regard to the distribution of intellectual abilities or behavioral patterns. That no such differences exist, or if that if they exist they are insignificant, is a matter of faith for many on the left. The faith is so strongly held that when the president of Harvard, himself a prominent academic, merely raised the possibility that one reason why there were fewer women than men in certain fields might be such differences, he was ferociously attacked and eventually driven to resign.


http://daviddfriedman.blogspot.com/2008/08/who-is-against-evolution.html

venerdì 24 dicembre 2010

Tempo di rigurgiti





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... e tempo anche di bagnetti...

Quando sanguina veramente un cuore?

Tutto scorre - Vasilij Grossman

Ogni grande scrittore manca l' appuntamento con la realtà tradito dalla mania di guardare le cose troppo da vicino.

Non fidatevi di lui quando sembra in vena di noiose sintesi, quando tira le somme, quando fa resoconti. Seguitelo invece nelle autopsie, quando rovista, quando ispeziona.

Il microscopio di Vassilij Grossman scruta il dolore dell' uomo riproducendone con perizia le configurazioni molecolari.

Visse al tempo dei lager sovietici e la materia prima non gli manca.

La nostra epoca consumistica è invece ossessionata dai record, cosicchè diventa urgente sapere quale spina attinge più a fondo le carni dei Giobbe della terra.

Sappiamo bene che il terreno è infido, l' "hedonic adaptation" gioca brutti scherzi e i bambini africani che scorazzano felici per le discariche non sono un' invenzione.

Vasilij, nel panorama letterario, diventa a questo punto referente decisivo.

E lui non ha dubbi nell' indicarci il singolare orrore della "traduzione al campo".

La sciagura sta nel fatto che, nel vagone, si è attenuato l' instupidimento in cui lo spirito si rinchiude come un bozzolo durante i primi mesi trascorsi in prigione. Quando il mondo casca sulla testa, un casco di ebetudine ci preserva alla grande.

Se nel maledetto vagone viene a mancare l' intontimento, nemmeno sopraggiunge la vaga smemoratezza dei lager: lì sì che c' è solo il cuore che sanguina.

Ci stiamo avvicinando alla vetta.

L' apice si raggiunge quando per un attimo veniamo assaliti da preoccupazioni ormai infondate: "e se la Marghe bagna le mutandine?"

Ma la Marghe te l' hanno portata via, cara mammina, e non la rivedrai mai più!

Siamo proprio in cima alla Top Ten, direi.

giovedì 23 dicembre 2010

La dimenticanza è un giudizio

Tutto scorre - Vasilij Grossman -

Quando intuisco che il capitoletto d' occasione s' incentra sulla figura di Ivan Grigorievic, io accelero d' istinto una lettura che per me si fa faticosa. Il rigo si mette in salita e prima si scollina meglio è. Quel che va perso non riesco a rimpiangerlo.

Ivan è reduce dai lager sovietici, la sua condizione e i suoi pensieri inducono al "ricordo" straziante della Storia.

Ma io ho la sventura di vivere tempi tristi, tempi in cui il Ministro di turno istituisce ogni giorno un "Giorno della Memoria" diverso conferendo così un certo fascino all' oblio.

E intanto Grigorevic viene accompagnato nelle scuole a raccontare le sue peripezie d' internato e finisce inevitabilmente per puzzare di scuola oltre che di baracca.

All' arte di ricordare antepongo l' arte di dimenticare, e Vasilij Grossman in questo libro non trascura certo le mie esigenze, mi fa provvidenzialmente conoscere Nikolaij Andreevic.

E' stata la filosofa Hanna Arendt ad introdurre il concetto di "male banale" attirando l' attenzione di noi osservatori ciechi sull' integerrimo Adolf Eichmann. Ma è Vasilij Grossman ad aver spiegato compiutamente come funziona il marchingegno grazie all' incontro procurato con il delatore Nikolaij Andreevic.

A persone del genere dimenticare serve per assolversi e vivere, e dimenticare diventa così un' arte sopraffina. Il microscopio di Grossman comincia così a rimandare immagini interessanti.

Dunque, per assolversi senza perdere la faccia, la mossa decisiva consiste innanzitutto nell' incolparsi.

Il delatore Nikolaij elenca i capi d' accusa contro se stesso senza risparmiarsi, s' incolpa con scrupolo, a distanza di anni addita la sua condiscendenza verso il Potere e torna ad incolparsi; l' "esame di coscienza" diventa ben presto la sua specialità.

Detto questo, un esame di coscienza non sarebbe completo se non ricordassimo a noi stessi che "viviamo in un mondo complesso" dai nessi causali imperscrutabili. Non ci vuole molto a sentire nei precordi questa verità, ce la dicono e ce la ridicono persone sulla cui "bontà" nessuno dubiterebbe, e men che meno si dubita della loro competenza.

Poi dobbiamo constatare e compiangere la nostra debolezza di creature terrene. Non ci vuole molto: scienziati, teologi e filosofi accorreranno solerti in nostro soccorso.

Bene, detto questo il verdetto... beh, il verdetto... il verdetto non si puo' ancora pronunciare, bisogna tener conto di tutto, bisogna soppesare, ascoltare altri testimoni...

L' udienza è rinviata! Rinviata al prossimo esame di coscienza!

E questo rinvio è decisivo per far lavorare il nostro miglior alleato: il tempo.

Un tempo che scorre erodendo anche la colpa più bieca, la quale tornerà nei doviziosi "esami di coscienza" sempre più amorfa, sempre più pallida, sempre più inframezzata da attenuanti; fino a formare unicamente oggetto di speculazione teorica. Fino a sparire.

***

Una sentenza bisogna però emetterla, almeno sul libro.

Mi è piaciuto? Abbastanza per terminarlo. Non abbastanza per convincermi ad affrontare quel minaccioso parallelepipedo rettangolo che è "Vita e destino".

Via dalla Felicità

Il vecchio rimpiange i tempi andati, allora era più felice e non fatico a capirlo: era anche più giovane.

Ma anche il ragazzo immigrato rimpiange il suo paese, laggiù era più appagato: meno pressioni, meno fretta, tanti amici e una famiglia accogliente. Certo, meno risorse, ma anche più felicità, lo dice lui.

Io lo prendo sul serio questo ragazzo, credo davvero che fosse più felice e mi chiedo: "perchè non torni"?

La domanda è sensata, visto che le "risorse" sono funzionali alla "felicità".

Ma lui non sa rispondermi, sta di fatto che "tornare alla felicità" è fuori discussione.

Lui non mi risponde, mi risponde però la novella di Russ Roberts: "The Price of Everything", e lo fa in modo brillante, oserei dire commovente.

Noi siamo abituati a pensare che la "felicità" sia tutto. In questo senso è l' ideologia utilitarista che ci scorre nelle vene.

Quando critichiamo gli studi sulla felicità si finisce sempre per recriminare su quanto poco sia catturabile dai numeri questo sentimento. Ma c' è una critica ancora più puntuta: questo sentimento non esaurisce la realizzazione umana, c' è anche la Speranza.

Se chiedete ad una persona "speranzosa" quanto è felice, probabilmente nicchierà, come puo' esserlo finchè non raggiunge l' oggetto dei suoi desideri?

Eppure "lo speranzoso" non dismetterà il suo sogno per dirigersi laddove sa di trovar garanzie di felicità, ed è giusto che sia così. Dobbiamo concludere che la nostra anima si realizza nella "speranza" prima ancora che nell' immota "felicità".

Gli immigrati ci danno una grande lezione: scappano dalla Felicità per andare verso la Speranza.

Teniamone conto, specie quando prepariamo il mondo che accoglierà i nostri ragazzi. Tremebondi pensiamo di tutelarli garantendo loro un minimo di felicità, a costo di ridurre la società ad una palude. Ma forse non è di questo che hanno bisogno.

Giornalismo d' inchiesta

Diciamolo, da noi esiste un po' il mito del "giornalismo d' inchiesta" americano, è una pratica benemerita finchè non strizza l' occhio al "complottismo", altra mania mai sopita dalle nostre parti.

Recentemente, il format preferito dai cultori del genere è stato la docu-fiction.

Il problema maggiore con la docu-fiction è che non si capisce mai bene cosa sia "docu" e cosa sia "fiction".

Prendiamo il nostro amico Michael Moore, campione simultaneo di inchieste e "complottismo".

Ricordate il bisturi tagliente con il quale ispezionava lo stato della sanità americana? Il punto di forza era l' imbarazzante confronto con gli splendori cubani.

Ma...

Che figuraccia per Michael Moore. E per colpa di suoi due amici, poi: Fidel Castro, il dittatore davanti al quale il regista usa prosternarsi con reciproca soddisfazione, e Julian Assange, per la cui libertà Moore sta firmando, ironia della sorte, appelli e petizioni. Che figuraccia, perché da uno dei cablo intercettati e resi pubblici da WikiLeaks, si apprende che il regime castrista aveva vietato negli anni scorsi nei cinema dell' Avana la proiezione di Sicko, il film con cui Michael Moore voleva dimostrare che la sanità socialista cubana era di gran lunga migliore di quella capitalistica «amerikana». La solita denuncia delle malefatte dell' imperialismo yankee e la solita glorificazione della tirannia castrista, descritta come un paradiso sanitario in lotta perenne contro il mostro di Washington. Ma come, se era un panegirico perché allora i burocrati cubani ne hanno vietato la diffusione? Se era una mediocre operazione di servilismo filo-castrista, molto frequente nel cinema americano (da Oliver Stone a Sean Penn), perché mai i censori comunisti dell' Avana si sono premurati di proibirlo? La spiegazione, messa in evidenza dai dispacci resi pubblici da Assange, ha del paradossale. Ma è vera. Si è appreso infatti che Moore, a dimostrazione dell' eccellenza della sanità cubana, ha girato il suo filmetto nelle cliniche esclusivamente riservate ai papaveri del Partito, alla cricca al potere che nei Paesi del socialismo reale viene comunemente definita nomenclatura. I grandi ospedali descritti da Moore erano i luoghi del privilegio da cui erano esclusi tutti gli altri poveri cubani. Ecco la ragione del divieto: la popolazione cubana, vedendo le scene riprese da Moore per fare un favore al regime, si sarebbe molto inalberata nel constatare le condizioni dorate della nomenclatura. Meglio proibire. Meglio censurare. Per Moore una figuraccia. Tutta una vita a mostrarsi coraggioso e indipendente, ed è bastato un cablo a dimostrare di che pasta è veramente fatto il vendicatore dei torti americani e il cantore delle dittature: all' Avana sì, ma solo con i dollari. E le bugie.

http://archiviostorico.corriere.it/2010/dicembre/21/Servilismo_diventa_Trappola_Michael_Moore_co_9_101221049.shtml

Peccato che questi "ma" arrivano solo dopo anni, quando ormai il "dibattito" è morto e sepolto e il nostro eroe si è già lanciato verso nuove imprese demistificatorie.

Con certa gente i "ma" arrivano tardi... "ma" sempre.

mercoledì 22 dicembre 2010

Puo' la vita morale sopravvivere alla democrazia?

A volte mi lamento di quanto i commentatori della politica italiana indulgano al moralismo. Altre volte sento però l' inanità di questa recriminazione: ormai la politica ha invaso il fortino della morale irrompendo attraverso la breccia del welfare state; viviamo in uno Stato Etico a tutti gli effetti, con che coraggio posso rimproverare a chi parla di politica di sconfinare nell' etica?

"... la mia preoccupazione per le democrazie contemporane è forte... comincio con l' osservare che mentre un governo democratico dovrebbe consentire ai governati di tenere sotto controllo i governanti, in realtà oggi accade per lo più l' inverso, sono i governanti che riversano sui governati la loro occhiuta sorveglianza... la maggior parte dei governi occidentali è scontenta se fumo o se mangio cibi grassi o se bevo superalcolici e non manca di farmi sentire la sua disapprovazione attraverso chiassose campagne pubbliche... A quanto pare prendiamo in prestito troppo denaro e molti di noi sono cattivi genitori, il governo ce lo fa presente di continuo... Qualche Ministro tra poco ci consiglierà amabilmente di leggere una fiaba al nostro bimbo che si addormenta... Ancora, a quanto pare molti di noi non familiarizzano abbastanza con le altre etnie e questo dispiace ai governi i quali pensano che dovremmo farlo essendo la diversità un valore... Insomma, il politico dovrebbe rappresentarmi e invece sembra che si sia trasformato in un genitore che, avendo grandi progetti per il figlio, lo spinge incessantemente al "miglioramento" personale... Giocare d' azzardo e avere scarsa cura dei figli sono senz' altro condotte riprovevoli, ma andrebbe ricordato che sono "vizi". Il vizioso pagherà per le sue debolezze e si migliorerà: la vita è una maestra migliore dei politici... Nazionalizzare la vita morale di una persona è un passo rischioso, a volte verso il totalitarismo... Inoltre, saremmo più indulgenti se nelle vesti di "grillo parlante" ci fosse un Gigante della Morale; al contrario, la stima che il governato riserva al politico è decisamente in declino... Più il governato disprezza il politico, più gli chiede di decidere per lui, come risolvereil rompicapo? Per risolvere l' acrostico introdurrò il concetto di "mente servile"... Socrate pensava che l' elemento formativo della vita umana fosse la riflessione su cio' che si deve e cio' che non si deve fare... Il problema più evidente della democrazia contemporanea è che lo Stato previene sistematicament questa riflessione "spiazzandola", come direbbe un economista... Può la vita morale sopravvivere alla democrazia? E' la domanda che mi pongo in questo libro... Anche la felicità, se uno ci fa caso, è messa a rischio dallo Stato Etico: nel deliberare e nell' eseguire cio' che abbiamo deciso scopriamo a noi e al mondo chi siamo. Nella misura in cui veniamo espropriati di questa funzione c' è il rischio che appassisca in noi quell' elemento umano che ci rende individui dinamici e speranzosi, c' è il rischio che la nostra mente diventi sempre più una "mente servile"... Il vaccino al servilismo è, come la tradizione occidentale sa bene, l' individualismo, che non significa egoismo o narcisismo ma "mettere al centro la responsabilità individuale"... La condizione strutturale che crea "menti servili" deriva soprattutto da cio' che è noto come "welfare-dependency", ma anche da quella ragnatela di regolamentazioni fatta per proteggere l' auto-stima della parte "debole", una precettistica contorta che sortisce come effetto principale quello di "educare ad essere vittime" e che fa dilagare quella che è stata icasticamente definita "cultura del piagnisteo"... Ulteriore elemento di corruzione morale è il fatto che se A offende B, il responsabile spesso è C! (sintomatico il caso delle offese tra lavoratori fatte scontare al datore di lavoro che non ha creato un "ambiente armonioso")... Per svolgere questo ruolo di supplente e di guida etica, lo Stato drena una gran quantità di risorse ai cittadini, lasciando loro liberi di affrontare solo le decisioni più triviali... Ma l' abitudine a vivere sotto tutela a lungo andare erode anche la scorza morale più coriacea..."

Kenneth Minogue - The Servile Mind - 2010 (la maldestra traduzione è mia)

Mi appresto a leggere le 350 pagine in cui il luminare sciorina con cura i "danni etici" prodotti dalla democrazia moderna e dai governi sempre più ipertrofici che sforna.

Mi interessa anche lo studio delle dinamiche attraverso cui una società ricca possa alla lunga produrre "disperazione" attraverso l' esproprio di funzioni ritenute importanti per la formazione di un carattere. Chi non coglie un nesso con le recenti esagitate proteste studentesche? Sono manifestazioni di una "disperazione" a lungo pronosticata che piano piano comincia finalmente ad emergere.

martedì 21 dicembre 2010

L' affare della destra

Quando discuto con i miei di simpatie destrorsa sul diritto di cittadinanza da concedere eventualmente agli immigrati, tutti si ritraggono inorriditi: vuoi formare un esercito di pezzenti capaci solo di accumulare voti a sinistra?

Macchè voti a sinistra! Questo è solo un pregiudizio duro a morire.

Asiatici ed europei pendono stabilmente a destra; solo nord-africani e sudamericani guardano in prevalenza a sinistra.

E si puo' andare anche oltre se si analizza il motivo, del resto intuibile, di questo flirt tra destra ed immigrati:

... se i partiti conservatori propongono una gestione dell' immigrazione realistica, umanitaria e ragionevole, diventano rapidamente attraenti per un gran numero di immigrati. Perché molti dei valori tradizionali della destra sono gli stessi che hanno spinto gli immigrati a lasciare il loro Paese, come la forza della famiglia, o il mito dell' uomo che "si è fatto da solo"...


http://archiviostorico.corriere.it/2010/dicembre/06/Extracomunitari_solo_Sinistra_non_Affatto_co_9_101206017.shtml

Cos' è il sesso?

Ci sono varie concezioni in merito, per capire da che parte state potrebbe essere utile sottoporsi ad un esperimento mentale.

Considerate una donna che "faccia l' amore" (o "faccia sesso") con un uomo che si finge suo marito - mentre magari è... suo padre. Domanda: possiamo considerarla vittima di uno stupro?

Se il sesso fosse, come diceva Freud, "qualcosa" che riguarda i genitali, è difficile giungere ad una conclusione affermativa. Al limite si tratta di un semplice inganno.

Limitando l' analisi alle "sensazioni", la donna ha accettato quel che provava, magari lo ha fatto anche in modo entusiastico. D' altronde, possiamo benissimo supporre che l' uomo fosse disposto a fermarsi di fronte alla minima resistenza.

Se invece siete orientati a considerare tutto cio' alla stregua di uno stupro, allora per voi contano molto le "intenzioni", ovvero l' elemento immateriale del sesso. Vogliamo chiamarlo " elemento spirituale" o l' espressione suona troppo desueta?

Oggi (in reltà dai tempi di Freud) siamo tutti allegramente imbarcati sulla nave "materialista", ma forse non ci rendiamo bene conto fino in fondo di cosa cio' implichi.

Una cosa è certa, se siete per l' ipotesi-stupro, cercate perlomeno di limitare l' uso della locuzione "fare sesso".

lunedì 20 dicembre 2010

L' economia non è difficile...

... specie se ti piacciono le sit-com.

Landsburg e Pratesi

Ricordate l' uscita di Fulco Pratesi?: sono ecologista e quindi mi lavo una volta ogni sette giorni.

Nel ragionamento "verde" c' è qualcosa che non va; il miglior modo di farlo capire senza dirlo esplicitamente l' ha escogitato il solito Landsbourg (cito da "fair play")

"My daughter Cayley's teachers have pronounced from on high that because water is valuable to others, we should be exceptionally frugal with it… Yet teachers rarely argue that “because building supplies are valuable to others, we ought to build fewer schools”; even more rarely do they argue that “because skilled workers are valuable in industry, we ought to have fewer teachers.”

Svezia: non prendiamoci il peggio!

All' inizio degli anni novanta la Svezia era un paese sull' orlo del baratro, oggi la situazione è cambiata decisamente in meglio, che lezione possiamo trarne?

La ricetta della resurrezione svedese non andrebbe dispersa: basse tasse alle imprese, privatizzazioni (a cominciare dalle scuole) e deregolamentazione dei mercati.

Eppure, chissà perchè, quando si addita la Svezia a modello molti finiscono per ammirare la pesante zavorra che stava affondando il paese.

Per i dettagli cedo la parola ad Andreas Bergh: http://reason.tv/video/show/andreas-bergh-inteview.



Interessanti sono anche le considerazioni sull' origine della ricchezza svedese:

"The Nordic nation became rich between 1870 and 1970 when government was very small, but then began to stagnate as welfare state policies were implemented in the 1970s and 1980s"



Una cosa mi ha stupito:

Swedish women in the workplace who become pregnant must under Swedish law be given all sorts of benefits that few private businesses can afford -- so 75% of Swedish women work for the government. Nobody else wants them... (http://dissectleft.blogspot.com/2005_09_04_dissectleft_archive.html#112601329474472881).

Un dato che sembra collimare con il concetto di "bureaugamia" introdotto da Christina Hoff Sommers: le donne che si consideravano "matenute" dal marito ora sono "mantenute" dallo Stato: dalla padella alla brace.

venerdì 17 dicembre 2010

Umorismo provinciale

Tradurre, come ricordavano insuperabilmente Pontiggia e Kundera, ha la stessa radice semantica di tradire.

Mi è giunta tra le mani una pubblicazione della Provincia di Milano, Milanomese top events. Vi sono presentati più o meno tutti gli spettacoli sui palcoscenici di Milano e provincia nel mese di dicembre.

Brevi didascalie descrivono gli eventi, e di molte è presente la traduzione inglese. Credo che bisognerebbe dare un encomio all’ilare traduttore.

Le perle dell’inglisc all’italiana sono innumerevoli.

Basti citare lo spettacolo Brat, con attori che si chiamano Lazic, Miladinovic, Redzepi e simili, dove “Cantieri per un’opera rom” è stato tradotto con “Theatre worksites for a Roma production”.

Mi sa tanto che spesso il traduttore automatico di Google ci ha messo lo zampino. Ma almeno avessero usato sempre il Google translator! Ci avrebbero risparmiato trovate quali “Una delle artiste più eccitanti ed innovative degli ultimi anni” (parliamo di Lady Gaga…) tradotto con “One of the most exiting and innovate artists seen in recent years”. Il Google translator avrebbe fatto decisamente meglio, traducendo “One of the most exciting and innovative artists of the last year” (chissà perché conclude al singolare, mah!).

“Sviste” a parte, in generale i costrutti sintattici sono così improbabili da far sganasciare. Mi auguro che in terza media i ragazzini siano in grado di fare meglio, altrimenti l’immagine dell’italiano nel mondo ne uscirà decisamente compromessa.

Si potrebbe sintetizzare il fascicoletto con “A comedy with a clockwork mechanism whose ending is never that which could be expected”, come hanno brillantemente tradotto per la Cena a sorpresa.

Good day a tutti!

Arte invisibile





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Meditazione libertaria sul Vangelo del 19 dicembre

Vangelo secondo Luca 1, 26-38a

In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

A Maria viene annunciata la futura miracolosa maternità.

Gran parte di questa esperienza si ripete in tutte le donne poichè tutte le maternità hanno in sè qualcosa di miracoloso: nel ventre prende forma un corpo ma si cala anche un' anima dalla provenienza misteriosa. Spiegare l' incarnazione di una libertà è impresa vana, su questo fronte la resa cognitiva e l' accettazione del miracolo non ha nulla di disonorevole.

Tuttavia, oggigiorno vegliare attivi su questo miracolo, un onere e un privilegio concesso dalla natura in primis alla donna, è considerato invece fonte di umiliazione e di assoggettamento tarpante.

La maternità incatena mentre "il lavoro nobilità", non sono in pochi coloro che, vittimizzandosi, gridano questo slogan dalla sinistra reminiscenza.

Madre e Lavoratrice, Maria ha svolto entrambi i compiti nobilitandoli anche quando erano umili. Sarebbe da stupidi sacrificare un ruolo sull' altare dell' altro.

giovedì 16 dicembre 2010

Eureka!

Cosa determina il successo di una persona nel mondo moderno?

Sono tre i fattori che di solito si tirano in ballo.

1. Merito.

2. Fortuna.

3. Egotismo.

Senz' altro queste tre componenti agiscono mescolate tra loro, ma io mi concentrerei sulla terza che forse è prevalente.

L' uomo di successo possiede indubbi meriti ma è anche animato da un certo senso di rivalsa, vuole "dimostrare" al mondo, ma anche a se stesso, chi è e cosa sa fare, non di rado ha delle piccole e salutari frustrazione da compensare.

Senza questa molla è problematico affrontare situazioni rischiose. Suvvia, certe dedizioni che sacrificano vita familiare e affetti non possono essere spiegate pensando solo al potere attrattivo della ricchezza.

"The price of everything", la novella di Russell Roberts, trasfonde queste conclusioni in una realtà vivida e credibile.

Quando nel capannone tirato su dopo un' estenuante lotta contro tutto e tutti - burocrazia in primis -, Alan Korner vede spuntare dal macchinario preposto il primo anonimo "widget" della componentistica hardware da lui ideata, capisce che ce l' ha fatta. Lì, in piedi e imbambolato, il suo primo pensiero non è per la nuova casa che potrà finalmente permettersi, o per le prossime vacanze che segneranno uno salto di qualità, o per gl' investimenti incrementali da fare, o per i nuovi soci da tirar dentro... pensa invece al vecchio padre; un tipo che, a dirla tutta, nemmeno gli era mai andato veramente a genio.

Quel pensiero non è contorno ma pietanza, lo capirebbe anche un lettore bambino.

Volendo rinforzare la tesi, sul punto mi paiono dirimenti le ficcanti parole usate da Mandrake nella mitica arringa in cui illustrava a suo discarico la natura instabile del "giocatore":



Insomma, colui che si gongola nel proprio equilibrio interiore difficilmente abbandonerà l' aurea mediocrità in cui si è accomodato, e questo a prescindere dal prezioso talento che cova; continuerà probabilmente a coverlo con parsimonia senza mai arrovellarsi per metterlo a frutto ad ogni costo.

Accettato tutto cio', passiamo a valutare le conseguenze.

La prima è sorprendente e per molti spiacevole: se la vita sociale è retta da istituzioni efficienti, il successo del singolo si riverbera sull' intera società arricchendola. Ovvero, le lacune psichiche del primo fecondano la seconda.

E allora, mi fa male dirlo, ma si pone il problema di come incentivare la formazione di simili lacune.

Ho l' impressione che si debba agire sull' individuo in tenera età per aiutare la formazione di "squilibri virtuosi". Ci vorrebbe un piano concreto per produrre frustrazioni senza eccedere nè lesinare?

- fine prima parte -

mercoledì 15 dicembre 2010

Il potere e la gloria

Si puo' essere Santi e Peccatori al contempo?

La nostra mente non è abbastanza multitasking per concepire qualcosa del genere. Se il peccato è pensato a dovere, non riusciamo più a perdonare il colpevole, figuriamoci a "santificarlo"!

Di sicuro comunque si tratta di una miscela esplosiva che detona nei romanzi di molti scrittori cattolici dove di continuo si mette in scena il suddetto ircovervo.

Il Santo sul bilico della superbia occupa con teatralità un posto d' onore nei libri di Mauriac, di Bernanos, di Julien Green, di Eliot.

Ora, il Tipo l' ho incontrato di nuovo nelle pagine di Graham Greene.

"... Un piccolo grande uomo, un piccolo grande prete, si sente incomprensibilmente condannato a sopravvivere come l’ultimo indegno ministro di Dio nel Messico insanguinato dalla rivoluzione..."

Nella vita quotidiana Padre X, oltre che vigliacco, è un gran pettegolo.

Quando poi nella storia fiorisce la regolare cristianofobia con allegata caccia al prete - in questo caso ambientata nel corso della Rivoluzione Messicana - per negligenza è tra gli ultimi a telare. Prima di svignarsela si rende conto però che non è semplicemente "tra gli ultimi" ma è proprio l' ultimo. Cavolo!

Tutto cio' lo inorgoglisce e, tentato dalla superbia, decide eroicamente di restare per confessare e comunicare il popolo che lo chiede sottovoce ma in massa; il prete indegno si rende così complice di questa strisciante resistenza alla solita "creazione dell' uomo nuovo".

Fuggendo di villaggio in villaggio inseguito da un incorruttibile tenente e invocato ovunque da pezzenti desiderosi del santissimo sacramento, avrebbe molte occasioni per mettersi in salvo, ma alla salvezza rinuncia: il destino lo chiama e lui, nemmeno in assenza di testimoni, puo' fingere di non sentire. L' ultimo cristiano che dovrà confessare sarà se stesso.

I "romanzi cattolici" sono infestati da vite interiori esorbitanti, c' è sempre un gran meditare sulle sorti proprie e dell' umanità, il che fa diventare laboriosa la digestione dell' opera. Solo l' investigatore dei noir si strugge nella sua consapevolezza tanto quanto il peccatore dei romanzi cattolici. Entrambi appesantiscono e fanno stagnare i libri che li ospitano.

[E' anche il motivo per cui mi piace tanto Flannery O' Connor: nelle sue storie la croce è innalzata da figuri scarsamente inclini a fare il punto della situazione o l' esame di coscienza, una forza li coglie sbatacchiando loro e i loro possibili pensieri che non vogliamo conoscere; pochi "mumble mumble" e molta trance]

Però, se lo scrittore è di vaglia, e i citati lo sono, con un po' d' impegno qualche insegnamento lo cavi.

In questo caso ben due.

1. La grandezza della Chiesa Cattolica sta nell' aver costruito un carro che procede anche quando alla guida ci sono persone indegne. [Per la Rivoluzione, tanto per dire, è diverso: non appena cessano gli "incorruttibili" il carro capotta].

2. Il concetto di "destino" non si contrappone a quello di "libertà", bensì a quello di "caso".

Sei idee di giustizia

Sono quelle in campo oggi. Innanzitutto un elenchino il più scheletrico possibile.

1. Soggettivismo.

Proprietà e contratti distribuiscono in modo equo le risorse.

Pro: chiarezza.

Contro: compatibilità con forti disuguaglianze sociali.

2. Just Desert.

Aggiungere a quanto sopra una quota di tassazione per compensare esternalità e la realizzazione dei beni pubblici.

Pro: realismo.

Contro: oltre alle diseguaglianze, resta pur sempre l' arbitrarietà nel giudicare cosa sia "bene pubblico".

3. Utilitarismo.

Massimizzare l' utilità sociale.

Pro: neutralismo ideologico.

Contro: arbitrarietà su tutti i fronti.

4. Pari opportunità.

Eliminare l' elemento "fortuna" nel redistribuire le risorse.

Pro: meritocrazia.

Contro: autocontradditorietà.

5. Minmax.

Parliamo qui della la società teorica prescelta da coloro che esercitano la propria opzione dietro un velo d' ignoranza (ovvero senza sapere in quale cittadino s' incarneranno all' atto pratico). Si presume infatti che verrà scelta la Società che tutela al meglio il cittadino nelle condizioni peggiori.

Pro: s' inserisce nel glorioso solco dell' contrattualismo.

Contro: è astratta e presuppone criteri di scelta inverosimili.

6. Egalitarismo.

Puntare sull' eguaglianza tra i cittadini.

Pro: espelle il risentimento sociale.

Contro: diffonde inefficienza.

***

Uno
e Due sono teorie che potremmo chiamare di Destra; Quattro, Cinque e Sei sono teorie più o meno di Sinistra.

Tre è una teoria ideologicamente neutrale ma questo non è un pregio bensì un difetto: essendo arbitraria ognuno puo tirarla per la giacchetta trascinandola nel suo campo ideologico.

***

Poichè non cado dal cielo ma professo una mia ideologia di destra, mi sento autorizzato ad una microdifesa della mia parte, nonchè ad una micro-critica di quella avversa. Mi sia allora consentito.

1.

Si dirà: e la vita comunitaria con tutti i beni che necessita?

Risposta possibile: proprio perchè una vita comunitaria è essenziale diverrà essenziale coltivare una propria moralità.

Ci sarà un incentivo concreto ad essere generosi e solo le società composte da individui moralmente temprati avranno chances di sopravvivere.

Delegare i nostri compiti ad uno Stato Etico è invece la premessa per la desertificazione del cuore.

2.

Se Tizio inquina è giusto che paghi una tassa per compensare l' inquinato. E meglio se di mezzo non ci siano Intermediari avidi: tassazione e crediti d' imposta automatici faranno il grosso del lavoro.

Se c' è da costruire una strada sarebbe meglio che qualcuno coordinasse i lavori, ok: il che non significa finanziarla, a quello pensano i pedaggi. Il che non significa costruirla, a quello pensano le imprese di costruzione. Il che non significa gestirla, a quello pensano le imprese di gestione.

3.

Innanzitutto richiede un confronto interpersonale tra "felicità", il che è sempre arbitrario, nonchè odioso.

Pensate solo agli esiti paradossali: un povero prodigo dovrebbe trasferire le sue scarse ricchezze verso un ricco avaro. E' il secondo infatti a desiderae di più la ricchezza materiale.

Poi è una teoria lontana dalla senso etico comune, e non c' è bisogno di introdurre l' esperimento mentale del Trolley per capirlo. Basterebbe evocare l' avversione generale contro una tassa sull' "altezza" dei contribuenti, ovvero una tassa elaborata sulla base dei principi utilitaristici.

Recentemente, in una replica di Uomini e Profeti su Radio Tre, ho ascoltato Sergio Quinzio il quale sosteneva che i peccati più gravi sono quelli omissivi. Motivo? Poichè sono i meno sentiti sono anche quelli da punire più duramente. Assurdo! - diciamo noi tutti in un coro spontaneo -, eppure in questo caso il mistico Quinzio applica a sorpresa (e senza volerlo) una logica utilitaristica.

4.

Si puo' liquidare questa posizione con un esperimento mentale: cerchiamo di concepire una società giusta, una società in cui tutti partano alla pari.

Nel corso della vita sociale ciascuno dei partecipanti sarà compensato secondo il proprio merito (outcomes).

Si puo' facilmente prevedere che gran parte di questo compenso verrà investito per facilitare la vita ai figli fornendo loro un piedistallo di partenza privilegiato, è questo che spesso un uomo deidera sopra ogni cosa. D' altronde, cosa esiste di più prezioso che un figlio?

Ma chi sostiene 4 non puo' sopportare un simile uso delle risorse, d' altro canto non puo' nemmeno impedirlo se vuole essere rispettoso del "merito".

Morale: non essendoci soluzione a questa impasse, dobbiamo concludere necessariamente che 4 è una teoria contraddittoria.

5.

Nessuno di noi sceglie sulla base del criterio "Minmax", perchè dovremmo dunque affidarci a lui per la scelta più importante?

Questa inverosimiglianza fa passare in secondo piano l' astrattezza irriducibile della teoria proposta da John Rawls.

6.

Mi sembra inutile spendere parole in merito. Ha già parlato la storia.

***

Conclusione: la Destra - se proprio vogliamo utilizzare un vecchio gergo - in questa fase storica mi sembra intellettualmente dominante. La Sinistra, per contro, offrendo soluzioni più astratte ed arbitrarie, è più attrezzata ad attrarre l' interesse dell' intellettuale accademico, costui si muove al meglio in questo elemento potendo liberare il proprio ingegno senza troppi vincoli.

martedì 14 dicembre 2010

Ti piace la verdura?

Se non piace al palato forse piacerà all' orecchio.

A loro modo sono dei puristi, qui non si bara mica.



Un solo rammarico: le stravaganti premesse rischiano di far passare in secondo piano un brodo che invece è davvero di sostanza.



The Vegetables Orchestra - Onionoise - Transacoustic

http://www.youtube.com/watch?v=4LIMz2mL26M

Strenna per Di Pietro

Molti regimi non consentono il voto, altri - quelli democratici - non lo pesano. Il danno arrecato da simili lacune non è riparabile facilmente.

Ma un rimedio a questo fastidioso impiccio c' è: la corruzione.

Tralasciamo la teoria e veniamo agli esempi.

E' assurdo che sulla "proibizione del fumo" il voto di un "disinteressato" che passa per strada valga quanto quello di chi considera un affare del genere questione di "vita o di morte".

E continuiamo pure con questo esempio. Se una maggioranza di votanti svogliati proibiscono il fumo ma una ristretta e motivata minoranza di fumatori non vuole rinunciare, non si preoccupino, una via per raddrizzare l' ingiusto esito democratico esiste: si corromperanno, attraverso lo spacciatore, i funzionari addetti a reprimere i traffici illegali. Visto infatti l' interesse per la faccenda, i fondi non mancheranno. Mancheranno invece i fondi per far rispettare una legge che non interessa più di tanto a chi l' ha votata. Morale: con la corruzione, tutti vivranno più felici e contenti.

La corruzione, per questa sua virtù "correttiva", è diffusa ovunque nella storia e i più onusti personaggi che la dominano non ne andarono esenti. Si pensi solo a Pericle, Cesare, Napoleone... Altri la tollerarono, anche perchè consapevoli dei vantaggi sociali che arrecava. Corruzione, spesso, era sinonimo di prosperità.

Bacchettoni e affaristi raggiungevano il loro scopo; una corruzione discreta consentiva ad apparenza e sostanza di convivere senza combattersi in modo dispendioso.

Si pensi solo al fatto che quella che oggi chiamiamo "libertà civile" vide la luce nella Storia grazie alla compravendita di un privilegio.

La logica dunque fila, si tratta nient' altro che di un' applicazione del teorema di Coase. Ma in questa sede ad interessarmi è l' infinita sequela di avvenimenti storici in grado di rimpolparla. A metterli in fila c' ha pensato Gaspard Koenig in un libro provvidenzialmente tradotto.

Solo la morale cristiana pose in seguito un freno parziale al fenomeno.

Una coppia di personaggi storici illustra bene la logica nascosta di quel che spesso succede in termini meno macroscopici: Kurt Becher, individuo amorale, per avidità e scarso senso della legge salvò migliaia di ebrei dall' olocausto. Eichmann, funzionario dotato di moralità sinceramente sentita e grande senso del dovere, ne infornò una quantità industriale.

Il libro: Le virtù discrete della corruzione.

lunedì 13 dicembre 2010

Una sola moltitudine

Nel mondo della musica girano sempre facce scontente: in molti avrebbero voluto nascere in epoche diverse. Il periodo dell' oro è per definizione altrove.

Forse l' attualità è davvero pessima, ma perlomeno offre una scappatoia: in caso di necessità si possono lenire i propri travagli estetici barricandosi in cameretta per riassemblare la storia della musica a proprio uso e consumo. La strumentazione necessaria è davvero a basso costo.

MH ricorre spesso a questo rimedio estremo. Il suoi isolamenti "mumble mumble" finiscono sempre per essere molto "affollati".

In passato si è dedicato con acribia al cadavere di Mahler smembrandolo e ricucendolo poi insime alla bell' e meglio; nel corso del sabotaggio anche Sinopoli riceveva strattoni poco cortesi. Ma a protezione del discolo calava la sua egida nientemeno che la Deutsche Grammophone.

Qui invece la macchina del tempo fa tappa su altre lande: ci è dato di transitare attraverso un' allucinata "Big Band era" americana, con tutto il corredo di squilli e sincopi che ne segue.

Con la fiction sonora ci si diverte in vari modi, per esempio mischiando la propria biografia emotiva alla musica d' epoca.

Esempi? In Knowing viene concesso l' ingresso ad una cinquantina di solisti ( cantano una parola ciascuno), sono gli ex compagni di scuola; in One Life il pezzo gira intorno all' allarme della care-unit che ospitava in quel periodo il bimbo prematuro di Matthew... mi fermo per non andare sul pesante.

La dinamica dei suoni ondeggia appesa ad una coulisse vorticosa; impallidirebbe anche la sezione di tromboni più indiavolata... quella chiamata ad "ondeggiare come un palmizio".



Matthew Herbert - The Matthew Herbert Big Band - Accidental rec.

Shrek

Ho rivisto due volte l' inizio ma ancora mi sfugge l' essenziale.

In un certo senso il film della Dreamworks ha un' animazione prodigiosa, eppure si presenta con una zoppia che ne inficia il portamento.

La domanda cruciale mi sembra chiara: perchè mai Lord Farquaad odia le fiabe e vuole mettere al confino i protagonisti che le animano?

Rispondere sembra decisivo, eppure non c' è risposta che soddisfa.

Si puo' al limite farsi una ragione di questa difficoltà.

Innanzitutto bisogna dire che un' ostilità generalizzata per il mondo delle fiabe è nell' aria, lo si satireggia di continuo mettendolo alla berlina con una brillante produzione in serie di anti-climax. Geppetto, per esempio, tradisce Pinocchio vendendoselo al mercato.

La posizione decostruzionista ci viene suggerita in modo più o meno subliminale: è da ingenui credere che le cose stiano esattamente come ce le raccontano le fiabe, divertiamoci piuttosto a montarle e rimontarle a piacimento, in fondo servono solo a quello.

Ma soprattutto, per i più sentimentali, c' è Shrek...

Shrek, il protagonista, è infastidito dalle fiabe e vuole stare alla larga da quel mondo perchè in quel mondo è considerato un mostro repellente, cosicchè non trova nulla di meglio che isolarsi nella sua palude.

Noi siamo chiamati ad empatizzare con lui, conosciamo il suo animo sensibile e patiamo la sottile ingiustizia a cui è sottoposto.

Tutto sembra chiarito e siamo pronti per la crociata. Ma, un attimo, c' è anche Lord Faquaad!

Anche lui vede le fiabe come invadenti ("rovinano il mio regno") e se tentiamo di spiegarcene la ragione non resta che puntare sui medesimi motivi invocati per Shrek: nelle fiabe lui è il "Re malvagio" destinato ad una brutta fine, come potrebbe amarle?

Ma una motivazione del genere butta all' aria la logica del film: come potrebbero i due antagonisti principali essere animati da una causa comune?

Qui i "buoni" osteggiano il mondo semplificatorio delle fiabe, come potrebbe unirsi al gruppo colui che anche nel film è chiamato a fare le veci del "cattivo"?

Lord Farquaad nelle fiabe è un emarginato, ma lo è anche nel film!

Sarà anche un' ingenuità semplificatoria ma se si vuole raccontare una storia ai bambini un "cattivo" serve e questa esigenza insopprimibile fa in modo che un film smitizzante come questo resti pencolante senza rimedio.

domenica 12 dicembre 2010

Un'altra musica: El sistema


L'Orchestra Sinfonica Giovanile del Venezuela suona Mambo di Leonard Bernstein, da "West Side Story". Dirige Gustavo Dudamel.
Lo stesso pezzo, suonato solo dalla sezione degli ottoni dell'Orchestra, al Konzerthaus di Berlino. Dirige Thomas Clamor - qui

Ieri sera su Rai3, Allegro crescendo - The Slum Symphony
un documentario di Cristiano Barbarossa
IL TRAILER: qui
CORO 'MANOS BLANCAS' - La musica nel linguaggio dei segni:  qui

El Sistema, fondato e diretto da José Antonio Abreu

sabato 11 dicembre 2010

La coerenza dei cattolici in politica

Nelle mailnglist dei ciellini gira commentato con entusiasmo lo scambio tra Maurizio Lupi ed Eugenio Scalfari intorno alla figura del cattolico berlusconiano.

Voi con chi state? Con il pragmatista (Lupi) o con il moralista (Scalfari)?

Io, vista la mia avversione al bigottismo in politica, non ho dubbi*. Ma quando c' è di mezzo barbapapà quasi mai ho dubbi.

Voi potete decidere leggendo questo scambio.

Altro dilemma è darsi ragione di parti che sembrano rovesciate. Perchè il bigottismo alligna prepotente tra i laicisti?

Solo strumentalizzazione politica? Non credo.

Noi non abbiamo certo bisogno del fulgido esempio di Scalfari visto che il nostro Osservatorio ha nel mirino un prototipo esemplare del "Giornalista Unico"**, parlo di "Fahre", e possiamo quindi constatare tutti i giorni questo singolare modo di trasudare omelie a sprone della crociata più di moda.

A ritmo alternato si filosofeggia un giorno a favore del pragmatismo, per passare all' azione il giorno dopo con la lancia del moralismo in resta.

Cosa c' è che non va?

Ancora conflitti irrisolti dopo la caduta di quel beneamato muro dove queste "novelle beghine" si erano a lungo cementificate godendo di una mai abbastanza rimpianta sicurezza uterina?

***

* [... Il cattolico si prefigge un obbiettivo ed è autorizzato a cercare la via migliore per perseguirla. Una sana considerazione che ha spazzato via la perniciosa idea dell' unità politica dei cattolici...]

** Ferrara bollava così il giornalista/opinionista rigoroso osservante di comandamenti scolpiti in tavolette discese da monti a quanto pare molto più alti del Sinai. Serve sottoscriverli per essere ammessi nella "Grande Parrocchia".

Meditazioni libertarie sul Vangelo dell' 11.12.2010

Lettura del Vangelo secondo Giovanni 1, 6-8. 15-18

In quel tempo. Venne un uomo mandato da Dio: / il suo nome era Giovanni. / Egli venne come testimone / per dare testimonianza alla luce, / perché tutti credessero per mezzo di lui. / Non era lui la luce, / ma doveva dare testimonianza alla luce. / Giovanni proclama: / «Era di lui che io dissi: / Colui che viene dopo di me / è avanti a me, / perché era prima di me». Dalla sua pienezza / noi tutti abbiamo ricevuto: / grazia su grazia. / Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, / la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. / Dio, nessuno lo ha mai visto: / il Figlio unigenito, che è Dio / ed è nel seno del Padre, / è lui che lo ha rivelato.

Il filosofo Wittgenstein ci ha insegnato che non possiamo conoscere il Tutto se ne facciamo parte.

A quanto pare la cosa era già nota a Giovanni Evangelista che salta elegantemente l' ostacolo avvalendosi della Santissima Trinità: una voce fuori dal Tutto giunge a noi per raccontarcelo. La voce parla un linguaggio umano, chi la genera è il Dio creatore del Tutto.

E' una conoscenza per la quale non possiamo rivendicare meriti, ci giunge per grazia.

Il libertario la chiamerebbe "naturale"; ci racconta tante cose che governano il Tutto, a cominciare dagli imperativi morali a cui siamo soggetti.

venerdì 10 dicembre 2010

Spiata dall' orco






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Capire la mente cattolica V

Nel capitolo 7 Vallauri affronta il problema del male e si scatena. La sua accusa non lascia spiragli:

Se a Dio chiedo il bene, è perchè penso che possa compierlo; ma se lo ritengo capace di una cosa del genere e lo benedico quando la realizza, allora, per coerenza, dovrei maledirlo quando fa il male.

Il peccato originale ha precipitato l' uomo in un mondo dove tutto ha un prezzo. Solo in Paradiso regnerà l' amore universale e i prezzi saranno banditi.

Poco fa sono stato in Stazione a comprare un biglietto del treno. Ho forse maledetto il bigliettaio perchè mi ha chiesto 4 euro? No.

Certo, se mi accorgessi che il prezzo corretto fosse stato di 3 euro, tornerei indietro a contestare e magari mi scapperebbe pure qualche impropero.

Se il prezzo è giusto, allora noi viviamo nel migliore dei mondi possibili dato il voncolo della scarsità, ovvero dato il peccato originale.

Non ha senso dunque "maledire".

D' altronde, se non avessi soldi per tornare a casa implorerei il bigliettaio o un passante di regalarmi un biglietto. Magari il mio piano andrebbe in porto, in quel caso benedirei chi ha avuto pietà di me.

"Chiedere" non è dunque insensato.

La conclusione confuta quindi l' accusa: nel mondo migliore possibile, quello in cui ci ha precipitato il peccato originale, ovvero in un mondo dove non esistono "pasti gratis" e tutto ha un prezzo, non ha senso "maledire" se il prezzo è giusto e, contemporaneamente, puo' aver senso "chiedere" e "benedire".

Capire la mente cattolica IV

Quando ELV giunge a discutere dell' "infallibilità papale" sembra davvero avere tutta la sensibilità contemporanea dalla sua parte. L' accusa rivolta alla Chiesa cattolica non fa sconti:

Nessuno non sbaglia mai, e infatti il papa vuol farci credere di non sbagliare solo quando si pronuncia "ex cathedra", ma poi definisce in modo vago questa condizione. Ad ogni modo, se l' infallibilità riguarda verità verificabili, allora è inutile, se riguarda verità inverificabili, allora anch' io potrei ritenermi "infallibile".

[...e infatti puoi farlo. Devi solo chiederti perchè in questo caso nessuno si prende la briga di contestare una simile attribuzione...]

Dopo di che ELV passa in rassegna alcuni "errori" storici della Chiesa. Si parla dell' appoggio al fenomeno della schiavitù, della discriminazione prodotta tra i sessi, dell' attacco alla scienza con il processo a Galileo...

Una lista insoddisfacente, per usare un eufemismo. E per sfiorare il merito a proposito dei destini della Chiesa Cattolica... mi si dica solo quale istituzione nella storia ha fatto di più per far sparire la "schiavitù" dalla faccia della terra. Mi si dica soltanto quale istituzione nella storia ha fatto di più per le donne. Mi si dica soltanto quale filosofo contemporaneo starebbe oggi dalla parte di Galileo, mi si dica soltanto quale scienziato contemporaneo acceterebbe le prove portate da Galileo a sostegno delle sue tesi.

Presto, occorrono altri esempi, perchè siamo rimasti decisamente a corto.

Ma torniamo all' accusa di fondo.

Notiamo innanzitutto che il Cattolico non è un relativista, pensa che la Verità esista, che ci sia una "bocca" che la pronuncia e delle "orecchie" che la ascoltano. Se la verità esiste e possiamo coglierla, esiste necessariamente anche una fonte "infallibile" da cui promana. La fallibilità della condizione terrena non è estromessa da questa visione, bensì relegata alle "orecchie".

Cristo è la fonte individuata dalle orecchie Cattoliche e la Chiesa, con il Papa suo portavoce, prolunga la presenza di Cristo sulla terra. Proclamare l' infallibilità di questa parola è abbastanza conseguenziale. Cosa si pretende dalla Chiesa? Forse una contraddizione?

ELV si lamenta poi della vaghezza con cui vengono individuati i pronunciamenti "ex cathedra".

Strano, finora, e proprio su questi stessi temi, si era lagnato dell' eccesso di "particolari" e definizioni perentorie. Ora si dedica invece ad una lamentazione di segno opposto.

Passiamo all' ultima parte dell' accusa.

Posso capisco ELV quando asserisce l' inutilità di autoproclamarsi infallibili allorchè si pronuncino verità verificabili. E infatti la Chiesa non lo fa.

Tuttavia la Chiesa ha pronunciato (e testimoniato, e vissuto) nel corso della Storia alcune verità etiche fondamentali intorno alla dignità dell' uomo. Tutto cio' non è stato "inutile", ha dato lustro, credibilità e Tradizione all' istituzione.

Questo modo di attraversare la storia rende la Chiesa qualcosa di fondamentalmente diverso da "me" o da "te" presi come monadi isolate. Per questo che "io" o "te" possiamo pure dichiaraci "infallibili" ma una dichiarazione del genere suonerebbe poco credibile se non ridicola.

Nel linguaggio del mondo il termine "infallibile" è ripudiato. Ma esistono valide "traduzioni" che faciliterebbero la comunicazione tra i due fronti.

La teoria dei giochi teorizza un accordo necessario tra le parti che decidono di discutere ad oltranza (Teorema di Aumann). Chi non è relativista puo' chiamare questo accordo "verità" e la discussione comunitaria che precede la sua individuazione "avanzamento infallibile verso la verità". La Chiesa Cattolica (universale!!) va pensata allora come "comunità" in discussione (in cammino) e la parola del Papa come tappa progressiva di questo avanzamento infallibile. Tutto cio' che appariva arrogante acquisterebbe nuovo senso anche per la mente secolarizzata.

giovedì 9 dicembre 2010

Solo l' integralismo è razionale

Ieri ho partecipato ad una scuola di comunità dei ciellini. E' praticamente un club di lettura, solo che si leggono solo i libri di Don Giussani.

Stiamo leggendo "Si puo' vivere così?", Rizzoli.

Viene assegnato un capitolo, poi piccoli gruppi di 8/10 persone s' incontrano a casa di un membro a rotazione per commentarlo insieme e rendere testimonianza di episodi di vita vissuta legati a quella tematica.

Dopodichè si mangia e si beve, cosa vi credevate.

Ieri il apitolo riguardava "il sacrificio"; Giussani sul punto non dà scampo: l' uomo di fede deve sacrificare alla fede tutto in ogni momento della sua vita; moglie, marito, figli, ricchezza, non deve guardare in faccia a niente... tutto.

Un tale ha chiesto persino se vincendo al super enalotto la vincita dovesse essere interamente donata alla chiesa, magari alla Compagnia delle Opere. In effetti mi sembra che il Gius non faccia aperture che consentano soluzioni alternative.

Oooohh... questo Giussani, il solito integralista senza ragione... direbbe mia mamma.

Puo' darsi integralista, ma non "senza ragione". E mi spiego.

La scommessa di Pascal è uno degli argomenti più forti per giustificare la razionalità dell' atto di fede.

I cattolici amano però rappresentarsela così: vale sempre la pena di credere quando ci promettono un bene infinito, anche se le probabilità che si realizzi sono minime.

La fede è dunque razionale. Sì, ma la versione dell' argomento fornita da molti cattolici è edulcorata.

Gli atei non riescono a smontarla, ma perlomeno, nel tentativo di farlo, ne danno una formulazione più rigorosa al fine di demoralizzare il credente di buon senso: vale la pena investire tutto nella fede di un bene infinito, anche se improbabile.

Qui l' argomento ateo sviluppato rigorosamente ricorrendo alla teoria delle scommesse.

In altre parole: solo il fondamentalismo è razionale.

In questo senso le parole radicali di Giussani vanno a braccetto con quelle dell' ateo Tabarrok.

Stupidità + Malizia = Miscela Esposiva

Due premesse.

1. La probabilità che un immigrato clandestino qualsiasi delinqua è molto più elevata rispetto a quella che un italiano qualsiasi delinqua.

2. Eppure, se veniamo a conoscenza di un crimine, è molto più probabile che sia stato commesso da un italiano: gli italiani sono molto più numerosi.

Nel riferire le notizie i giornalisti farebbero bene a non fomentare l' odio irrazionale verso i clandestini.

Nonostante cio', vuoi per malizia (destra xenofoba), vuoi per stupidità (sinistra politically correct), a volte ci cascano.

Capita ai secondi quando per esempio omettono per principio di dare la nazionalità del criminale.

Darla contribuirebbe infatti a riabilitare l' immagine dei poveri clandestini a scapito di quella degli italiani, magari sfruttando un trucco statistico.

Fin qui la teorie. Ora però c' è anche la pratica.

In Svezia, l' abitudine politically correct di fornire informazioni incomplete è inveterata da anni, non mi stupirei se ci fosse anche una legge (SPQS: sono pazzi questi svedesi).

Recentemente in quei paesi sono cresciuti a dismisura i partiti xenofobi, tanto è vero che dobbiamo andar laggiù per incontrare i razzisti più agguerriti d' Europa.

Tra stupide abitudini e razzismo dilagante, qualcuno comincia ad ipotizzare una connessione di causa-effetto. Per esempio il buon Beppe Severgnini.

Non esiste la comunità, esistono solo gli individui

1. Per capire se avete a che fare con una mentalità dispotica, non lasciatevi abbagliare dal buonismo o dallo slancio generoso di chi vi sta di fronte, chiedetegli piuttosto di sottoscrivere la massima in calce. Di fronte ad un rifiuto diffidate e prendete le contromisure: siete di fronte ad un ducetto presuntuoso. Magari simpatico, magari generoso ma pur sempre un pallone gonfiato.

2. Per capire le ragioni di una conclusione tanto drastica basterebbe osservare un formicaio (ma alla bisogna soccorre anche un alveare o uno stormo di uccelli).

3. Non esiste qualcosa di tanto complesso ed armonioso quanto la vita nel formicaio.

4. Eppure il cervello delle formiche è piccolissimo, come potrebbe qualcosa di tanto minuto presiedere e dominare una simile complessità?

5. Aggiungici che le formiche non hanno un "capo", nessuno comanda laggiù. Esiste una regina ma non si occupa di queste faccende. Quindi?

6. Il minuscolo cervello delle formiche non concepisce astrazioni, in particolare risulta estraneo un concetto astratto come quello di "comunità". Però i compiti a cui è preposto vengono assolti in modo eccellente. Per esempio, sa bene come reagire quando il vicino si comporta in una certa maniera.

7. Conclusione: il cervello della farmica non è all' altezza di concepire "progetti" sociali, non concepisce neanche il termine "società", figuriamoci. Si limita a regolare il proprio comportamento su quello dei vicini.

8. Detto in altri termini, senza concepire la società le formiche danno vita ad una società complessa ed armoniosa fondata sulle relazioni individuali.

9. Qualora una tronfia formica pensasse di poter organizzare l' intero formicaio arrogandosi il diritto di impartire comandi calati dall' alto, manderebbe tutto all' aria per il semplice fatto che non esiste tra le formiche un cervello abbastanza potente per assolvere questo compito gravoso.

10. La mentalità dispotica è una mentalità innanzitutto presuntuosa e il peccato che commette ha un nome ben preciso, si chiama "abuso della ragione".

11. L' "abuso della ragione" è un peccato molto grave, lo commisero anche i nostri progenitori. Tutti sanno che Adamo ed Eva furono scacciati dal Paradiso Terrestre perchè attinsero all' albero della conoscenza, ma non tutti sanno che ad essere punita non fu la loro sete di "sapere", bensì il malefico "abuso della ragione". Insomma, fu la tentazione dispotica a compromettere la felicità del genere umano. L' uomo non è fatto per "progettare" il suo vicino (noi cristiani diciamo "prossimo"), è fatto per contrattare con lui.

12. Già, infatti il cervello dell' uomo è più sviluppato di quello animale, ma la società umana è anche enormemente più complessa. Per questo l' uomo, nel fronteggiare il caos, se proprio non vuole imparare dal suo dio, che impari perlomeno dalle formiche, ovvero dagli esseri viventi con le prestazioni migliori nel rapporto intelligenza individuale/complessità sociale realizzata.

13. La tentazione dispotica si ripresenta ogni volta che il governante abusa della ragione elaborando un "progetto sociale". L' "abusivo", trascinato dalla propria presunzione, s' immagina di dover "progettare" la Società, ovvero la vita dei suoi simili. In realtà non esiste una "Società" da disegnare, esiste solo una miriade di interazioni individuali che il governante virtuoso è chiamato a "manutenere" senza imporre dall' alto indirizzi di sorta.

In questi 13 punti ho sintetizzato l' insegnamento moralistico contenuto nella novella di Russ Roberts: The Price of Everything. Lì, per fortuna, non si parla tanto di "abuso" "conoscenza", "società" e "dispotismo", si racconta solo una fiaba relativa al lato oscuro delle manifestazioni studentesche, naturalmente c' è anche una storia d' amore.

Manca ora solo la spiegazione del titolo: cosa c' entrano i prezzi? Semplice, le relazioni individuali tra persone si concretizzano nei contratti e il prezzo è il cuore dei contratti: tutto ha un prezzo e dove non c' è un prezzo si nasconde abuso della Ragione e dispotismo. Speriamo che il messaggio passi ai figli visto che i genitori hanno dimostrato di avere la testa dura.

martedì 7 dicembre 2010

Travaglio continuo

Un tempo il grande musicista era pittore, dalla pennellata ben assestata riconoscevi il Maestro.

Oggi è scultore.

[... Pollini alle prese con Chopin basta a rendere persuasivo il punto...]

Una conferma non necessaria la offrono poi questi tre alacri scalpellini.

Ma, attenzione ai distinguo.

Allo scultore si chiede di liberare la forma che è riuscito ad immaginarsi intrappolata in quel quasi-nulla che è la meteria bruta.

Al musicista-scultore si chiede di più: deve inventarsi la forma ma deve anche inventarsi il quasi-nulla della materia bruta! Deve scavare e deve anche essere scavato.

Come contropartita gode comunque di uno sgravio: nessuno gli chiede più di andare oltre l' abbozzo. Partorita la creatura ricomincia con nuovi travagli. Ai bagnetti e alle pappe si dedicherà la manovalanza dei quasi-musicisti, ragazzi di bottega privi d' inventiva ma istruiti a puntino.

Tuba, Serpentone, flauto basso non sono privilegiati per un ghiribizzo: il loro suono fornisce una creta talmente malleabile che non teme la concorrenza degli altri strumenti.



Eugenio Colombo-Michel Godard-Carlo Rizzo - Ciaobelleragazze - Zone

Watt

Suonano ognuno per conto proprio senza neanche guardarsi in faccia, se l' altro si fa sentire alzano il volume come si alza un muro. Soffrono ma perseverano. Pedalano vorticosamente senza avanzare. Un vero talento per la bancarotta.

Autismo e impasse.

E' l' oggetto d' indagine che prevale in molti musicisti.

La musica nuova è nuova perchè ci sono cose nuove da dire: nel seicento nessuno sentiva il bisogno di parlare dell' autismo, ma oggi bisogna farlo.

Come possiamo raccontare la fatica di chi sta fermo. Di chi non prende mai il volo. La noia ansante che segue ad una rabbia impotente. Da dove viene la voglia d' infastidire il prossimo nella speranza segreta che ci sopprima.

Leggere il Watt di Beckett fa capire una volta per tutte che la cosa puo' essere detta. Ma puo' anche essere suonata?

Innanzitutto, via ogni allegoria, via ogni similitudine, via anche le metafore.

Che resta?

Resta il conato di un' espressione abortita. E forse anche una pietà.



Per il gioco della genealogia farei i nomi di Steve Lacy, Derek Bailey e Captain Beefhart.

Pupillo/Farina/Zerang - Still Life with Commercial - basso/chitarra/batteria -

Le virtù morali della bancarotta

Lo sapevate che "salvare" un Paese significa che noi paghiamo per lui? Lo sapevate che sono in molti a sperare che altri paghino per loro?

No perchè, in mezzo a tutte le analisi giornalistiche che si avvalgono di gerghi respingenti, il concetto di fondo rischia di uscirne annacquato.

Una bella fiaba, allora, è la cosa migliore per metterlo a fuoco.

Per fortuna oggi ce n' è proprio una in prima pagina. E' una fortuna che da queste parti ci sia ancora un Roberto Perotti in grado di raccontarla.

Leggiamoci allora la storia del cornuto e mazziato Klaus, nonchè quella dei furbacchioni Dimitrij, Patrick, Joao, Pedro e Francesco.

lunedì 6 dicembre 2010

L' apriscatole

Non mi interessa il jazz, ma i jazzisti sì.

Mi interessa l' elasticità mentale che questa enclave regala a chi la frequenta.

Come potrebbe, d' altronde, non essere "elastico" un improvvisatore?

Nessuno rimbalza come lui.

Non m' interessa il Jazz, m' interessa l' improvvisazione. E' un motore che fa girare il mondo della musica. E' un bellissima crociera se la compagnia è quella giusta.

Non m' interessa il jazz quando, come un leone spelacchiato, passeggia nella sua gabbia etichettata dello zoo, qui c' è il be bop, là lo swing; m' interessa invece quando è usato come virus che contamina, che s' infiltra un po' ovunque destabilizzando l' organismo infettato.

Non m' interessa quando un rocker suona il jazz, o quando lo suona un musicista di estrazione classica, o quando vi si dedica una pop star. Tanto lo suonano male: ingenuo il primo, rigido il secondo, commerciale il terzo. Al contrario, m' interessa sempre quando un jazzista con gli attributi suona il pop, il blues, la classica, la contemporanea o il punk.

Non mi interessa il jazz come genere musicale, mi interessa come apriscatole per scoperchiare le scatole in cui si rinchiudono tutti i generi musicali, specie quelli che non m' interessano.

Nel disco che ho appena ascoltato, il genere musicale tolto dalla naftalina è il Tango. Loro sono italiani. Ma la nazionalità del pilota conta poco quando si fa il giro del mondo della musica.

Il tango te lo fanno tenere in bocca come un sommelier ci tiene un buon vino. Più che cantarlo lo decantano.

Quante cose meravigliose restano celate se non passa, a volte per caso, un jazzista ad aprirti il coperchio!



Barrio de Tango Ensemble - Barilete - Dodicilune

Genealogia: hermeto Pascoal, Caetano Veloso, Astor Piazzolla.

Il sogno del vigliacco

Poche stagioni sono state risparmiate dal pernicioso fenomeno dei giovani che scendono in piazza per lottare e difendere il loro futuro.

[mettete pure le virgolette dove vi aggrada, difficile eccedere].

La periodica "riforma" della scuola italica è in questi casi un' esca succulenta; come saliva canina un fracassoso corteo minorenne e minorato scorrerà presto per le strade di una città adulta e giustamente disinteressata.

Ci sarà pur sempre qualche giornalista co.co.co. che metterà sotto quei menti brufolosi la spugna di un microfono nel quale riprodurre il classico "belato del sedicenne"; ci sarà sempre una foto sul giornale con lei in spagoletta a lui mentre guardano l' orizzonte lontano (in realtà stanno cercando un cesso); ci sarà sempre la solita puntata dedicata da Fahre (se è quella dell' anno scorso riciclata, pazienza, difficile accorgersene).

Lo spettacolo che offre questa canea rattrista l' osservatore; ma la repulsione anticipa sempre di un attimo la malinconia. Questo almeno se l' osservatore sono io.

Tra quelle sagome deformi per il recente allungamento, non distinguo altro che tumulto e scoordinamento cognitivo. Voci sgraziate urlano slogan sciatti e conformisti fino a tarda sera, fino a che ciascuno torna alla sua play station.

Le masse convocate da un dittatore africano appaiono più fantasiose, più spontanee, più riflessive, più propositive. Più tutto.

Possibile che ad una simile iattura non si possa porre un freno? Possibile che ancora dobbiamo scostare i calcinacci del 68 quando scendiamo in città per una commissione? Cade a pezzi Pompei ma non cade una baracca nata fatiscente? Possibile che la parte sana della giovuentù si lasci rappresentare da questo ciarpame senza reagire? Possibile che il "diritto a sognare" si porti sempre dietro il "dovere alla deficienza"?

Domande che bruciano, specie in chi, pur non riuscendo a nascondere simili epifanie, d' istinto ha sentimenti di speranza nell' umanità a venire.

Come salvare i nostri figli dalla maledizione del brufolo? Toccherà anche a loro entrare in questo circo di animali maltrattati e pagliacci che ruttano tristi battute da trivio?

Cosa fare non lo so, ma sento che un pericolo insidioso sta in quel maledetto "diritto a sognare", sempre condito con altro romanticume putrefatto.

Ed ecco allora che, in nome della "bella irrazionalità", l' okkupazione, da vacanza vigliacca, si trasforma in un' avventura che compensa i fighetti malvestiti con cura dall' autoprivazione imposta del Ggrande Fratello.

Non fraintendetemi. Dico che nessuno spettacolo bea quanto quello offerto da un giovane che sogna, ma aggiungo subito che nessuno spettacolo avvilisce quanto quello offerto da un giovane istruito del suo "diritto a sognare".

La faccia citrulla che svetta oltre la keifa non è la faccia di un ragazzo che "sogna", è la faccia di un ragazzo che "esercità un diritto".

Ecco allora quel che non va: i diritti sono gratis mentre i sogni si pagano; non esiste un sogno disgiunto dal suo prezzo, così come non esiste l' eroina aggratis.

Il regno dei sogni è lo stesso dei prezzi!!

Ma che nessuno si demoralizzi per questo: non esiste un regno tanto magico quanto quello dei prezzi (anche se si presta poco alla massa "bestia pazza").

E allora che il giovane si paghi i suoi sogni, che si appassioni a quella magia senza disgiungerla dalla magia dei prezzi.

Come disperdere la manifestazione facendo giungere questo insegnamento? Quale favola raccontare a questi bambini cresciutelli per far sentire almeno una volta nella vita il rintocco di un' altra campana? Come scoraggiare l' intruppamento? Come insegnare "versi" differenti dal "belato compulsivo del sedicenne"?

"The Price of Everything. Parabole of possibility and prosperity" è una novella scritta da Russel Roberts, penso anche che sia il lacrimogeno più efficace per sciogliere quel genere di cortei che tanto offende il più elementare senso estetico ancor prima che la ragione.



Nessuno al mondo sa costruire una matita, lo sapevate?

Un oggetto tanto comune e insignificante è anche un miracolo in cui convergono alte tecnologie molto differenti tra loro, un oggetto per cui si impiegano materiali eterocliti che provengono da tutto il mondo.

Nessuno sa costruire una matita, eppure ci sono matite per tutti noi. Quando ci serve, ecco che la troviamo al momento giusto e al posto giusto. Mesi prima un minatore nello Sri Lanka ha estratto la grafite necessaria per servire al meglio quel bisogno che in noi è sopravvenuto oggi.

Noi non avevamo avvertito nessuno, il minatore dello Sri Lanka non ne sapeva niente, e così neppure il boscaiolo dell' Illinois, l' estrattore giapponese di alluminio, il "gomalores" dell' ammazzonia e le mille altre persone coinvolte. Chi soprassiede a questo miracoloso coordinamento? Nessuno, è un sofisticato ordine senza gerarchi. Il presso è l' autorità che ci libera da ogni autorità.

Perchè sotto il pontile da cui il bimbo lancia le sue briciole c' è sempre un buon numero di papere, ma non troppe da creare assembramenti? Eppure nessuno ha mandato un memo alle papere del lago.

Si tratta di un ordine senza comandanti. Anche lì fa tutto il prezzo.

Come fa lo stormo di anatre a configurarsi in mille forme cangianti che impauriscono il falcone? Niente generali nemmeno lì. Solo prezzi.

Perchè la formica regina, ovvero la regina del popolo animale più minuzosamente organizzato, nel formicaio svolge mille servigi tranne quello di organizzare il suo popolo? Perchè per avere ordine non ci vuole una regina, bastano i prezzi.

Ricordiamoci come il miracolo dei prezzi ci preserva da un "comandante in capo". Ricordiamocelo specie quando imprechiamo contro i prezzi che si alzano. Ricordiamocelo specie quando pensiamo che qualcosa sia gratuito perchè un "cattivo maestro" è venuto a sussurrarci (dai microfoni della radio) la balla del "diritto a sognare".

Il "diritto a sognare" senza vincoli spetta solo al despota onnipotente. Se vogliamo vivere in un mondo senza despoti ma che non rinunci alla fantasia sbrigliata e alla magia, familiarizziamo con il "prezzo". Il prezzo ci dà l' una e l' altra cosa.

Russ Roberts spiega il miracolo dei prezzi senza parlare mai dei prezzi. Attraverso i prezzi ci immerge nella fastidiosa realtà delle "manifestazioni giovanili"; l' insensatezza di simili imprese emerge sempre più chiara pagina dopo pagina, enmerge senza offendere la suscettibilità di chi è caduto in tentazione partecipando.

Anzi, il protagonista è Ramon, un partecipante con il cuore al posto giusto e con tanto di megafono in spalla. Ci crede veramente. Crede!, direbbe Mario Martone.

E' la saggia Ruth che ne parla alla bella Amy che prenderà per mano Ramon facendogli imboccare la nuova via, quella del ragionamento. Credere non è tutto, c' è anche la testa. Il sogno non è tutto, ci sono anche i prezzi. Servono per sognare meglio, non solo per aprire gli occhi al mondo.

Già, il messicano Ramon, un agitatore poco agitato, un tipo dall' intenzione retta, un ragazzo che cerca d' inventarsi un sogno prima ancora che un diritto.

Il miglior candidato ad uscire dal famelico branco dei sognatori vigliacchi.