lunedì 22 novembre 2010

Gaia Cuatro

Eccovi uno spizzico del concerto di sabato scorso ad Ispra. Imperdibile! I video non rendono giustizia, servono solo per dare un'idea. Bisognava esserci. Il repertorio è molto variegato, qui scalfiamo solo la superficie (il top - per me! - purtroppo non l’ho filmato; trattavasi di un duetto di improvvisazioni tra violino e piano da far cadere la mascella).

Grande la presenza scenica di Aska Kaneko (violino virtuosissimo e voce). Tutti hanno dato l’idea di divertirsi molto suonando. Lei era trascinante come un torrente in piena nel comunicare questo divertimento.
L’argentino Gerardo di Giusto al piano (un verticale aperto con abbinata la PianoBar della mitica Moog) ha strabiliato con una musicalità d’eccezione, tecnica da virtuoso, tocco sopraffino, da tanghero scafato.
Il tokiese Tomohiro Yahiro si è divertito (e ci ha divertito!) parecchio, giocando su una tavolozza percussiva variegata.
E che dire ancora del mitico Carlos “el tero” Buschini, che qui incontriamo per la terza volta? Alternava un basso elettrico a sei corde al contrabbasso elettrico che scorgete qui sotto.

Sin Vueltas

Sin Vueltas (frammento)

Mizuho - Gaia Cuatro

Nada - Gaia Cuatro


Il bis:

Gaia - Gaia Cuatro

3 commenti:

  1. E' bello quando il jazz serve da "apriscatole" per accedere ad altre musiche. Riesce sempre a far "respirare" la musica di "genere" che altrimenti rischia di soffocare nel suo codice.

    La violinista cantante poi mi ricorda altre virtuose a cui sono legato: Iva Bittova (un po' diva ma... averne) e Sylvia Hallett (un po' radicale ma... averne).

    Vedo che ci dài dentro con il sudamenrica. Sul mio comodino (guarda che il comodino pieno ce l' ho anch' io, purtroppo) giace un cd in attesa, sono i Barrio de tango Ensemble. Tutti italiani (senza bandoneon!) e dotati della giusta erudizione per omaggiare a dovere il genere e della giusta spregiudicatezza per travolgerne gli argini Un assaggino l' avevo già proposto, presto ne riparlerò.

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  2. Sì, ma è sudamerica un po' sui generis. Due di questi sono giapponesi (e si sente!). Gli altri due sono argentini (e si sente! - incidentalmente Buschini ora è residente ad Angera). L'impronta del tango e della habanera è spesso forte, ma (come diceva Olivier Manoury), il tango non l'hanno inventato gli argentini. L'abbiamo inventato noi italiani, e tutti i grandi autori di tanghi sono italiani.

    Parlando di "genere", i Gaia fatico proprio a classificarli. Qualcuno parla di "World music". Indubbia la matrice jazz e tanghera. Ma in molti brani non si tratta né di jazz, né di tango, né di una via di mezzo tra i due.

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  3. Ma è quello che cerco io: senza contaminazioni il piatto non è abbastanza speziato. Anche se l' incontro è un arte delicata, non c' è niente di peggio che accozzare tutto insieme.

    Un po' mi hanno ricordato i Calambre, anche lì dentro la presenza italica è nutrita.

    E ci metto dentro pure Ivan Maroello (qui un suo solo).

    Astor Piazzolla è senz' altro uno che ha fatto proseliti.

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