Sul mercato del lavoro molti denunciano pratiche di "sessismo" (razionale) che danneggerebbero le donne.
Queste denunce, per quanto plausibili, sono puntualmente reticenti.
Non si spiega, e magari non si comprende nemmeno, cosa sia il "sessismo razionale".
Facciamo un caso specifico: poichè il datore di lavoro sa che la candidata donna al posto potrebbe avere nel prossimo futuro dei bambini, è meno disposto all' assunzione. Come biasimarlo, mica possiamo chiedergli di essere Babbo Natale!
Senonchè la donna media, proprio perchè a conoscenza di queste difficoltà, rinuncia ad impegnarsi a fondo in ambito lavorativo creando un circolo vizioso: tanto più il datore discrimina senza pregiudizi, quanto meno le donne investono nel mondo del lavoro
E' un caso classico di "statistical discrimination" o "sessismo razionale": tutti si comportano in modo razionale ma "le donne" ci lasciano le penne.
Peccato che molti pensino al "sessismo razionale" come a qualcosa che contrappone i due generi sessuali: donne contro uomini. Sbagliato! Il "sessismo razionale" contrappone donne a donne. La battaglia da condurre è limitata all' interno del gruppo discriminato.
Per capirlo ancora meglio vediamo come si sbaragliano gli inconvenienti del "sessismo" nel caso appena profilato.
Semplice, basta prevedere contratti in cui la candidata si impegni a non avere figli (oggi vietati per legge!).
Una soluzione del genere avvantaggia le "donne" in generale? No, avvantaggia solo le donne orientate seriamente a lavorare duro e alla carriera, le altre donne invece non solo non migliorano la loro condizione ma addirittura la peggiorano.
E guardacaso è cio' che dicevamo: le pratiche di "sessismo razionale" fanno in modo che la battaglia reale sia all' interno del gruppo discriminato e non tra gruppo discriminato e gruppo discriminante.
Una battaglia del genere presenterebbe due fronti: nel primo le donne che investono sul lavoro, nel secondo le altre. Chissà perchè chi si interessa di "sessismo" è a dir poco terrorizzato da un simile schieramento. Costui sogna ancora una bella guerra tra "generi", anche laddove una contrapposizione simile avrebbe veramente poco senso.
La flessibilità contrattuale è un ottimo strumento contro ogni genere di "razzismo razionale" (che per me non puo' nemmeno definirsi "razzismo"). Una soluzione quasi sempre omessa nelle analisi che leggerete. In questo campo il vizietto della reticenza per "correttezza politica" imperversa.
Ma tu stai dando per scontato che l'avere figli nuoccia alla lavoratrice. Nella realtà dei fatti non credo sia così, anche se l'immagine comune è quella (e non dubito che in molti casi abbia un fondamento reale). I figli arricchiscono la persona delle madri e ciò, quando queste sono intelligenti, ha ricadute positive nell'ambito relazionale, anche lavorativo.
RispondiEliminaSpero che non si arrivi mai a contratti in cui le donne si impegnino a non avere figli, perché testimonierebbero una bruttura sociale quasi a livello di Cina, dove almeno hanno la scusa demografica per capovolgere le priorità dei valori esistenziali.
Incidentalmente, la mia disponibilità al lavoro ad di fuori degli orari canonici si è drasticamente ridotta da quando ho i figli. Forse contratti simili andrebbero dunque pensati, nel caso, anche per gli uomini.
Vuoi dire che se la lavoratrice restasse incinta la cosa non nuocerebbe al datore di lavoro, anzi lo avvantaggia?
RispondiEliminaAllora non esisterebbe il problema del "sessismo razionale", visto che il datore di lavoro - essendo razionale - non discriminerebbe.
Ma io penso che affermare quanto sopra sia altamente controverso. D' altronde tu stesso dici che da quando hai figli la tua "disponibilità è calata". Se avessi un datore di lavoro, non so quanto gradirebbe il tuo "calo di disponibilità".