domenica 31 ottobre 2010

Meditazione sul Vangelo del 30-10-2010

Lettura del Vangelo secondo Matteo 22, 1-14

In quel tempo. Il Signore Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Il Vangelo ci parla di una "selezione".

Fin qui tutto bene, la cosa non ci scompone: l' uomo moderno vive in una società selettiva, la meritocrazia è al centro o dovrebbe essere al centro tutto, cio' è conforme alla nostra sensibilità.

Nel Vangelo dice qualcosa in più: il meriti si realizza accettando un invito. L' accoglienza passiva è sufficiente. Sarà un "let it be" a salvarci.

Per non opporsi al corso naturale delle cose occorre possedere la nozione di "naturale"; l' uomo moderno rischia di perdere una simile nozione, l' uomo moderno crede al caso e rischia una perdita della dimensione del "senso", dello "scopo". "Senso" e "scopo" sono termini senza i quali il "naturale" è impensabile.

Se con un martello pianto un chiodo, lo uso in modo "naturale"; se invece ci mangio la pastasciutta lo uso contronatura. Il perchè è presto detto: il martello è costruito allo scopo di piantare i chiodi, il suo senso è quello.

Molti uomini del nostro tempo non pensano che le cose abbiano un senso, non pensano che abbianom uno scopo, e quindi non sanno dare un significato alla parola "naturale", non sanno cosa sia un "diritto naturale". La parola "naturale" li mette a disagio.

E' una fortuna che il libertario, accanto al cattolico, sia fra i pochi ad avere ben chiara questa nozione essenziale.

P.S. Nella sua predica Don Cesare ha puntato l' attenzione sul commensale punito per non aver indossato l' Abito Nuziale. La punizione si giustifica per aver violato una regola rituale. Solo l' ingenuo pensa che una preoccupazione del genere rifletta un arcaismo, in realtà la nostra ragione la giustifica eccome. Gli autori moderni che più si sono spesi su questo punto sono i Nobel Thomas Schelling (teoria dei giochi) e August Fredrick von Hayek (ordine economico catallattico).

9 commenti:

  1. Non riesco a seguirti bronco. Per piacere prova a spiegarti meglio. Non vedo relazione automatica tra "il lascia che sia" e la legge naturale

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  2. Il "lascia che sia" puo'essere reso con un "lascia che le cose seguano il loro corso naturale".



    A questo punto dobbiamo chiarire cosa s' intende con il termine "naturale".



    In termini positivi noi uomini moderni ancora possediamo questa nozione, non abbiamo molti problemi a comprendere cosa sia la "natura". Ma in termini normativi? I problemi qui si moltiplicano, negli ultimi secoli sono state battute vie alternative.



    La Chiesa è tra le poche istituzioni che in filosofia ha sempre sostenuto l' esistenza di una legge morale naturale. Da libertario mi compiaccio visto che una posizione meta-etica del genere è per me facile da condividere: anch' io credo nell' esistenza di un' etica naturale.

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  3. Questa pagina è durissima. Altro che "lascia che sia". Tutt'al contrario. L'abito nuziale non è certo un riferimento ad una "regola rituale" (che senso avrebbe?).
    Significa chiaramente che accettare l'invito passivamente, star lì quasi per caso, ma senza essere coinvolti completamente, rendendosi degni dell'invito, non è sufficiente.
    E la faccenda è dura!

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  4. Se questo vangelo ti sembra forte, vedrai quello della settimana prossima!



    In realtà la durezza sta nella punizione ma non nelle immagini usate per raffigurare la prova che ci attende: per salvarci basta rispondere all' invito di partecipare ad un bacchetto. Molto più "facile" che fare un triplo salto mortale.



    Non dobbiamo organizzare dal nulla un banchetto senza neanche sapere da dove iniziare. E' già tutto pronto, la strada è in discesa, dobbiamo solo dire "sì", "acconsentire". E' "facile", è "naturale". Bisognerebbe pensare all' "easy" degli americani.



    P.S. la veste bianca è un simbolo, e fa quindi parte di un rituale. Se l' invitato fosse anche "coinvolto" ma rifiutasse la veste bianca (ovvero le regole rituali) farebbe ugualmente una brutta fine.



    Anche il Battesimo della Marghe, per esempio, è carico di simbologia. Non potrei mai, senza conseguenze, aderire alla sostanza rifiutando le regole formali. Ne abbiamo discusso un po' con la catechista che ci prepara.

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  5. Non sono proprio convinto che ci sia una stretta relazione fra il "lascia che sia" e una morale naturale. Troppo comodo.
    Infatti il ns prete ha seguito il concetto reso da Davide. L'abito nuziale è "giustizia e bontà" che non derivano certo da un "lascia che sia", ma da un lavoro tosto.

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  6. Attenzione, non ho introdotto il concetto di "morale naturale" parlando dell' abito nuziale (il tema dell' "abito" è trattato dopo, nel ps).

    Ne avevo parlato rispetto all' impegno che ci viene richiesto per avere la salvezza, ovvero "rispondere ad un invito".

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  7. Ok, ma l'accettazione dell'invito e l'abito nuziale non possono essere disgiunti. La prima è condizione necessaria, ma non sufficiente.

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  8. Tanto è dura questa parola, che i nostri amici di piccola cervice proprio non ci si raccapezzano.

    librescamente.splinder.com/post/23041641/gesu-quel-simpatico-umorista

    (fate copia & incolla: il google-rank a quelli non l'aumento con un link!)

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  9. Davide, non darei troppo peso a cio' che linki: c' è solo la voglia di esorcizzare la parola anzichè di capirla. Il che puo' costituire anche una lettura interessante, ma solo per lo psicologo.



    Vlad, certo, "invito" e "Abito Nuzioale" vanno insieme. Ma "rispondere ad una chiamata" e "uniformarsi a delle regole rituali" sono azioni compatibili.



    Se vogliamo trovare un massimo comune denominatore potremmo pensare all' "ubbidienza". In entrambi i casi siamo chiamati a "seguire" una guida che sta fuori di noi.



    L' immagine dell' "ubbidienza" non seduce certo l' ateo contemporaneo. Come riformularla in modo accettabile senza tradirla?



    Per "laicizzare" il linguaggio, e quindi per riformulare la Parola in termini più schiettamente filosofici, io parlerei di una "legge morale naturale" che siamo chiamati a seguire.



    Qualora l' uomo contemporaneo non convenga circa l' esistenza di detta "legge", la sua conversione diventa assai problematica.

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