Tutto scorre - Vasilij Grossman -
Quando intuisco che il capitoletto d' occasione s' incentra sulla figura di Ivan Grigorievic, io accelero d' istinto una lettura che per me si fa faticosa. Il rigo si mette in salita e prima si scollina meglio è. Quel che va perso non riesco a rimpiangerlo.
Ivan è reduce dai lager sovietici, la sua condizione e i suoi pensieri inducono al "ricordo" straziante della Storia.
Ma io ho la sventura di vivere tempi tristi, tempi in cui il Ministro di turno istituisce ogni giorno un "Giorno della Memoria" diverso conferendo così un certo fascino all' oblio.
E intanto Grigorevic viene accompagnato nelle scuole a raccontare le sue peripezie d' internato e finisce inevitabilmente per puzzare di scuola oltre che di baracca.
All' arte di ricordare antepongo l' arte di dimenticare, e Vasilij Grossman in questo libro non trascura certo le mie esigenze, mi fa provvidenzialmente conoscere Nikolaij Andreevic.
E' stata la filosofa Hanna Arendt ad introdurre il concetto di "male banale" attirando l' attenzione di noi osservatori ciechi sull' integerrimo Adolf Eichmann. Ma è Vasilij Grossman ad aver spiegato compiutamente come funziona il marchingegno grazie all' incontro procurato con il delatore Nikolaij Andreevic.
A persone del genere dimenticare serve per assolversi e vivere, e dimenticare diventa così un' arte sopraffina. Il microscopio di Grossman comincia così a rimandare immagini interessanti.
Dunque, per assolversi senza perdere la faccia, la mossa decisiva consiste innanzitutto nell' incolparsi.
Il delatore Nikolaij elenca i capi d' accusa contro se stesso senza risparmiarsi, s' incolpa con scrupolo, a distanza di anni addita la sua condiscendenza verso il Potere e torna ad incolparsi; l' "esame di coscienza" diventa ben presto la sua specialità.
Detto questo, un esame di coscienza non sarebbe completo se non ricordassimo a noi stessi che "viviamo in un mondo complesso" dai nessi causali imperscrutabili. Non ci vuole molto a sentire nei precordi questa verità, ce la dicono e ce la ridicono persone sulla cui "bontà" nessuno dubiterebbe, e men che meno si dubita della loro competenza.
Poi dobbiamo constatare e compiangere la nostra debolezza di creature terrene. Non ci vuole molto: scienziati, teologi e filosofi accorreranno solerti in nostro soccorso.
Bene, detto questo il verdetto... beh, il verdetto... il verdetto non si puo' ancora pronunciare, bisogna tener conto di tutto, bisogna soppesare, ascoltare altri testimoni...
L' udienza è rinviata! Rinviata al prossimo esame di coscienza!
E questo rinvio è decisivo per far lavorare il nostro miglior alleato: il tempo.
Un tempo che scorre erodendo anche la colpa più bieca, la quale tornerà nei doviziosi "esami di coscienza" sempre più amorfa, sempre più pallida, sempre più inframezzata da attenuanti; fino a formare unicamente oggetto di speculazione teorica. Fino a sparire.
***
Una sentenza bisogna però emetterla, almeno sul libro.
Mi è piaciuto? Abbastanza per terminarlo. Non abbastanza per convincermi ad affrontare quel minaccioso parallelepipedo rettangolo che è "Vita e destino".
"Poi dobbiamo constatare e compiangere la nostra debolezza di creature terrene. Non ci vuole molto: scienziati, teologi e filosofi accorreranno solerti in nostro soccorso."
RispondiEliminaTerribile. Vero. In generale, anceh quando ci assumiamo le nostre responsabilità e (sperabilmente) chiediamo scusa, dimentichiamo sempre la parte più importante: "Come posso rimediare?" Quella non può aspettare, non può fare affidamento sul tempo che sbiadisce e cancella. Dev'essere messa in pratica, e subito.
Sono andata a leggere in rete qualcosa su Grossman. E su "Vita e destino" trovi un documentatissimo e lungo e interessante post qui. Dev'essere un libro impegnativo, come "I racconti della Kolyma". Ma l'autrice del blog scrive: "Vita e Destino è un libro bellissimo, immenso, complesso e che si presta a parecchi possibili livelli di lettura. Un libro molto impegnativo, che richiede un "lettore ideale" che non si arrenda nelle prime cento pagine e prosegua pazientemente districandosi nella enorme mole di materiale che Grossman gli mette davanti. La fatica iniziale verrà abbondantemente compensata."
* "Quella parte", volevo scrivere. "Quella non può aspettare"... quella chi? See, domani.
RispondiEliminaPer "dimenticarsi la parte più importante" occorre padroneggiare "l' arte di girarsi dall' altrra parte". In questo Andreevic è maestro e ci somiglia terribilmente. Lui è sinceramente afflitto per la sorte di Ivan, quel saputello condannato al Lager anche grazie alla sua reticenza. Nei vent' anni d' internamento Andreevic pensa spesso a lui, a cosa fare quando tornerà. Ma il suo primo pensiero, quando Ivan torna, è all' ottima cena guastata. In mezzo ai due eventi ci sta l' "opera" intesa a farci capire come cio' sia possibile, oserei dire come cio' sia naturale.
RispondiEliminaGrossman e Salamov afforntano lo stesso tema ma il loro stile è molto diverso: il primo riproduce travagli interiori, il secondo racconta storie. Almeno, questa pè la mia impressione. Alcuni racconti di Salamov potresti leggerli ad un ragazzo come leggeresti un libro d' avventure.