venerdì 15 ottobre 2010

Quanto sono libere le donne degli Amish?

RISPONDE CAPLAN: quanto le sgallettate di sex and the city.

RISPONDE WILKINSON: molto molto meno delle altre americane.

Lo so che viviamo in Italia e che una domanda del genere, per il bombardamento culturale a senso unico che subiamo, risulta strana.

Anche per questo considero solo le risposte di due libertari, faccio così perchè la loro idea di libertà è meno fumosa della nostra, la "libertà" per loro non è solo un vessillo che sventola qualsiasi sia il vento che soffi ma anche un concetto ben definito utilizzabile in una discussione sensata.

Ricordo solo che la società Amish è fortemente patriarcale e pacifista. Per il resto rinvio a Google.

La domanda potrebbe essere riformulata così: "la cultura puo' mai violentare qualcuno?"

La questione è importante, ci aiuta innanzitutto a capire quanto non sia affatto scontato stabilire se il progresso ci rende più liberi, o se le donne, per esempio, fossero più libere nel medioevo oppure oggi.

Ci aiuta anche a capire che molte battaglie condotte sotto la bandiera della "libertà" farebbero meglio a passare sotto altri stendardi.

Un link con altri link tanto per cominciare a inquadrare meglio i termini della questione. L' irritazione epidermica potrebbe far sfuggire il nocciolo della contesa.

Corollario: molti libertari considerano la donna americana del XIX secolo (gilded age) più libera della donna americana di oggi.

7 commenti:

  1. l'obiezione del nick "Kurbla" al post di Caplan mi sembra ragionevole ed esposta in modo chiaro e efficace... Continuerò a leggere. ("Witness" di Peter Weir è uno dei miei film preferiti.)

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  2. è un po' l'obiezione che mi verrebbe da fare al concetto di libertà nella religione. "Dio ci ha dato la libertà" di scegliere di andare all'inferno. Dunque siamo liberi. (Ma probabilmente c'è qualcosa che non ho capito)

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  3. Kurbla non mi convince.

    Parla di una vaga libertà "esistenziale", il libertario invece è interessato alla libertà sociale.

    Mi spiego con alcuni esempi:

    1. Io sono nato senza ali e non posso volare: devo forse considerare menomata la mia libertà per questo semplice fatto?

    Dal punto di vista meramente esistenziale forse sì: in fondo sarebbe bello volare, forse sarebbe bello anche essere donna, o essere un pipistrello, o viaggiare indietro nel tempo, o... forse anche per i bambini non nati sarebbe stato bello venire al mondo.

    Dal punto di vista sociale invece non sono meno libero: io sono quel che sono, nessuno mi ha strappato le ali privandomi con la forza di qualcosa che era un mio diritto.

    2. Altro esempio. Prima di tornare a casa devo acquistare il pane: per colpa del fatto che tu non hai aperto un panificio sotto il mio ufficio mi tocca andare fino in centro sobbarcandomi una bella camminata.

    Con le tue decisioni mi hai forse reso meno libero?

    Dal punto di vista della libertà esistenziale direi di sì: se avessi aperto il panificio avrei avuto più scelte. Ma dal punto di vista della libertà sociale direi di no: tu ti sei limitata a prendere le tue decisioni nel pieno rispetto della mia libertà.

    3. Ho deciso di non fare il terzo figlio, ho forse conculcato la sua libertà con questa mia delibera?

    Forse dal punto di vista esistenziale sì: se fosse nato avrebbe avuto più scelte che invece così non avrà mai. Ma dal punto di vista sociale no: non ho commesso alcuna violenza che intaccasse la "libertà" di questo individuo potenziale.

    E si potrebbe andare avanti all' infinito per dimostrare perchè il ragionamento di kurbla è per me inaccettabile e semplificatorio. La fa troppo facile il nostro amico.

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  4. che strano, a me la 'libertà esistenziale' di cui parla kurbla mi sembra molto concreta, cioè per nulla vaga. Ma sì, capisco. Vorrei leggere tutto il thread di Caplan (i suoi commentatori sono spesso illuminanti). Poi ci penso.

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  5. Nessuno obietta sulla concretezza, solo che non è "libertà".

    La passeggiata che ho dovuto fare in centro è concretissima (e anche un po' "sudata"). Ma non riguarda il mio grado di libertà.

    Violare la libertà altrui è un crimine: ma tu ti senti forse una criminale per non aver aperto la panetteria sotto il mio ufficio?

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  6. Non pochi giocano sulla confusione tra libertà e opportunità.

    Gli anti-liberali si concentrano sulla "libertà di" anzichè sulla "libertà da".

    Ma è normale che sia così, il concetto di "libertà di" è compatibile con qualsiasi idea, anche la più bislacca, è compatibile anche con il totalitarismo come dimostrò Isaiah Berlin.

    Un tale potrebbe dire: tu non hai avuto figli quindi hai violato la "libertà di" nascere (con tutte le possibilità di scelta che ne conseguono) del bambino che non hai fatto. In nome della libertà ti obbligo ad avere subito quel bambino. Oppure: tu non hai aperto il panificio sotto il mio ufficio quindi hai violato la "libertà di" servirsi comodamente senza essere costretti ad allontanarsi per il vettovagliamento. In nome della libertà ti ordino ora di aprire quel maledetto panificio.

    Si sarà capito spero che parliamo della libertà degli anti-liberali. Una caricatura concettuale che serve solo a coloro che non resistono alfascino sprigionato da questa parolina.

    per le stesse ragioni, se in un certo momento storico la gente pensa che le donne debbano stare in casa a fare la calza e questa mentalità esercita una forte pressione culturale, non violano per questo fatto la libertà della donna. Se c' è un problema non è un problema legato alla libertà.

    A questa gente non posso "ordinare in nome della libertà" di pensare diversamente da come pensano. Ricadrei nelle caricature che ho ritratto un attimo fa.

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