giovedì 16 dicembre 2010

Eureka!

Cosa determina il successo di una persona nel mondo moderno?

Sono tre i fattori che di solito si tirano in ballo.

1. Merito.

2. Fortuna.

3. Egotismo.

Senz' altro queste tre componenti agiscono mescolate tra loro, ma io mi concentrerei sulla terza che forse è prevalente.

L' uomo di successo possiede indubbi meriti ma è anche animato da un certo senso di rivalsa, vuole "dimostrare" al mondo, ma anche a se stesso, chi è e cosa sa fare, non di rado ha delle piccole e salutari frustrazione da compensare.

Senza questa molla è problematico affrontare situazioni rischiose. Suvvia, certe dedizioni che sacrificano vita familiare e affetti non possono essere spiegate pensando solo al potere attrattivo della ricchezza.

"The price of everything", la novella di Russell Roberts, trasfonde queste conclusioni in una realtà vivida e credibile.

Quando nel capannone tirato su dopo un' estenuante lotta contro tutto e tutti - burocrazia in primis -, Alan Korner vede spuntare dal macchinario preposto il primo anonimo "widget" della componentistica hardware da lui ideata, capisce che ce l' ha fatta. Lì, in piedi e imbambolato, il suo primo pensiero non è per la nuova casa che potrà finalmente permettersi, o per le prossime vacanze che segneranno uno salto di qualità, o per gl' investimenti incrementali da fare, o per i nuovi soci da tirar dentro... pensa invece al vecchio padre; un tipo che, a dirla tutta, nemmeno gli era mai andato veramente a genio.

Quel pensiero non è contorno ma pietanza, lo capirebbe anche un lettore bambino.

Volendo rinforzare la tesi, sul punto mi paiono dirimenti le ficcanti parole usate da Mandrake nella mitica arringa in cui illustrava a suo discarico la natura instabile del "giocatore":



Insomma, colui che si gongola nel proprio equilibrio interiore difficilmente abbandonerà l' aurea mediocrità in cui si è accomodato, e questo a prescindere dal prezioso talento che cova; continuerà probabilmente a coverlo con parsimonia senza mai arrovellarsi per metterlo a frutto ad ogni costo.

Accettato tutto cio', passiamo a valutare le conseguenze.

La prima è sorprendente e per molti spiacevole: se la vita sociale è retta da istituzioni efficienti, il successo del singolo si riverbera sull' intera società arricchendola. Ovvero, le lacune psichiche del primo fecondano la seconda.

E allora, mi fa male dirlo, ma si pone il problema di come incentivare la formazione di simili lacune.

Ho l' impressione che si debba agire sull' individuo in tenera età per aiutare la formazione di "squilibri virtuosi". Ci vorrebbe un piano concreto per produrre frustrazioni senza eccedere nè lesinare?

- fine prima parte -

4 commenti:

  1. dunque... l'anno prossimo, quando Marghe avrà un anno, puoi cominciare ad applicare un minuto (ricorda, un minuto per ogni anno) di "faccia al muro, in punizione", al bisogno. Ma già ora puoi cominciare con qualche assaggino, per favorire un sano e fecondo squilibrio psichico della marghe, e il progresso della civiltà.

    a volte ho l'impressione che certi tuoi post siano indirizzati a me.* Io rispondo alla chiamata ironizzando per mascherare un sano impulso omicida, e perché non mi va di fare la donnetta isterica e scrivere sproloqui magari pieni di link a controstudi e controricerche. A un certo punto ci stuferemo, immagino, ma ancora i tempi non sono maturi, si vede.

    Nel frattempo, tu fai pratica in casa tua e ogni cinque-sei anni ci tracci un bilancio. Nel frattempo sospendo anch'io ogni giudizio. Mi sembra un buon punto d'incontro.

    Quanto alla mia ricetta per il successo: concentrazione. Una cosa in cui ho sempre avuto delel difficoltà.

    (*a proposito di egotismo...)

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  2. Non mi riferisco direttamente a te, se non per il fatto di dare la precedenza ad argomenti che più probabilmente ci interessano. In questo senso rinuncio, tanto per dire, ad un post sulla politica monetaria per dare spazio a questo.



    Ad ogni modo, c' è una certa convergenza nel credere quanto le "lacune" di cui sopra contino. Il bello che una simile posizione è spesso sostenuta da chi si oppone al "sistema" competitivo adottato nelle società moderne (http://stumblingandmumbling.typepad.com/stumbling_and_mumbling/2010/12/egonomics.html).



    Una cosa sulla marghe. Nel post sostengo che gli "squilibri" possono essere visti come un "bene pubblico", cio' implica che il singolo non trovi molto conveniente contribuire alla loro produzione. In altre parole, io, come singolo, alla marghe auguro felicità, non ambizione. Ma la società ha bisogno invece di ambizione e dei relativi successi.



    Cosa fare?



    Mi spiego con un esempio: ammettiamo (senza concederlo) che il divorzio dei genitori o l' abbandono precoce al nido favorisca l' insorgere statistico di frustrazioni non patologiche nel bambino divenuto adulto. Ebbene, avrebbe paradossalmente senso facilitare i divorzi e finanziare i nidi.

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  3. capisco, in fondo tu parli d'altro. E a me preme solo che Marghe non sia messa faccia al muro o umiliata per nessun motivo. Quanto alla supernanny che propone alle famiglie in grave difficoltà l'ottuso abuso di potere di chi non è neppure lontanamente interessato a capire come ha prodotto tanta infelicità (sua e dei figli), be', immagino che raccoglierà quello che ha seminato, qualunque cosa sia.

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  4. Diana, in effetti le cosiderazioni svolte nel post possono interessare un politico, mentre tu la metti su un piano personale.



    Se lo vuoi sapere, io personalmente non so cosa farò, non ho un "piano".



    Penso che, nonostante Nembrini, qualche regola di fondo con annessa punizione sia necessaria (Caplan e Tata Lucia mi appoggiano). Spero che la cosa non suoni vessatoria ma defatigante per me e responsabilizzante per lei. Speriamo in bene.

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