Tutto scorre - Vasilij Grossman
Ogni grande scrittore manca l' appuntamento con la realtà tradito dalla mania di guardare le cose troppo da vicino.
Non fidatevi di lui quando sembra in vena di noiose sintesi, quando tira le somme, quando fa resoconti. Seguitelo invece nelle autopsie, quando rovista, quando ispeziona.
Il microscopio di Vassilij Grossman scruta il dolore dell' uomo riproducendone con perizia le configurazioni molecolari.
Visse al tempo dei lager sovietici e la materia prima non gli manca.
La nostra epoca consumistica è invece ossessionata dai record, cosicchè diventa urgente sapere quale spina attinge più a fondo le carni dei Giobbe della terra.
Sappiamo bene che il terreno è infido, l' "hedonic adaptation" gioca brutti scherzi e i bambini africani che scorazzano felici per le discariche non sono un' invenzione.
Vasilij, nel panorama letterario, diventa a questo punto referente decisivo.
E lui non ha dubbi nell' indicarci il singolare orrore della "traduzione al campo".
La sciagura sta nel fatto che, nel vagone, si è attenuato l' instupidimento in cui lo spirito si rinchiude come un bozzolo durante i primi mesi trascorsi in prigione. Quando il mondo casca sulla testa, un casco di ebetudine ci preserva alla grande.
Se nel maledetto vagone viene a mancare l' intontimento, nemmeno sopraggiunge la vaga smemoratezza dei lager: lì sì che c' è solo il cuore che sanguina.
Ci stiamo avvicinando alla vetta.
L' apice si raggiunge quando per un attimo veniamo assaliti da preoccupazioni ormai infondate: "e se la Marghe bagna le mutandine?"
Ma la Marghe te l' hanno portata via, cara mammina, e non la rivedrai mai più!
Siamo proprio in cima alla Top Ten, direi.
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