Si sta spegnendo piano piano, nonna Francesca. Dolcemente, com’è vissuta. Ha lasciato eseguire il concerto in tranquillità alla figlia, domenica scorsa, e non ha guastato il weekend del decimo anniversario facendoci tornare di corsa, permettendoci invece di annullarlo con facilità.
Martedì sera, senza preavviso, senza creare impicci, ci ha lasciato terminare con calma la cena al Road House, ed è caduta mentre rigovernava i piatti della cena. Ma ha fatto in tempo a chiamare il marito, che la prendesse tra le braccia mentre cadeva. Piano piano, il sangue le si è sparso nella testa, facendole perdere lucidità. Ma non subito.
Ci ha permesso di abituarci, prendere pian piano confidenza con la morte, senza abbandonarci troppo improvvisamente. E non ha voluto nemmeno prolungare troppo a lungo la sua fine, lasciandoci devastati come si vede purtroppo accadere spesso in tante situazioni terminali. Ormai i suoi respiri sono contati, forse l’alba di domani non entrerà nei suoi polmoni. Non ha nemmeno dato segno di soffrire, evitandoci anche quell’angoscia.
Negli ultimi giorni reagiva sempre meno. Gli ultimi due, ha dato segni di esserci solo quando arrivavano i due nipotini. Ancora l’altro ieri ha aperto mezz’occhio quando il Dany le ha detto “ciao nonna”. Ha mosso un po’ la mano, facendo intuire un’intenzione di carezza. Due nipotini per i quali ha dato tanto, pilastro prezioso per la famiglia, senza mai sgridarli e perdere la pazienza, anche quando facevano le monellate che solo la complicità tra due maschi può far fare.
Mai un “io”, mai un “vorrei”, mai un “no”. Dieci anni sotto casa, e mai un’invasione di territorio. Mai una malaparola per nessuno. Regolarmente in chiesa, ma sempre all’ultima fila. Come diceva oggi un suo congnato, se le cose fossero andate diversamente e la malattia l’avesse portata a casa non autosufficiente, non l’avrebbe retto: lei abituata a servire tutti (ma con la dignità del suo sangue piemontese), non avrebbe mai accettato di essere servita. Poche parole, tanti fatti.
Stasera, steso accanto a mia moglie al capezzale, riposavo ascoltando il suo respiro, affannoso ma regolare, lo stesso che avevo sentito nelle ultime ore di mia nonna. Era paradossalmente rilassante, quasi una forma di comunicazione, un modo per dirci “non preoccupatevi troppo per me, va tutto bene”.
Una persona così umile non può che lasciare un vuoto immenso. Ci mancherà tanto, nonna Francesca.
Mi dispiace molto. Un bel ritratto di una bella persona. Mi ero chiesta se non fosse successo qualcosa, quando hai scritto che avevi altro per la mente.
RispondiEliminaUn abbraccio a Giusy, e a tutti voi.
d
Hai trasmesso bene la sincerità dei tuoi sentimenti, sono vicino alla Giusy e a tutti voi.
RispondiEliminaPur non avendola conosciuta direttamente avevo notato la sua discrezione durante le nostre visite e la sua disponibilità quando ci incontravamo senza i piccoli. Discrezione e disponibilità sono qualità notevoli che annunciano sempre altre qualità notevoli... tutta roba che, ne sono sicuro, non puo' sparire nel nulla.
Ciao Davide . Leggo ora il tuo epitaffio.
RispondiEliminaLe parole mi mancano, ma vi penserò molto in questi giorni.