lunedì 6 dicembre 2010

L' apriscatole

Non mi interessa il jazz, ma i jazzisti sì.

Mi interessa l' elasticità mentale che questa enclave regala a chi la frequenta.

Come potrebbe, d' altronde, non essere "elastico" un improvvisatore?

Nessuno rimbalza come lui.

Non m' interessa il Jazz, m' interessa l' improvvisazione. E' un motore che fa girare il mondo della musica. E' un bellissima crociera se la compagnia è quella giusta.

Non m' interessa il jazz quando, come un leone spelacchiato, passeggia nella sua gabbia etichettata dello zoo, qui c' è il be bop, là lo swing; m' interessa invece quando è usato come virus che contamina, che s' infiltra un po' ovunque destabilizzando l' organismo infettato.

Non m' interessa quando un rocker suona il jazz, o quando lo suona un musicista di estrazione classica, o quando vi si dedica una pop star. Tanto lo suonano male: ingenuo il primo, rigido il secondo, commerciale il terzo. Al contrario, m' interessa sempre quando un jazzista con gli attributi suona il pop, il blues, la classica, la contemporanea o il punk.

Non mi interessa il jazz come genere musicale, mi interessa come apriscatole per scoperchiare le scatole in cui si rinchiudono tutti i generi musicali, specie quelli che non m' interessano.

Nel disco che ho appena ascoltato, il genere musicale tolto dalla naftalina è il Tango. Loro sono italiani. Ma la nazionalità del pilota conta poco quando si fa il giro del mondo della musica.

Il tango te lo fanno tenere in bocca come un sommelier ci tiene un buon vino. Più che cantarlo lo decantano.

Quante cose meravigliose restano celate se non passa, a volte per caso, un jazzista ad aprirti il coperchio!



Barrio de Tango Ensemble - Barilete - Dodicilune

Genealogia: hermeto Pascoal, Caetano Veloso, Astor Piazzolla.

4 commenti:

  1. Un'idea un po' ingenua del mondo musicale, ma tutte le opinioni sono sempre lecite.

    Dal mondo della "classica" escono grandissimi jazzisti (del resto la preparazione tecnica di un certo livello si può avere solo ed esclusivamente da quella scuola...). Attenzione anche all'idea che l'improvvisazione jazz sia tutta estro e genialità: c'è molto di costruito e di codificato in essa (pur indubbiamente dando molto spazio all'estro, cosa che comunque c'è anche nell'interpretazione delle partiture classiche). Ora il jazz è entrato anche nei conservatori, e questo dovrebbe dirci qualcosa. Difficilmente infatti vedremmo analoghe contaminazioni tra rock e classica: la povertà di linguaggio di quell'ambito allontana inesorabilmente i musicisti "veri".

    Jazzisti che si sono fatti esclusivamente in garage ce n'è pur tanti, soprattutto nel jazz "storico" (e tipicamente comunque hanno una solidità di gran lunga superiore ai rockettari pure usciti dalle loro cantine), ma dubito che jazzisti di tal fatta avrebbero qualcosa di interessante da dirci se affrontassero repertori più "accademici".

    Ora vado ad ascoltarmi i Barrio.

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  2. Il musicista accademico tradizionale difficilmente è a suo agio con il jazz, la sua tecnica spesso non è adeguata, persino nei casi in cui dimostra buona volontà. In questo senso ricordo un duo di violini molto eloquente, Yehudi Menuhin suonava con Stephan Grappelli confermando la tesi.

    Cosa c' è di più noioso del tango?

    Cosa c' è di più noioso della musica di genere in generale?

    Tanto è vero che non è fatta per essere ascoltata ma per essere ballata.

    Per passare all' arte occorre vivificarla facendola sbocciare.

    Un mestiere per inventori di musica, non per lettori.

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  3. L'idea che il musicista sia un "lettore" è un po' fuorviante. A meno che tu intenda lettore professionista di un certo livello, che fa "sbocciare" i testi che declama, non un lettore casalingo comune (la buona analogia col lettore casalingo la puoi fare con l'ascoltatore di musica, non col musicista). Nota anche che l'arte dell'improvvisazione non nasce certo con jazz...

    Ma alla fine ognuno, come dicevo, è libero di pensarla come vuole.

    Ah, a margine: gran parte del repertorio "classico" è musica funzionale (per essere ballata, per accompagnare feste e funzioni, per fare da sottofondo). Questo non fa di essa musica noiosa. Ovviamente non tutta è allo stesso livello, non tutta è arte. Il tempo è un ottimo setaccio, e quella che è sopravvissuta fino ad oggi ha buone chances di esserlo. Il tempo sarà setaccio anche per il jazz ed il tango, ovviamente. Anzi, lo è già stato per molto di quel repertorio.

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  4. Avrai notato che uso il termine "jazz" quasi per scherzo.

    Lo sottolineando dicendo in modo un po' forzato di "non amare il jazz".

    Evidentemente, quando parlo di "Jazzisti" non parlo di musicisti che suonano il "jazz" (come potrei amare dei musicisti che suonano una musica che non mi piace).

    Intendo qualcosa di più ampio, parlo di un' attitudine.

    L' attitudine ad inventare musica mentre la si suona, ad avere una concezione poetica che riesce ad esprimersi in un istinto musicale. Per tutto questo occorre tecnica, idee, spontaneità ed inventiva.

    L' esecutore di musica classica ha tutte queste componenti secondo una certa miscela. Ecco, preferisco una miscela che dia più spazio a certi talenti piuttosto che ad altre (privilegiare curiosità, inventiva, rischio, precarietà, improvvisazione).

    Ci sono dei modelli? Certo, anche tra gli esecutori di un repertorio tradizionale: Gould o Richter in questo senso sono "Jazzisti" quando "reinventano" alcuni autori classici. hanno miscelato i loro talenti secondo priorità più vicine a quello che chiedo.

    Una volta l' esecuzione impeccabile era una rarità. Oggi, nell' era dell' abbondanza, l' impeccabilità è è ovunque (la cina sforna musicisti impeccabili come se piovesse). La rarità è altrove, e chi ama i "jazzisti" (che non hanno mai suonato e non suoneranno mai jazz) lo sa.

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