martedì 30 novembre 2010

Capire la mente cattolica III

Nel capitolo tre, ELV affronta il tema del primato della coscienza. Apprezzo il fatto che questo insegnamento venga riconosciuto come un "capolavoro di saggezza" uscito dalle officine ecclesiastiche. Mi associo volentieri ad un simile giudizio.

Ma veniamo alle note dolenti, ovvero alla parte critica che di seguito riassumo scomponendola in due parti:

1. La Chiesa afferma il "primato della coscienza", ma poi chiede obbedienza, le due cose sono incompatibili.

Perchè incompatibili?

Prima considerazione: si puo' obbedire senza un' adesione coscienziosa. E allora si è dannati.

Seconda considerazione: si puo' obbedire in coscienza. Allora si è salvi.

Terza considerazione: si puo' disobbedire consapevolmente. Allora si è dannati.

Quarta considerazione: si puo' disobbedire inconsapevolmente. Allora non si è dannati.

Se le quattro considerazioni sono vere, allora il primato della coscienza in realtà è compatibile con la richiesta di obbedienza. Che si obbedisca o meno la nostra sorte resta ancora nelle mani della nostra coscienza.

2. Ad ogni modo, quando la Chiesa si pronuncia, scende troppo nei particolari, cosicchè la coscienza del singolo resta stritolata.

Particolari? Qui bisogna specificare, e infatti ELV specifica. Rifaccio i suoi esempi.

"Dio è uno e trino".

Non mi sembra un "particolare", bensì un dogma fondamentale.

Nel linguaggio del mondo ci dice che Dio stabilisce un contatto con l' uomo ed entra in comunicazione empatica con lui mettendosi al suo livello. Un Cattolico deve crederlo, siamo nella sostanza del suo credo, non nei "particolari".

Per illustrare un "particolare superfluo, esempio peggiore non poteva essere portato. Ma proseguiamo.

"Dio è presente nella Comuinione del pane".

Stesso discorso di prima. Anche qui siamo nel vivo della fede. Credere nel dogma della presenza reale qui ed ora della sostanza di Cristo è importante, non è un particolare.

Poi ELV si sposta sulla morale, e qui le sue ragioni sembrano preoccupare molti credenti.

Però, essendomi occupato un pochino della dottrina sociale della Chiesa, devo ammettere di averla trovata molto "generica", tutt' altro che "paticolare". In teoria quella dottrina è compatibile sia con forme di libertarismo che con forme di socialismo spinto. Uno spettro ampissimo, dunque.

ELV, con i suoi esempi, privilegia le prescrizioni sessuali.

Molti condividono la sua sensibilità, non mi resta che far notare come a questo punto non si parli più di dogmi. Ci viene chiesto di uniformarci nell' obbedienza con i comportamenti, ma questo non ci impedisce di prendere parte in modo civile alla discussione interna alla Chiesa affinchè l' indirizzo evolva in un certo senso.

Io, favorevole al testamento biologico, ubbidisco senza per questo sentire in gabbia la mia coscienza dissenziente. Al limite sento in gabbia le mie azioni, cosa in questa sede irrilevante visto che ELV affronta il problema della coscienza.

Altri "particolari" che ad ELV non vanno giù sono in realtà formalismi cerimoniali che la Chiesa riceve dalla sua ricca Tradizione.

Dovrebbe forse snobbarli? Per giungere a questa conclusione bisognerebbe essere pronti a sostenere che per una Comunità la Tradizione non rappresenti un valore. Io sostengo esattamente l' opposto, e con il conforto ormai sia delle scienze umane che di quelle logiche.

2 commenti:

  1. Qui si smonta l'idea che ELV sia una specie di "protestante". Tanto per dire, la dottrina trinitaria non è messa minimamente in discussione dagli evangelici.

    No, ELV probabilmente è molto convinto dell'autosufficienza della propria ragione, della ragione individuale del sé, quella che nemmeno si confronta con le ragioni degli altri, figuriamoci con i "dogmi"! Vogliamo dire che ELV è un "libertario"? E diciamolo, una volta per tutte.

    Direi che in questo asseconda una tentazione che subiamo un po' tutti: quella di crearci l'immagine di Dio semplicemente con la nostra ragione, a nostra somiglianza (mentre il racconto bibilico ci dice che il processo corretto è quello inverso).

    E i più arrivano a compiere questo salto (che ovviamente comporta la rottura dei rapporti con chi promuove Verità non negoziabili), proprio scontrandosi con le "prescrizioni sessuali", che tra le Verità ecclesiali, come dici tu, sono forse quelle meno dogmatiche e più negoziabili (diverso il caso del testamento biologico, ben meno negoziabile, direi!).

    Le prescrizioni sessuali sono normalmente di puro buon senso; i non cristiani subiscono o si autoimpongono spesso vincoli ben più gravi (senza nemmeno arrivare a quelli che puniscono i trasgressori nel sangue) e, quando non ce li hanno, arrivano non di rado ad abiezioni disumane. Sono quelle cui vengono dedicate meno pagine nei documenti ecclesiali, ma sono quelle che hanno sempre più risalto mediatico (anche perché la comune morbosità pruriginosa desta sempre l'attenzione sui quei temi, basti aprire a caso il Corriere online!), che vengono maggiormente equivocate ed cavalcate dalla propaganda anticristiana.

    Facile intuire come ELV, nella sua crociata, non potesse esimersi dal cavalcare questo filone!

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  2. A volte nel leggere il libro mi sembra di cogliere una "sensibilità" protestante, l' enfasi sulla "coscienza" e la riluttanza verso l' "obbedienza" lo confermerebbe. Se non concludo in quel senso, è solo perchè mi ha sorpreso la decisione con cui si dichiara insensato il concetto di "Dio", una risolutezza degna di un seguace del positivismo logico di un secolo fa. Ma forse sono solo iperboli volte a levare di mezzo la ragione da queste materie per giungere poi al "sola fide" luterano.



    Il libertarismo non penso che conti in questo caso, quella è un' idologia politica che mette al centro la responsabilità personale, è in gran parte compatibile con la Chiesa; la Chiesa in molti casi valorizza la responsabilità, ma soprattutto si occupa di morale più che di politica.

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