giovedì 9 dicembre 2010

Solo l' integralismo è razionale

Ieri ho partecipato ad una scuola di comunità dei ciellini. E' praticamente un club di lettura, solo che si leggono solo i libri di Don Giussani.

Stiamo leggendo "Si puo' vivere così?", Rizzoli.

Viene assegnato un capitolo, poi piccoli gruppi di 8/10 persone s' incontrano a casa di un membro a rotazione per commentarlo insieme e rendere testimonianza di episodi di vita vissuta legati a quella tematica.

Dopodichè si mangia e si beve, cosa vi credevate.

Ieri il apitolo riguardava "il sacrificio"; Giussani sul punto non dà scampo: l' uomo di fede deve sacrificare alla fede tutto in ogni momento della sua vita; moglie, marito, figli, ricchezza, non deve guardare in faccia a niente... tutto.

Un tale ha chiesto persino se vincendo al super enalotto la vincita dovesse essere interamente donata alla chiesa, magari alla Compagnia delle Opere. In effetti mi sembra che il Gius non faccia aperture che consentano soluzioni alternative.

Oooohh... questo Giussani, il solito integralista senza ragione... direbbe mia mamma.

Puo' darsi integralista, ma non "senza ragione". E mi spiego.

La scommessa di Pascal è uno degli argomenti più forti per giustificare la razionalità dell' atto di fede.

I cattolici amano però rappresentarsela così: vale sempre la pena di credere quando ci promettono un bene infinito, anche se le probabilità che si realizzi sono minime.

La fede è dunque razionale. Sì, ma la versione dell' argomento fornita da molti cattolici è edulcorata.

Gli atei non riescono a smontarla, ma perlomeno, nel tentativo di farlo, ne danno una formulazione più rigorosa al fine di demoralizzare il credente di buon senso: vale la pena investire tutto nella fede di un bene infinito, anche se improbabile.

Qui l' argomento ateo sviluppato rigorosamente ricorrendo alla teoria delle scommesse.

In altre parole: solo il fondamentalismo è razionale.

In questo senso le parole radicali di Giussani vanno a braccetto con quelle dell' ateo Tabarrok.

4 commenti:

  1. "l' uomo di fede deve sacrificare alla fede tutto in ogni momento della sua vita; moglie, marito, figli, ricchezza, non deve guardare in faccia a niente... tutto."

    In che senso?

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  2. e in che modo si concilia con no-comunità, no-regole sociali, no-centralismo - un'esperienza di questo tipo? (domanda ingenua)

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  3. per esperienza intendo questa scuola di comunità di cl. Mi ricorda le riunioni di partito (in cui si 'discuteva' - cioè 'studiava' - la linea del partito), e quando papà versava metà del suo stipendio al PCI.

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  4. 1. per i ciellini il sacrificio significa riconoscere Cristo in tutte le cose che contano: nel proprio matrimonio, per esempio.

    Senza "Cristo" anche il matrimonio diventerebbe una gabbia assurda. Se Cristo dicesse "seguimi altrove" io dovrei andare abbandonado cio' che Cristo ha abbandonato.

    [Chi come me non capisce bene questo gergo religioso può tradurre "Cristo" con "Significato". La posizione cristiana è molto semplice: il significato della vita esiste e si chiama Gesù]

    Avverto solo che la Sara non è d' accordo con l' aspetto drastico della faccenda (ovvero: se Cristo se ne va dal matrimonio il matrimonio diventa un "nulla" e posso farne a meno). Penso però che non sia d' accordo solo perchè non riesce nemmeno a pensare l' esempio specifico... queste donne.

    Per lei al sacrificio non è necessaria questa disponibilità all' abbandono di fatto, basta riconoscere che il senso non dipende (solo) da me ma mi è donato. Il sacrificio si identifica quindi con una modestia.

    2. La comunità dei ciellini che leggono e commentano un libro nasce da una riunione tra persone, non esiste di per sè a prescindere dal comportamento dei singoli.

    la Chiesa però è qualcosa di diverso: è proprio una Comunità che esiste anche separatamente dai singoli che vi partecipano. la Chiesa in quanto Corpo di cristo che si prolunga nella storia ha una sua esistenza che prescinde dai singoli.

    Ma la Chiesa ha un pudore di cui lo Stato è privo: afferma a chiare lettere che la sua esistenza dipende da un miracolo.

    3. Bè sì, forse possono essere anche considerate "riunioni di partito" solo che la politica non c' entra molto, anzi niente. La parte del leone sono le "testimonianze" che occupano tre quarti del tempo. La testimonianza deve raccontare una storia personale concreta (del tipo: "ieri i figli erano via e avevo pianificato di trombare con mia moglie quando lei mi fa... allora io le ho risposto... poi è successo che..."). Si commenta cinque minuti e poi sotto con un' altra storia.

    Di loro mi piace la voglia di "entrare nel mondo", produrre ricchezza per starci da protagonisti parlando con voce forte.

    C' è anche una religione misticheggiante che vede nel denaro lo "sterco del demonio" e ne sta alla larga, ma io la giudico ipocrita o stupida. Ne preferisco una che non disprezzi il mondo si sporchi le mani: il potere e il denaro corrompono ma la sfida non si vince rinunciando in modo codardo. Mille volte meglio il peccatore corrotto che l' ipocrita.

    C' è poi un' altra cosa: i cattolici ormai non ubbidiscono alla Chiesa, l' esempio degli anticoncezionali parla chiaro (chiedere a Vallauri). L' unica forza di massa cattolica "ubbidiente" è rimasta la loro. Come mai?

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