martedì 23 novembre 2010

Capire la mente cattolica

A proposto di libri in pila sul comodino.

Finalmente ho avuto modo di sfogliare "Capire la mente Cattolica" di Edoardo Lombardi Vallauri, un libro che ha il pregio di lasciarsi leggere agevolmente. Quel che intende sostenere te lo dice fin dal primo rigo e se non hai capito ti fa pure lo schemino in fondo ad ogni agile capitoletto (come odio quei libri di saggistica dove le tesi sono sepolte chissà dove, anzi, magari rivelate come tesori preziosi con tanto di agnizione finale e squillo di trombe).

Peccato per quel linguaggio a volte un po' denigratorio, penso che ELV non troverà molti interlocutori finchè si riferisce alla "gerarchie" chiamandole "burattinai".

Veniamo ora alle accuse mosse al cattolicesimo italiano.

La prima è in buona parte giustificata e rispecchia anche una critica interna molto diffusa.

1. Molti Cattolici italiani sono disonesti intellettualmente, non ragionano con la propria testa e, anche se non si adeguano nella prassi a taluni precetti, nemmeno li contestano apertamente. Quando la Chiesa dice cose sbagliate fanno finta di niente. Insomma, i Cattolici italiani hanno un pessimo rapporto con la Verità.

Avevamo già trattato il tema: che fare quando non sono d' accordo con le tesi "ufficiali" della Chiesa?

La Sara, tra parentesi, trova pertinente una simile osservazione critica. E' anche un modo per dire che i ciellini sono rimasti tra i pochi a prendere sul serio il cattolicesimo.

Contrariamente a lei, essendo un po' complessato, mi scatta subito l' istinto dell' autodifesa e in questa sede vorrei sottolineare come basti davvero poco per eludere un simile rilievo.

Presento dunque due contro-osservazioni.

A) se mi affido ad un "esperto", l' importante è il mio accordo sul nocciolo. Le questioni secondarie possono anche lasciarmi nel dubbio quando non dissenziente, seguirò ugualmente i suoi consigli.

Si badi bene, una simile linea di condotta non implica "disonestà intellettuale".

Essendo poi un comportamento razionale, non implica nemmeno un "cattivo rapporto con la verità".

Molto di cio' che a prima vista viene fatto rientrare nell' accusa si smarca grazie a questo argomento.

B) prendiamo ora un' interpretazione più sfumata dell' accusa: il Cattolico italiano "predica bene e razzola male".

Per quanto un atteggiamento del genere sia deplorevole non implica necessariamente "disonestà intellettuale" o "cattivo rapporto con la verità".

Se la predicazione è corretta, il fatto di non attenervisi implica solamente una condotta peccaminosa.

Sento già risuonare la replica: ma simili discordanze non sono accompagnate quasi mai da un senso di colpa.

Faccio notare che il senso di colpa è un sentimento mentre qui parliamo di intelletto ("disonestà itellettuale", "cattivo rapporto con la verità").

Mi capita ripetutamente di cadere, e mi capita anche di non sentire come dovrei il relativo senso di colpa. Concludo pensando che non sono un buon cattolico, che sono un cattolico di serie B.

Perchè dovrei "contestare"? Perchè dovrei sentirmi "disonesto intellettualmente"?

Mi limito a constatare quanto sia "debole" e "inadeguato" come credente.

Per concludere aggiungo che il mondo contemporaneo è molto più ricco di "tentazioni", cio' significa che potremmo essere in presenza di un numero maggiore di peccati manifesti a parità di fede.

2. I Cattolici italiani non si dedicano solo alle realtà della fede interiore ma anche alla realtà concreta di tutti i giorni, questo li porta ad allearsi strumentalmente con gli "atei devoti", ovvero con coloro che, senza una vera fede, condividono però con i Cattolici una certa visione del mondo.

Francamente non riesco a trovare una difesa a questa osservazione poichè non leggo in questa osservazione alcuna "accusa".

Se l' accusa è quella di "occuparsi del mondo" e non solo del nostro cuore, allora ci si rassegni: la fede Cattolica lo esige e l' ho scelta anche per quello.

Se l' accusa è quella di allearsi con gli "atei devoti", ci si rassegni, la fede Cattolica è tra le meno moralistiche in circolazione, e l' ho scelta anche per quello. Gli atteggiamenti pragmatici sono all' ordine del giorno: meglio un fedele ad un ateo devoto, meglio un ateo devoto ad un ateo anticlericale. E via di questo passo. Un pezzo di strada insieme puo' essere fatto anche con l' "altro". Perchè no?

...

ELV prende poi di mira l' anti-relativismo della Chiesa ma secondo me lo puo' fare solo grazie al fatto che costruisce uno straw man della posizione "assolutista".

Il relativista, dice ELV, sa che "le proprie posizioni potrebbero cambiare", e questo sapere lo contraddistingue rendendolo prudente.

Io sono un assolutista, credo di professare alcune verità assolute, ovvero verità fondate in ogni tempo e in ogni luogo, eppure come posso escludere che le mie idee un giorno cambieranno? Tutto può succedere, mi limito a definire la mia posizione ora e la mia posizione è anti-relativista.

D' altronde la stessa Chiesa ha mutato opinione nel corso del tempo su diverse questioni. Come giustificare questo fatto acclarato? Non si puo' certo dire che la Chiesa sia relativista.

Bisogna rassegnarsi al fatto che Cristo è una persona da seguire passo passo nella storia dell' uomo, non un teorema da mettersi in tasca.

Mi sembra che in questo caso la definizione dei termini di ELV sia imperfetta e quindi il suo discorso viziato fin dall' origine.

Come se non bastasse, ELV si riferisce ai relativisti come a coloro che "non pensano di possedere la verità".

Ma anche i credenti non pensano di possederla in toto. Infatti ritengono che la piena verità verrà loro rilevata solo alla fine della vicenda umana.

E allora cosa marca in modo specifico le due diverse posizioni? I relativisti, molto semplicemente, pensano che la verità assoluta non esista.

In questo senso un relativista si contraddice quando ritiene la sua opinione contingente migliore di una qualsiasi altra opinione concorrente, infatti questo sarebbe un giudizio "assoluto".

D' altronde, perchè sostenere un' opinione se non la si ritiene "migliore"? A questo punto per lui non resta che trovare rifugio nelle nebbie esistenzialiste. Tutto cio' è abbastanza imbarazzante. Ecco perchè il cattolico evita il relativismo, ecco perchè lo associa al nichilismo.

... continua... lettura in corso...

6 commenti:

  1. "Quel che intende sostenere te lo dice fin dal primo rigo e se non hai capito ti fa pure lo schemino in fondo ad ogni agile capitoletto".

    Esiste qualcosa di più bello di quegli "schemini"? Leggendo questo libro ho scoperto, tra l'altro, le mappe concettuali, Novak (di cui ho comprato due libri, di cui uno impossibile da leggere e con caratteri espressi in nanocurie), i generatori di mappe concettuali e mentali... "Lo devono sapé tutti...!" ho pensato. Ma perché non sono massivamente usate ovunque e sempre? "La coscienza va in vacanza" su una sdraio sotto l'ombrellone, a pag.33.

    Io l'ho letto come un libro che non parla solo di cattolicesimo e di Chiesa, ma anche di famiglia, di padri e figli, di come funziona il nostro modo di pensare le cose, il nostro modo di comunicarle. Di onestà. Di quanto è difficile conservare un legame senza tradire (se stessi o l'altro). Le 'narrative' di vallauri, poi - al di là delle pecche filosofiche o argomentative che non sarei neppure in grado di argomentare, ma magari ne riparliamo anceh di quelle - sono sempre personali, originali e anche interessantemente buffe.

    C'è dappertutto il mooreeffoc di Chesterton (che mi hai fatto conoscere tu): "Coffee-room, viewed from the inside through a glass door, as it was seen by Dickens on a dark London day ... used by Chesterton to denote the queerness of things that have become trite, when they are seen suddenly from a new angle."

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  2. Mi piacciono i libri costruiti in questo modo, non ti senti assediato. I concetti sono trasparenti e hai come la sensazione che circoli aria.



    Un buon libro deve farsi leggere, ok, ma deve anche, non so come dire, lasciarti lo spazio per meditare, deve prevedere delle pause come un museo deve prevedere panchine. Deve anche prevedere, quindi, momenti di non-lettura da regalare al lettore per ricrearsi. Ci sono libri che, al contrario, ti assediano con la loro alluvione di parole, reclamano attenzione solo per sè, ti occupano completamente invadendoti, chiedono di essere decriptati per essere compresi, questo assorbe tutte le tue facoltà. Il tuo pensiero personale non sai più nemmeno dov' è finito, e se perdi di vista te stesso, perdi l' occasione per un confronto e difficilmente senza qualcosa del genere ti arricchirai...



    Per curiosità, ho letto i primi due capitoli facendo saltare al libro un po' di "coda" sul comodino; da lì derivano le mie osservazioni. In seguito, dopo la lettura completa, non escludo di scrivere ancora qualcosa nel merito. Il "continua" si riferisce a questa intenzione.

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  3. circola aria! Esatto. Linguaggio ricco ma pulito e comprensibile, continui brevi riepiloghi, dopo i quali si riprende il discorso. Esempi pratici, mappa concettuale, disegno. Lo trovo un protocollo universalmente valido. E' quello che ha fatto anche Feynman, in fondo, con i suoi diagrammi: visualizzare in modo semplice, sintetico e immediato fenomeni e processi processi complicati.

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  4. A proposito di quanto si legge nella Premessa del libro, ric scrivi:
    "...la fede Cattolica è tra le meno moralistiche in circolazione, e l' ho scelta anche per quelloGli atteggiamenti pragmatici sono all' ordine del giorno: meglio un fedele ad un ateo devoto, meglio un ateo devoto ad un ateo anticlericale. E via di questo passo. Un pezzo di strada insieme puo' essere fatto anche con l' "altro". Perchè no?"

    In effetti, sono d'accordo. I due schemi si intitolano "Sorvolare" e "Strumentalizzare". Sono questi i due aspetti (della mente cattolica, ma non solo, due aspetti della mente di chiunque) presi in considerazione. Viene spiegato come funziona questo modo di procedere, e a quali conseguenze può portare. Non solo positive (inclusione, tolleranza, ecumenismo o altro), anche negative. Per esempio un Berlusconi al Family Day o un Ferrara che usa l'argomento Pro-life per farsi la sua campagna elettorale. Benissimo.

    Quanto al capitolo 1, quello sulla "piaga del relativismo", viene introdotto da questa frase: "Cominceremo con (...) il grande pericolo che minaccerebbe la nostra civiltà, e cioè il cosiddetto 'relativismo'."

    Per come l'ho letta io (e non è detto che sia quello che intende ELV) la parola relativismo è riportata tra virgolette per sottolineare l'inconsistenza di questo presunto 'scontro di civiltà' e di questa presunta 'minaccia per la civiltà': anche del relativismo, dunque, qualcuno fa e ha fatto uno strawman (una pecie di ottuso nichilismo o qualcosa di simile). Di fatto, leggendo articoli, dichiarazioni, eccetera - soprattutto di politici e intellettuali (vedi schemino Strumentalizzazione, pag.13) mi sono spessa ritrovata a pensare: ma di che parlano? Ma che senso ha? Che c'entra con le decisioni e le scelte che la gente fa tutti i giorni, in pratica? Per questo l'introduzione delle due categorie Prudente e Coraggioso, per rimpiazzare le due fiction Relativista e Assolutista (poco usato, quest'ultimo, "perché suona male", scrive ELV) mi è sembrata ottima.(Ma di questo abbiamo già discusso nell'altro blog) Alla fine, la differenza tra queste due presunte visioni del mondo (di paglia) si misura in gradi - più o meno prudenti, o più o meno coraggiosi - e in Tempo (tu dici "mi limito a definire la mia posizione ora", bene. Ma in teoria questo non dovrebbe ricadere nella categoria Relativista-prudente? Boh. I due piani tendono a confondersi perché, secondo me, non dicono niente di reale...)

    Chi è più relativista? Si chiede ELV. Il ribaltamento che fa dei termini della questione mi è piaciuto (sono più relativisti gli assolutisti che danno più importanza al relativo) perché sufficientemente paradossale da spiazzarti. Bene, così devi ripartire da zero. Io avrei usato un altro argomento, forse. Quello che usi tu. Proprio il grande pragmatismo, la grande 'libertà di manovra' che lascia il cattolicesimo al fedele, fanno del cattolico il più relativista dei relativisti, nei fatti. Fa quello che può, come può, accettando i suoi limiti di credente, e sapendo che comunque sarà perdonato (se si pente eccetera). Cosa c'è di meno assolutista? Io, in questo senso, sono molto più assolutista. Fatto il male, per me non c'è salvezza. Me lo porto dietro a vita, senza possibilità di riscatto. L'inferno me lo faccio qui, non devo neanche aspettare.

    Il cattolico è, ai miei occhi, un fantastico relativista nei fatti.

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  5. (p.s. ho riletto il mio commento, spedito al solito senza rileggere bene. "In effetti, sono d'accordo" - intendevo dire d'accordo con ric. E poi forse ci voleva un "ma":
    "Ma i due schemi contenuti nella Premessa si intitolano Sorvolare e Strumentalizzare... sono questi i due aspetti, ecc..."

    Più o meno.

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  6. Considerazioni sparse dopo la lettura del tuo commento.

    1. il contrario del "moralismo" è l' "attitudine allo scambio". La chiesa cattolica, essendo anche una potenza terrena, privilegia lo scambio (ne sa qualcosa il moralista Lutero). E' una sua caratteristica, prendere o lasciare. Ogni scambio ha un DARE e un AVERE, un prezzo e una contropartita. Anche questo va da sè, l' importante è che le parti escano più contente di prima.

    2. Nel merito: io trovo fruttuosa l' allenaza con gli atei-devoti. Rende palpabile cio' che molti dimenticano, ovvero che le posizioni sociali specifiche della chiesa cattolica (giuste o sbagliate che siano) fanno appello alla ragione di tutti gli uomini, non sono dogmatiche (accusa fuori luogo ma così spesso ripetuta) e acconsentire ad esse non richiede necessariamente atti di fede.

    3. c' è chi accusa la chiesa di sostenere "posizioni non negoziabili" e chi l' accusa invece di "negoziare". Una buona strategia difensiva potrebbe essere quella di mettere questi accusatori in comunicazione tra loro.

    4. Affidarsi ad una tradizione arroccandosi in essa fino a che il cambiamento s' impone grazie ad "overwhelming evidence". Così descritto l' atteggiamento della chiesa sembrerebbe addirittura affetto da un eccesso di prudenza.

    5. Giovanni è un relativista. Giuseppe ha una psicologia che per comodità chiamiamo relativista (prudente). Nella sua accusa la chiesa prende di mira Giovanni, mica Giuseppe che magari non è affatto un "relativista". Bisogna saperlo quando si critica la Chiesa per il suo anti-relativismo, altrimenti si confondono i termini della faccenda. Il relativismo è una filosofia e i "Giovanni", tra i filosofi, abbondano.

    6. Il relativismo-nichilismo (Giovanni) esiste? Sì. Le idee contano? Credo di sì. Se tu diana non dai molto peso al "pericolo" è perchè non dai molto peso alle "idee". Per te contano i comportamenti (psicologia) e li consideri qualcosa di indipendente rispetto alle idee partorite nell' artificioso e separato ambiente dell' Accademia. Ma c' è anche chi (la Chiesa) ritiene che le idee contino, c' è chi ritiene che le idee mettano su un pericoloso piano inclinato le psicologie.

    7. esempio concreto dei concetti espressi in 6:

    Giovanni è un materialista e professa una filosofia (idea) che non gli consente di concepire in modo coerente il concetto di "colpa". Lo sappiamo, per lui gli uomini sono macchine e l' assassino è solo una macchina che "lavora" diversamente, così come il cellulare "fa" cose diverse dal computer. Eppure nella psicologia di Giovanni l' istinto della colpa (ancora) non manca, prova un autentico senso di condanna per l' assassino che sfila in TV. Ebbene, l' idea di Giovanni, alla lunga, non inciderà anche sulla sua psicologia?? Quel suo sanoistinto costruitosi quando l' uomo professava altre idee si manterrà? Forse le idee attuali di Giovanni, più o meno consciamente, lavoreranno per rendere la sua psicologia coerente con esse. E' questo che teme la Chiesa. Un timore infondato, ma solo per chi non dà importanza alle idee. Non per un IHC (ideas have consequences).

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