giovedì 9 dicembre 2010

Non esiste la comunità, esistono solo gli individui

1. Per capire se avete a che fare con una mentalità dispotica, non lasciatevi abbagliare dal buonismo o dallo slancio generoso di chi vi sta di fronte, chiedetegli piuttosto di sottoscrivere la massima in calce. Di fronte ad un rifiuto diffidate e prendete le contromisure: siete di fronte ad un ducetto presuntuoso. Magari simpatico, magari generoso ma pur sempre un pallone gonfiato.

2. Per capire le ragioni di una conclusione tanto drastica basterebbe osservare un formicaio (ma alla bisogna soccorre anche un alveare o uno stormo di uccelli).

3. Non esiste qualcosa di tanto complesso ed armonioso quanto la vita nel formicaio.

4. Eppure il cervello delle formiche è piccolissimo, come potrebbe qualcosa di tanto minuto presiedere e dominare una simile complessità?

5. Aggiungici che le formiche non hanno un "capo", nessuno comanda laggiù. Esiste una regina ma non si occupa di queste faccende. Quindi?

6. Il minuscolo cervello delle formiche non concepisce astrazioni, in particolare risulta estraneo un concetto astratto come quello di "comunità". Però i compiti a cui è preposto vengono assolti in modo eccellente. Per esempio, sa bene come reagire quando il vicino si comporta in una certa maniera.

7. Conclusione: il cervello della farmica non è all' altezza di concepire "progetti" sociali, non concepisce neanche il termine "società", figuriamoci. Si limita a regolare il proprio comportamento su quello dei vicini.

8. Detto in altri termini, senza concepire la società le formiche danno vita ad una società complessa ed armoniosa fondata sulle relazioni individuali.

9. Qualora una tronfia formica pensasse di poter organizzare l' intero formicaio arrogandosi il diritto di impartire comandi calati dall' alto, manderebbe tutto all' aria per il semplice fatto che non esiste tra le formiche un cervello abbastanza potente per assolvere questo compito gravoso.

10. La mentalità dispotica è una mentalità innanzitutto presuntuosa e il peccato che commette ha un nome ben preciso, si chiama "abuso della ragione".

11. L' "abuso della ragione" è un peccato molto grave, lo commisero anche i nostri progenitori. Tutti sanno che Adamo ed Eva furono scacciati dal Paradiso Terrestre perchè attinsero all' albero della conoscenza, ma non tutti sanno che ad essere punita non fu la loro sete di "sapere", bensì il malefico "abuso della ragione". Insomma, fu la tentazione dispotica a compromettere la felicità del genere umano. L' uomo non è fatto per "progettare" il suo vicino (noi cristiani diciamo "prossimo"), è fatto per contrattare con lui.

12. Già, infatti il cervello dell' uomo è più sviluppato di quello animale, ma la società umana è anche enormemente più complessa. Per questo l' uomo, nel fronteggiare il caos, se proprio non vuole imparare dal suo dio, che impari perlomeno dalle formiche, ovvero dagli esseri viventi con le prestazioni migliori nel rapporto intelligenza individuale/complessità sociale realizzata.

13. La tentazione dispotica si ripresenta ogni volta che il governante abusa della ragione elaborando un "progetto sociale". L' "abusivo", trascinato dalla propria presunzione, s' immagina di dover "progettare" la Società, ovvero la vita dei suoi simili. In realtà non esiste una "Società" da disegnare, esiste solo una miriade di interazioni individuali che il governante virtuoso è chiamato a "manutenere" senza imporre dall' alto indirizzi di sorta.

In questi 13 punti ho sintetizzato l' insegnamento moralistico contenuto nella novella di Russ Roberts: The Price of Everything. Lì, per fortuna, non si parla tanto di "abuso" "conoscenza", "società" e "dispotismo", si racconta solo una fiaba relativa al lato oscuro delle manifestazioni studentesche, naturalmente c' è anche una storia d' amore.

Manca ora solo la spiegazione del titolo: cosa c' entrano i prezzi? Semplice, le relazioni individuali tra persone si concretizzano nei contratti e il prezzo è il cuore dei contratti: tutto ha un prezzo e dove non c' è un prezzo si nasconde abuso della Ragione e dispotismo. Speriamo che il messaggio passi ai figli visto che i genitori hanno dimostrato di avere la testa dura.

12 commenti:

  1. Piccole puntualizzazioni:
    "Tutti sanno che Adamo ed Eva furono scacciati dal Paradiso Terrestre perchè attinsero all' albero della conoscenza"
    Questa è la versione ateista della storia. Quella che propone un Dio che ama l'ignoranza. La conoscenza cui si riferisce la Bibbia è quella del bene e del male. La nostra condanna è il renderci conto di quali siano le nostre cattive azioni, al contrario degli animali. Un gatto tortura un topo per gioco senza pensare che sia male. Io leggo quella parte della genesi in chiave evoluzionista come il passaggio tra l'animale ingenuo ed innocente e l'uomo, col senso morale.

    Questo distrugge il tuo punto 11: non è il "malefico" abuso della ragione che ha condannato il genere umano.

    Dio e la ragione non sono affatto nemici, altrimenti non ce ne avrebbe fornito. E la nostra ragione ci permette di pensare forme di società più evolute del far west forse facciano bene un po' assecondarla.

    Ma tornando indietro, non capisco nemmeno il passaggio per cui pensare ad una comunità implica la presenza di un controllo autoritario. Perché mai? La storia non ci dice questo. Le società più evolute sono quelle in cui il potere è spalmato fra più individui, e gerarchie ed autorità sono presenti ma non rigidissime.

    Semmai, dove c'è dispotismo difficilmente è presente la comunità. Per il despota, i sudditi sono individui da spremere e da tenere più separati possibile uno dall'altro (spingendoli a spiarsi ed essere nemici fra di loro). La forma più raffinate del despotismo, il comunismo, addirittura è arrivata a distruggere scientemente la cellula più vitale della comunità, la famiglia.

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  2. A proposito del Paradiso: tu parli della condanna ma a me interessa la natura del peccato che ha portato a quella condanna.



    Il punto 11 non puo' essere aggirato così facilmente.



    Chi ha detto che ragione e fede siano incompatibili? Io parlo di abuso della ragione. L' uomo puo' immaginare un concetto astratto come quello di "Comunità" ma se poi lo tratta come un oggetto reale nelle sue mani che puo' modellare a suo piacimento ci lascia le penne. La "comunità" non esiste, esistono gli altri e i doveri che abbiamo verso fli altri.



    Dimenticarlo comporta un abuso etico: l' uomo diventa un mezzo anzichè un fine (chi redistribuisce ricchezza "usa" i ricchi per dare ai poveri).



    Dimenticarlo comporta anche un abuso della ragione (il nostro punto): l' uomo non è in grado di conoscere tutte le conseguenze quando progetta la società giusta (esempio: redistribuire a favore dei poveri quasi sempre comporta alla lunga più povertà anche per i più poveri)



    Il far West ha insegnato la via, lo abbiamo visto, e le società più ricche hanno imparato la lezione.

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  3. Ho usato il far west provocatoriamente, poiché conosco la tua sensibilità sul tema, ma avrei potuto usare altre immagini di società "naturali", dove vige il potere del più forte (il feudo, per dirne una).

    Ambire alla "società giusta" è pericoloso, come ogni utopia, ma ambire ad una società più giusta è lecito e doveroso. Giustizia fa il paio con equità, ma equità è un concetto che può essere interpretato in molti modi (ed è stato violtentato parecchio nella storia). Per questo ambire "alla" società giusta non è lecito. Ambire a migliorare con aggiustamenti continui, sì.

    Tu stesso in altro post dicevi che l'uomo usa quotidianamente concetti astratti, perché mai quello di "comunità" dovrebbe essere illecito? Oltretutto non mi sembra nemmeno così astratto! La società è fatta dalla comunità degli individui. Il comunismo è orrido, ma l'individualismo esasperato ne è lo specchio simmetrico. E qui sopra mi sembra di ravvisarne lo spettro.

    L'uomo non deve mai diventare un mezzo. Ma rischia di diventarlo tanto nel comunismo quanto nell'individualismo, poiché soddisfare i bisogni dell'uomo in quanto tale non è più finalizzato all'uomo destinatario del beneficio, bensì al fornitore del servizio. L'uomo diventa quindi mezzo per arricchirsi, altro che fine!

    Nota che questo per me è lecito, ma solo se bilanciato da un sistema che individua nell'uomo anche un fine, anche quando è improduttivo, anche quando per la comunità è un peso. E se il concetto di comunità viene eliso, il destino dell'uomo improduttivo non può che essere la rupe di Sparta.

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  4. come mirmecologa del blog posso dire questo:
    E' vero che "la forza delle formichce sta nella loro capacità di creare, con cervelli minuscoli, solidi legami e complessi ordinamenti sociali"; e che "hanno raggiunto questo risultato adattando il proprio comportamento a una serie limitata di stimoli molto specifici (di tipo chimico-organico)... che guidano la singola formica attraverso le sue attività sociali giornaliere."

    Ma tra società 'complessa' e 'armoniosa' c'è una bella differenza. Nella società delle formiche esistono forme di schiavismo sanguinarie e spietate; una divisione inflessibile in caste; una politica estera che in pratica è guerra totale e genocida alle altre colonie, 365 giorni all'anno. Più o meno. C'è anche grande generosità, è vero. Per esempio nei confronti dei loro parassiti sociali (statali e parastatali ci sono anche da loro), una popolazione ospite enorme che nutrono e perfino trasportano da un posto all'altro, a cavacecio, senza fare (o percepire) distinzioni con gli altri membri della colonia. C'è poi un geniale 'parassita sociale estremo', il teleutomyrmex, che non fa un bel niente dal giorno in cui nasce al giorno in cui muore. Vive a sbafo nella colonia e basta. (Da questo non ricaveremo una difesa dello statalismo e dell'assistenzialismo, credo).

    Non so quanto abbia senso prendere a esempio o anche semplicemente fare confronti con specie così diverse dalla nostra. Ma una cosa interessante, per esempio, è che nel loro libro ("Formiche") Holldobler e Wilson sostengono che la ferocia e la generosità del mondo delle formiche abbiano la stessa radice: la collaborazione. Non ho ancora bene capito come, e se è una buona notizia o no. Devo rileggermi tutto il libro.

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  5. ecco che faccia ha un parassita sociale estremo, qui.

    Come vedete, questa formichina vivrà pure a sbafo ma ha 'pagato un prezzo', come scrivono Holldobler e Morris:
    "Per il raggiungimento di tale livello di perversità è stato pagato un prezzo, nel corso dell'evoluzione. Sulle Teleutomyrmex è presente il marchio del parassita: i loro corpi sono deboli e degenerati; mancano loro alcune ghiandole che altre formiche usano per produrre nutrimento per le larve e per proteggersi dai batteri; il pungiglione e le ghiandole del veleno hanno dimensioni troppo ridotte e le mandibole sono piccole e deboli..."

    Senza l'"ospite" da vampirizzare soccombono.

    So già che ric troverà il modo di utilizzare questa 'alata metafora'...

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  6. L' argomento non è semplicissimo. Tanto per dire: "la legge del più forte" qui non c' entra niente.



    Davide: non dico che sia illecito ambire ad una società più giusta; dico che non dobbiamo farlo con una "pianificazione sociale" ma impostando una corretta relazione con il prossimo.



    In termini tecnici parlerei di "regole di condotta" ("Il cittadino deve..."), da contrapporre alle regole sociali (Lo Stato deve...".



    Lo "Stato" è una finzione e dire "Lo Stato deve..." nasconde una finzione dietro la quale c' è il sacrificio concreto di alcuni cittadini in favore di altri. Se dico "Il cittedino deve..." o "Il cittadino ha diritto..." detto regole di condotta e ho la garanzia che tutti hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri.



    Lo stesso dico a diana: alle formiche non dobbiamo ispirarci per imitarne la condotta specifica ma per imitare il loro modo di organizzarsi: evitare "regole sociali" e puntare tutto su "regole di condotta".



    Ottimo excursus, comunque.

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  7. evitare il controllo centrale e le regole sociali è la stessa cosa? Ma le 'regole di condotta' non salvaguardano da schiavitù e dispotismo, come abbiamo visto...

    Ma sì, tanto in questi ragionamenti mi perdo. Comunque, le formiche non sono seconde a nessun'altra specie in termini di 'genialità di soluzioni organizzative'. C'è un capitolo dedicato ai loro 'bivacchi', tra un'incursione genocida e l'altra. Formano grandi catene attaccandosi con le zampe le une alle altre... Holldobler le studiava facendosi formica, cioè imitando il loro comportamento. E loro lo trattavano da formica. Quando lui ne solleticava una sotto il collo (o il corrispettivo del collo) con un capello o un filo d'erba, lei gli rigurgitava il cibo perché è a quello stimolo che rispondono per nutrirsi a vicenda. La formica lo nutriva senza chiedersi chi fosse. Inspiring!

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  8. Dimmi una regola di condotta individuale astratta ("Il cittadino deve...") che possa avere come conseguenza lo schiavismo. Ti accorgerai che non puo' esistere qualcosa del genere. Lo schiavismo è possibile solo con la regola sociale per cui esistono "cittadini di serie A" e "cittadini di serie B".



    [Non escludo che tra le formiche dello stesso formicaio operino anche regole sociali, ma lo spettacolo che offrono agli occhi di chi si occupa di organizzazione (ovvero l' ordine in assenza di boss) è di altra natura]


    Regole sociali e centralismo vanno di pari passo: Se si postula che esista lo Stato, bisogna introdurre regole sociali che dividano i cittadini in "governati" e "governanti". Doppio diritto, doppia morale e fine delle regole di condotta astratte. La diseguaglianza tra governati e governanti è la conseguenza di chi postula l' esistenza reale della Comunità.



    http://www.econlib.org/library/Columns/y2005/Robertsmarkets.html

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  9. Qualche esempio di norma di condotta individuale:

    1. Ogni individuo è tenuto a rispettare la proprietà altrui.

    2. Ogni individuo è tenuto a rispettare i contretti che stipula.

    Come si vede la legge è uguale per tutti: "ogni individuo" (senza aggettivazioni) è sottoposto al medesimo trattamento e chi governa non sa l' ordine che finirà per assumere la società lasciata libera.

    Esempio invece di norma sociale:

    3. Gli individui poveri devono aiutare i ricchi.

    Il pianificatore sociale vuole che la Società assuma un certo ordine e per ottenerlo deve dividere i cittadini e trattarli in modo differente. Ci saranno cittadini di serie A (poveri) e cittadini di serie B (ricchi).

    Facciamo un caso pratico relativo ai piani edificatori di un comune. Ecco una norma di condotta:

    4. Ogni individuo non puo' costruire sul proprioo terreno edifici più alti una volta e mezza quelli del vicino.

    Ecco invece una norma sociale:

    5. I cittadini che hanno terreni nel lotto B non possono costruire oltre i 20 metri. I cittadini che hanno terreni nel lotto A possono costruire fino a 50 metri di altezza. Gli altri non possono costruire alcunchè.

    Si ripete l' antifona: le norme di condotta producono un ordine imprevedibile. Ma il pianificatore non ci stà, ha in mente un progetto di società e pensa di poterlo realizzare, per ottenerlo deve dividere i cittadini in cittadini di serie A, cittadini di serie B e di serie C.

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  10. Chiudo.

    Il progettista sociale ha in mente una società ideale (esempio: la diseguaglianza non deve superare X) e per plasmarla deve ricorrere a norme sociali.

    Il liberale si limita a dare delle norme di condotta ai singoli individui, non ha idea della società che emergerà dai loro comportamenti così vincolati.

    Se vuoi potremmo buttarla in pedagogia per illustrare la differenza.

    C' è il genitore che vuole il figlio Ingegnere e pianifica in questo senso il suo futuro.

    C' è il genitore che si limita a dare delle regole di condotta e poi sarà quel che sarà.

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  11. Capisco, anche se credo che le due impronte siano, di fatto, sfumate o che sfumino una nell'altra - nei fatti. Per sempio, dovendo buttarla in religione: il figlio di una coppia di 'integralisti' razionali cattolici viene plasmato secondo un progetto di società/umanità ideale (che prevede una pianificazione del futuro del figlio, in questo senso, con tutta la trafila rituale), o riceve solo norme di condotta e quel che sarà sarà? (domanda ingenua, cioè non polemica) Cioè, forse la differenza, in pratica, la fa piuttosto il modo in cui viene accolto o non accolto quel 'che sarà sarà'. E' lì che si misurano spirito liberale e pianificazione sociale.

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  12. L' educazione religiosa non si affida a "quel che sarà sarà", su questo siamo d' accordo.

    Ma, attenzione: io ho fatto il parallelo con la pedagogia solo per chiarire il meccanismo!

    Ritenere che alla società si addicano i contratti e i prezzi non significa considerare che anche in famiglia e nell' educazione le cose procedano allo stesso modo.

    Ti faccio un esempio.

    Nel capitolo 6 Miami è scossa da un terremoto. Ramon in serata ha bisogno di una torcia elettrica, va ai magazzini Home Depots e non la trova, poi si reca alla Big Box e ottiene quel che vuole, senonchè la BB, solo per quella sera, ha raddoppiato i prezzi.

    Ramon deve soccorrere anche una madre messicana che alla cassa non ha abbastanza contante.

    Tutto cio' indigna ramon che parla di sfruttamento e organizza a stanford, dove studia, una manifestazione di protesta.

    Ruth spiegherà a Ramon che ha avuto la sua torcia solo grazie al cambio prezzi, e così pure la mamma messicana ha tratto giovamento da una simile politica.

    Senza i prezzi noi non potremmo conoscere i reali bisogni, non abbiamo tempo di fare interviste che poi sarebbero menzognere. Home depots non ha alzato i prezzi e le torce sono state spazzate via da chi non ne aveva un reale bisogno, così pure le pappe.

    I "prezzi" sintetizzano conoscenza.

    Ma in famiglia è diverso. Per ruth l' amore è conoscenza e la famiglia è il luogo dell' amore.

    Prendo l' esempio che fa Ruth stessa. Se una mamma deve distribuire i biscottini tra i figli perchè mai non organizza un' asta? Semplice, perchè sa perfettamente quali sono i reali bisogni dei suoi figli, sa per esempio che "il grande" ha già fatto merenda nel pomeriggio. Li ama, e quindi li conosce anche senza utilizzare l' arma dei prezzi.

    Io dico che esiste un diritto naturale della madre a prendersi cura dei propri figli. Questo diritto è un' astrazione reale.

    Al contrario della "società", che è solo un' astrazione nominale e non ha il diritto di "prendersi cura" dei singoli qualora questi dissentano, ovvero fuori da un contratto. Ma è proprio quello che i ducetti/ducette che non sottoscrivono la massima vorrebbero fare: i padri e le madri degli altri cittadini.

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