martedì 21 dicembre 2010

Cos' è il sesso?

Ci sono varie concezioni in merito, per capire da che parte state potrebbe essere utile sottoporsi ad un esperimento mentale.

Considerate una donna che "faccia l' amore" (o "faccia sesso") con un uomo che si finge suo marito - mentre magari è... suo padre. Domanda: possiamo considerarla vittima di uno stupro?

Se il sesso fosse, come diceva Freud, "qualcosa" che riguarda i genitali, è difficile giungere ad una conclusione affermativa. Al limite si tratta di un semplice inganno.

Limitando l' analisi alle "sensazioni", la donna ha accettato quel che provava, magari lo ha fatto anche in modo entusiastico. D' altronde, possiamo benissimo supporre che l' uomo fosse disposto a fermarsi di fronte alla minima resistenza.

Se invece siete orientati a considerare tutto cio' alla stregua di uno stupro, allora per voi contano molto le "intenzioni", ovvero l' elemento immateriale del sesso. Vogliamo chiamarlo " elemento spirituale" o l' espressione suona troppo desueta?

Oggi (in reltà dai tempi di Freud) siamo tutti allegramente imbarcati sulla nave "materialista", ma forse non ci rendiamo bene conto fino in fondo di cosa cio' implichi.

Una cosa è certa, se siete per l' ipotesi-stupro, cercate perlomeno di limitare l' uso della locuzione "fare sesso".

14 commenti:

  1. Non capisco molto questo esempio. Se la figlia è consenziente, tecnicamente non si parla di stupro, bensì di incesto, che è un reato punito dalla legge, con aggravanti se la figlia è minorenne. Lo stupro è una violenza.

    "Fare sesso" è un'espressione orribile, che in italiano non esisteva fino a non molti anni fa, ma è stata mutuata da film e telefilm americani mal tradotti. E' anche vero che anche in inglese l'espressione "make love" è andato progessivamente sparendo, sostituita da "have sex", e l'Italia è andata a ruota. Almeno, questa è una mia impressione.

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  2. l'esempio non l'avevo capito neanch'io. Lo stupro deriverebbe dall'inganno che configurerebbe l'atto come violenza, perché la figlia - sapendo - si sarebbe opposta? E cosa c'entra l'evitare di usare espressioni come "fare sesso"? Uhm....

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  3. Per l' esempio non è strettamente necessario che si tratti del padre. Basta che la persona finga di essere un' altra persona. Ho ipotizzato il padre per rendere la cosa ancora più ripugnante alla sensibilità comune.

    Si tratta di un semplice inganno o di un crimine sessuale che oltraggia la donna-vittima?

    Nel secondo caso ammettiamo che l' identità (ovvero un fattore immateriale) sia consustanziale a cio' che chiamiamo "sesso".

    Con questa ammissione si uscirebbe da un' ottica materialista.

    Quanto all' espressione "fare sesso", mi sembra tipica di un epoca che vede il sesso deprivato della sua componente spirituale (o immateriale). Mi sbaglio?

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  4. "... tipica di un epoca che vede il sesso deprivato della sua componente spirituale (o immateriale)."
    Ma perché, prima com'era? E' sempre stato "anche" così. Anzi, oggi mi sembra che - rispetto al passato - il sesso sia sempre più legato alla componente immateriale (amore romantico), se mai. Il fatto che oggi si dia un nome (fare sesso) a qualcosa che è sempre esistito ma non si poteva dire potrebbe anche essere un passo avanti, in chiarezza e onestà. In teoria, almeno. NOn so.

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  5. Cioè, tu sostieni che l' atteggiamento nei confronti del sesso non sia mai cambiato? Che sono cambiate solo le parole?

    Allora, effettivamente, quel che ho scritto perde in buona parte d' interesse.

    P.S. io partivo dando per scontata la cosiddetta "rivoluzione sessuale": il sesso è solo un massaggino, fatelo quando e come volete, non ci sono conseguenza una volta che siete "protetti" dalla gomma o equivalenti. Ammetto comunque di non avere il polso della situazione.

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  6. la rivoluzione sessuale? Oggi i ragazzini sono cento volte più monogami dei genitori.

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  7. Allora ok, prendo atto (chissà davide cosa ne pensa).

    E la tua risposta? Inganno o stupro?

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  8. in questi giorni sto facendo una ricerca su Foucault e la sua 'pedofilia dolce' (cioè rapporti consenzienti adulto-bambino). Una cosa davvero inquietante. Cohn Bendit, Sartre, De Beauvoir, Jack Lang, Vendola, Sansonetti... la cosa inquietante è che - nonostante le sconfessioni postume di alcuni - l'argomento centrale era proprio la difesa dei diritti dei bambini (alla sessualità), il riconoscimento delle loro 'competenze' e della loro capacità di giudizio. Questo mi ha fatto ripensare a tante cose che dico e che penso, e a certe 'derive', come direbbe forse davide. Non è un caso che il sito di Sarah Fitzclaridge (Taking Children Seriously), che cercava di applicare le teorie liberiste-libertarie alla pedagogia, sia scomparso dalla rete da diversi anni. Forse Fitzclaridge (assolutamente in buonafede) si è resa conto che certe sue posizioni (x esempio l'abolizione della maggiore età) servivano ai pedofili e ai furbastri brillanti giustificazioni teoriche su un piatto d'argento. Magari si è ritrovata citata sui siti dei fautori della pedofilia dolce...

    D'altra parte, certi eccessi nell'altro senso, che arrivano a punire col carcere perfino il sesso tra minori consenzienti - c'è stato un caso negli Stati Uniti di recente, mi pare - sembrano altrettanto assurdi e allarmanti (per il grado di 'controllo' esercitato). Insomma, è una materia 'incandescente' , come direbbe ric. E che mette a dura prova il mio tentativo di libertarianismo (se questa parola esiste)

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  9. inganno. Lo considero un reato molto grave, però.

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  10. Ma l' inganno, se disgiunto dallo stupro, non sembra qualcosa di grave.

    Si inganna l' altro senza neanche toccarlo con un dito.

    E infatti, il contatto fisico è accettato dalla donna che sul punto è consenziente.

    Io non mi sento di disgiungere le due cose: l' inganno è funzionale a qualcos' altro e questo qualcos' altro non puo' che essere considerato supro.

    Se busso e rispondo con voce camuffata inganno chi mi apre e poi ci facciamo una bella risata. Non mi sembra la stessa cosa, io non mi faccio una risata quando mi accorgo di stare a letto con uno sconosciuto.

    Se invece con voce camuffata mi faccio consegnare 1.000 euro, allora l' inganno è funzionale ad una truffa e diventa tutto molto più serio.

    Come nell' ultimo esempio c' è una truffa, deve esserci anche uno stupro o qualcosa del genere nell' esempio da noi considerato.

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  11. uh. Non so. Forse hai ragione. prendendo l'esempio della pedofilia dolce di Foucault, un bambino incoraggiato con dolcezza a compiere atti sessuali con un adulto, sarebbe stato solo ingannato? Se è vero che ideas have consequences, mi chiedo come io abbia fatto a sopravvivere fino a oggi (e a piede libero) senza 'possederne' fermamente alcuna...

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  12. Io i bambini li terrei fuori, hanno la maleducata abitudine di mandare in crisi qualsiasi teoria che abbia la pretesa di essere chiara ed univoca.

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  13. "Mi sa che i bambini mandano in crisi qualsiasi teoria che abbia la pretesa di essere chiara ed univoca."
    .
    senz'altro. Anceh quelle pedagogiche, perché non esiste il soggetto 'bambini'. Esistono tanti soggetti, ognuno con un suo mondo di esperienze, pre e postnatali. Per cui quello che potrebbe dannare uno, può fare prosperare l'altro. Forse l'unica ricetta è: poche regole ma rigorose e condivise, come ci insegna Tata Lucia. No a predicozzi e punizioni (o punizioni ridotte al minimo, e minimamente umilianti) e sì all'esempio, aggiungo io. Complessivamente, mi trovo d'accordo con Elv ("Che cosa ci educa, e cosa no"), qui

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  14. Ottima occasione di riascoltare ELV.



    Sulle "regole" mi sembra lasciare aperta una piccola breccia. Da un lato condanna la "costrizione" e il "ricatto", dall' altro però evidenzia il potenziale educativo di "necessità" ed "economia". La "regola" è sia "costrizione" che "necessità" costruita ad hoc, in più spinge al ragionamento economico. Comunque sono d' accordo sulle conclusioni: la regola (con punizione annessa) funziona quasi solo per il comportamento domestico.



    Aggiungo che le regole devono essere poche e trasparenti, altrimenti istruiscono solo al comportamento elusivo.



    Direi anche che non va trascurato un effetto collaterale: la "regola/punizione" alleggerisce il fardello dei genitori, se non fanno bene al figlio fanno bene ai genitori. E un genitore più rilassato puo' dare il massimo.



    Sulle virtù dell' "esempio" sono d' accordo ma con un distinguo.



    Non sono un esperto di psicologia e pedagogia, comunque, una breve introduzione a queste materie una cosa me l' ha insegnata: tutti gli studi circa il benessere che i bambini traggono da certi metodi educativi, siano essi praticati in famiglia, al nido o all' asilo, se non sono condotti su gemelli dai percorsi separati (esempio gemelli adottati in famiglie diverse) sono scritti su carta buona per il macero. Quindi...



    Detto in altri termini: ammettiamo che un genitore "predichi" bene e "razzoli" male. Ammettiamo poi che, a giudicare dai comportamenti i predicozzi incidano per il 20% mentre l' esempio incida per ben l' 80%. Conclusione scorretta: l' esempio incide molto più dei predicozzi. Conclusione corretta: i predicozzi incidono più dell' esempio. C' è infatti il fattore genetico da pesare: il figlio cresciuto, per una larga quota, sarà necessariamente molto simile ai genitori, a prescindere dall' "esempio" ricevuto.



    La differenza tra "educazione" e "formazione" è molto ciellina.

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