Con il capitolo II, ELV sembra buttarla in filosofia.
Ripropongo la sua accusa suddividendola in due parti:
1. Quando il cattolico dice "credo in Dio" non sa in realtà di cosa parla, questo per il fatto che la parola "Dio" non è intelleggibile, trattasi infatti di un concetto indefinibile; per esempio, cosa significa "eterno"? Boh. Così come ha ben poco senso la parola "credo" quando è usata come la usano i Cattolici, ovvero per significare una certezza.
In un certo senso è vero che per parlare di Dio dobbiamo ricorrere a metafore, ed è anche vero che Dio in gran parte è Mistero.
Detto questo, l' accusa si regge bene solo se si adotta una prospettiva "materialista".
Dicendo "Dio" ci manca un riferimento naturale che i sensi possano cogliere, Dio non è avvistabile da alcun telescopio e cio', agli occhi del materialista, lo rende un concetto insensato.
Ma noi, credenti o no, utilizziamo spesso concetti che non hanno riferimenti nel mondo naturale, penso ora a "mente", "coscienza", "responsabilità", "causa", "numero" e molti altri. Difficile dire che siano concetti senza senso o che siano in qualche modo riducibili naturalisticamente, anche se proprio in questo consiste la tortuosa fede dei materialisti.
Andiamo avanti, perchè mai Dio non sarebbe definibile? E le trenta pagine che Richard Swinburne dedica alla definizione del concetto di Dio nel suo ormai classico "The existence of God"? E la definizione formale di chi, da Anselmo a Godel, si è impegnato nella dimostrazione dell' esistenza divina?
Il fatto che un concetto non sia definibile in modo completo non significa che sia insensato. Tutti i giorni maneggiamo concetti del genere senza considerarli insensati.
Ancora un passo, perchè mai non potremmo cogliere il senso di una parola come "eterno"?
D' accordo, non possiamo sperimentare con i sensi l' "eternità", ma, a riprova di quanto dicevamo, un limite del genere puo' allarmare giusto un materialista!
Per tutti gli altri un concetto come "infinito" è da noi bene o male compreso, in caso contrario molta matematica farneticherebbe.
Con Swinburne direi di più, si tratta di un concetto talmente familiare per la mente umana che, semplificando le spiegazioni fondate sul concetto di "Dio", finisce per renderle razionalmente preferibili rispetto alle spiegazioni concorrenti.
Veniamo ora alla parola "credo".
Per respingere l'accusa basterebbe notare come anche il non credente in molti frangenti usi questa parola proprio per esprimere qualcosa di vicino alla certezza.
Pensiamo a questa domanda: "vivo in un Matrix o in una realtà?". Noi, credenti o meno, non ci poniamo nemmeno l' interrogativo, diamo per scontata la risposta. Eppure è una risposta fondata sulla "credenza".
Altra domanda che potrei pormi: "tu hai una mente come ce l' ho io?": altra risposta scontata, altra "credenza".
E adesso la seconda accusa.
2. Ammesso che l' espressione "credo in Dio" abbia senso, molti credenti non sanno quel che dicono quando la pronunciano.
Su questo posso concordare, il credente oggi non è abituato a riflettere sulle basi razionali della sua fede, ma devo aggiungere che i cattolici, proprio in virtù di cio' che la loro fede domanda, sono anche i più attrezzati per rimediare all' inconveniente.
... continua...
Anni fa, in una delle trasmissioni della famiglia Vallauri su Radio 3 (credo fosse "meditare in occidente"), non ricordo se ELV o il padre raccontavano la storiella per la quale di Dio si possono solo dare definizioni "negative" (in-finito, eterno - cioè senza inizio né fine, ecc.), credo nel solito tentativo pasticciato di farci credere che la non definibilità di Dio comporti la non esistenza di Dio.
RispondiEliminaDel Dio cristiano sappiamo invece un po' di cose positive. Soprattutto che ama la sua creatura prediletta, l'uomo, al punto di farsi pari a lui e vivere - totalmente da uomo! - la tragedia gloriosa che sappiamo.
Il cristiano tipo (non parlo di quello intellettuale, parlo dello stereotipo della vecchietta che frequenta la Messa) sa molte cose di Dio, e il fatto che alcune siano sfuggenti e dai contorni non definitissimi (mi riferisco una cosuccia tipo il senso ultimo della vita terrena...), non implica che tutto sia da buttare al macero, se non per le menti con la tendenza a semplificare un po' troppo ("abusivamente", direi!).
Condivido (evviva!) tutte le tue osservazioni. "Io credo" è un'affermazione che tutti sono costretti a fare. Anche quelli che credono di non credere in Dio (atei). Anche quelli che professano di non credere in niente (relativisti, falsi e bugiardi per definizione, dato che credono molto fermamente di non credere!).
In più, ELV presenta serie aggravanti. La principale è denunciata dal titolo stesso della sua opera. L'arroganza. Come può pensare di "capire la mente cattolica" chi costantemente dimostra di non avere nemmeno la più pallida idea di cosa il cattolicesimo sia? Al limite può pretendere di capire la caricatura del cattolicesimo che i media tipicamente spacciano per esso.
E poi, come può un simpatizzante per il trascendente "all'orientale" uscirsene con una frase quale quella che citi ("molti credenti non sanno quel che dicono quando la pronunciano 'credo in Dio'")? Una frase simile è una condanna per "molti credenti". Una condanna presuppone un giudizio. Ed i guru orientali continuano a ripetere "non giudicare gli altri". Ipocritamente, poiché loro stessi (in questo ELV è loro perfetto seguace) non fanno altro da mattina a sera!
Penso che tu ti riferisca al padre di ELV, il prof. espulso dall' università cattolica. Sulle posizioni spirituali di ELV potrebbe soccorrere diana. So che è (o era) uno scout.
RispondiEliminaciao a tutt'e due, ho letto i vostri scambi e anche quelli nell'altro post. Proprio quando stavo buttando giù qualche osservazione alle osservazioni di ric nel thread precedente, ho visto questo nuovo post. Come starvi dietro? In questo periodo ho troppe scadenze che si sono accumulate. Proverò a scrivere qualcosa domenica, ho preso un po' di appunti. Lascio qui solo qualche informazione: "Meditare in occidente" è una trasmissione di Luigi Lombardi Vallauri. Non so se ELV simpatizzi per il trascendente all'"orientale" (da cosa lo deduci, davide? Forse perché si è occupato di Giappone e giapponese, non so...) Io so che è stato a lungo capo scout. Trovi traccia delle sue molte pubblicazioni di quel periodo sul sito dell'agesci, qui. (Del resto sulla copertina del libro c'è uno scout che guarda attraverso una lente un concilio o quel che l'è, e sì, effettivamente si mette le mani tra i capelli.) Se mai qualcuno ha definito ELV 'neo-protestante' (se ricordo bene la registrazione della presentazione di "Capire la mente cattolica", sul sito di radioradicale). Ma su cose strettamente teologiche non apro bocca, non ne so niente.
RispondiEliminaA titolo di impressione personale posso solo dire che leggendo il libro ho pensato che fosse stato scritto da qualcuno che ha sempre preso molto sul serio la sua fede, che ci ha investito e speso passione e energie fisiche e intellettuali. E che forse si è sentito tradito. Anche Luigi, il padre, l'ha sempre presa sul serio la sua fede, fin da quando era ragazzo a Dronero ("io volevo solo sapere se Dio esisteva e se Gesù era risorto... volevo sapere a chi mi rivolgevo quando pregavo", da Nera luce). Ha scritto libri e riflettuto su fede e credenza, cercando onestamente e con grande passione di darsi delle risposte. Così mi sembra. Onestà, passione, poesia, originalità di pensiero. Insomma, se io mi chiamassi Chiesa me li terrei stretti, interlocutori così. Mi sentirei più al sicuro con loro (su quel "piano inclinato" di cui parlava ric), che non accanto a Berlusconi o a Ferrara. Ma al di là di questa prima impressione non saprei andare, per il momento. (Però domenica torno a "Capire la mente - 1")
Grazie Diana per i chiarimenti. In effetti anch' io, nel corso della lettura, mi chiedevo quale potesse essere la posizione filosofica di ELV, la sua pars construens. Non mi sembra che chi pensa che "nessuno di coloro che dice "credo in Dio" sa quello che dice" possa essere definito protestante. A meno che questa affermazione sia solo un' iperbole per dire che la realtà divina non si esaurisce nella comprensione intellettuale. L' iperbole è una figura retorica amata dai mistici e questo ci riporta ad oriente. Vuoi vedere che...
RispondiEliminap.s. capisco il berlusca, pochi apprezzano il suo unorismo involontario e surreale, ma che t' ha fatto ferrara!
... surreale? Forse abbiamo un dizionario diverso, io uso lo Zingarelli. Ma il tuo me lo compro subito, manda link. a presto, d
RispondiEliminap.s. mi interessa anche la definizione di 'umorismo', sul tuo! Manda, manda!
RispondiEliminaQuando il berlusca fa le corna sulla testa al ministro belga al momento della foto di gruppo nel corso del g8(9...10...) la situazione è surreale. Per l' effetto umoristico è invece essenziale la presenza di pubblico e commentatori fortemente "indignati", che non manca di certo! Pochi riescono a trattenersi di fronte a facce come quelle che non riescono più a trattenere la mascella (come direbbe davide).
RispondiEliminaRicordo un discorso a termini Imerese che in questo senso fu un piccolo capolavoro. Gli operai cassaintegrati erano aizzati dal sindacato verso forme di occupazione della fabbrica. La rabbia montava. Arrivò il pragmatico berlusca e prese la parola "amici, non state lì a preoccuparvi troppo, vedrete, la cassaintegrazione è più che generosa, poi vi trovate pure un lavoretto a latere, e, date retta a me, starete molto meglio di prima... Tutti sentirono detto e tollerato cio' a cui in fondo avevano già pensato dal primo momento e se ne andarono rincuorati a casa tra lo scandalo generale dei commentatori. La realtà raccontata così è surreale nel senso degli abiti invisibili dell' imperatore. E comiche sono le facce sudaticce e stravolte dall' indignazione che il B. lascia dietro di sè al suo passaggio. Noi lo seguiamo godendoci l' uno e l' altro.
E' una classica situazione da comiche: il protagonista fa un gesto geniale ed inaspettato (surrealismo) è l' ordinaria controparte resta di inebetita e si stropiccia gli occhi (comicità). E noi spettatori ci divertiamo
supplemento di comicità: quando l' ordinario tenta di imitare il genio. Ma questo è un altro discorso.
Intendiamoci: tutto quanto ho detto vale sia che B stia salvando l' italia sia che la stia portando alla rovina. Vale a prescindere.
E poi bisogna avere senso dell' umorismo e del surrealismo.
Diana, già il titolo "Meditare in Occidente" dà un po' il senso di quale sia il peso dell'esperienza mistica orientale (principalmente indiana, con radice buddista ma non solo) nella conversione (alla rovescia) del/dei Vallauri (fatico a connotare molto le caratteristiche dell'uno e dell'altro, ma credo che questa lettura si riferisca principalmente al padre).
RispondiEliminaDetto questo, verso entrambi (e un po' verso il misticismo all'orientale) nutro uno strano rapporto di amore/odio. Mi rendo conto che l'esperienza mistica orientale, quella che passa attraverso la meditazione fatta in un certo modo, è enorme, non semplice da liquidare con faciloneria, utile anche a noi in molti punti essenziale ma nello stesso tempo pericolosa e devastante se acquisita integralmente, senza filtri e distacco (ma purtroppo per la sua natura andrebbe presa così, poiché razionalizzandola si annulla).
Il peso di quella mistica è evidente nel cammino del/dei Vallauri, ed a un certo punto è inevitabile che venga a scontrarsi con alcuni punti essenziali della dottrina cattolica. Io leggo così la rottura avvenuta all'Università Cattolica: non come punto di partenza, ma come punto di arrivo, una ricerca del pretesto per rompere definitivamente con una matrice che si sente vincolo pesante nel cammino (per me deviante se accettato in toto) verso l'"illuminazione".
Ma mi baso solo su quello che ho sentito loro dire alla radio. Non pretendo che sia sufficiente e potrei sbagliarmi di molto.
Ciao Davide,
RispondiEliminacredo che possa valere per Vallauri padre, non so quanto per Edoardo. Francamente non ho mai sentito molto questo aspetto, nelle sue narrative, ma, come te, potrei sbagliarmi. E non so neanche quanto le loro due 'conversioni' si somiglino.
La mistica orientale - non ne so niente. Il tema del 'distacco' mi ha sempre creato un grosso problema. Diciamo che lo respingo, senza neanche averlo approfondito, perché mi crea un problema. (E' un circolo vizioso) Per un anno ho seguito un corso di Ashtanga Yoga. E vedevo queste persone assolutamente padrone del loro corpo, e forse anche della loro mente, che però mi sembravano morte. Mah, sarà una cosa da approfondire, questa cosa che tendo a vedere morti viventi dappertutto.
Sono ancora sconvolta per la fine di Monicelli. A 95 anni, e cieco, fare quello che ha fatto.
Caspita se sei cambiato, e tanto anche.