giovedì 9 settembre 2010

Etica invisibile

People are dying so that you can read this blog.

Your internet access fees could
more than double the income of a $400-a-year Ghanaian laborer. People are starving to death, and there you sit, with resources enough to save them (and with reputable charities standing by to effect the transfers), padding your own already luxuriant lifestyle. That’s a choice you made. It’s a choice almost everyone in the First World makes. It might or might not be a horrific choice, but it’s one for which we easily forgive each other.

(Do you already give money to Ghanaian laborers? I applaud you and I wish others would do the same. But it doesn’t change the fact that other Ghanaian laborers are dying so you can have your Internet.)

Someday you might find yourself strolling through a desert with a bottle of water and stumble on a man dying of thirst. I bet you’ll offer him some water, and I bet you’d think much less of anyone who didn’t. But there is, as far as I can see, no important moral difference between surfing the web while Africans starve and strolling through the desert while men die in front of you.


I said there’s no moral difference, which is not the same as saying there’s no difference at all. We evolved to be callous towards those who are distant (or invisible) and kind toward those who are close. (Robin Hanson posts frequently and insightfully on the contrast between how we treat the near and the far.) It’s pretty clear why there might be an evolutionary advantage to behaving that way. If you’ve got a reputation for helping your friends and ignoring strangers, then more people will want to be your friends. So it pays to favor the close and the visible. Our emotions are wired that way, and there’s probably not much we can do to change it. Attempts to change human nature do not have a good historical success rate.

Steve Landsburg

Cosa trarne?

Forse chi vede una distanza abissale tra Etica ed Economia dovrebbe riflettere.

Gran parte dei comportamenti che crediamo eticamente fondati sono invece il frutto di scelte economiche.

Altro esempio:

Imagine a miner trapped in a mine. It will cost thirty million dollars to get him out. With that thirty million, we could build a guardrail that will save three lives. We’ve seen the miner’s face on the news; we’ve seen his family; we know his name. All of our instincts — the same instincts that let us ignore those Ghanaian laborers — tell us to save the man we know and ignore the three we don’t know. Those, I think, are bad instincts. Anyone with amnesia — anyone, that is, who is forced to take an unbiased view of the situation — would want us to save three lives rather than one. (Because each of us, in a state of amnesia, has triple the chance of being saved by a guard rail.) It’s no use saying we should both build the guardrail and save the miner; that only raises the question of whether we ought to build two guardrails instead of one.

Obiezioni?

24 commenti:

  1. Io ho l'impressione che per noi in generale sia più facile aiutare chi è distante piuttosto che chi ci è davvero prossimo. E' più semplice, dà meno impicci, e possiamo illuderci che dei nostri soldi farà buon uso, non come la poveraccia della porta accanto che probabilmente, anziché sfamarci i figli, li spende in sigarette o per ricaricarsi il telefonino.

    Come al solito, il Landsburg mi dà l'idea che parli solo per provocare, senza alcun fondamento.

    RispondiElimina
  2. Sei sicuro?

    Quindi lasceresti morire il bambino del tuo vicino esattamente come stai lasciando morire in questo momento il bambino del biafra?

    Non posso crederlo.

    Per me almeno non è così, io in questo preciso istante lascio con una certa tranquillità che il bambino africano muoia(anche se basterebbe veramente poco per salvarlo) ma sicuramente se stesse morendo il bambino del mio vicino mi sentirei come minimo in dovere di far qualcosa.

    L. per me esprime solo in modo vivido dilemmi etici molto noti.

    Questa in fondo è solo una geniale rielaborazione del famoso caso del trolley.

    Capisco quello che dici: c' è gente che ogni anno spedisce il suo bravo bollettino per gli aiuti umanitari, ma poi non è granchè soldale con i vicini.

    Il fatto è che se uno fosse razionale si dedicherebbe ESCLUSUVAMENTE a chi è distante: vuoi mettere il bambini che muoiono di fame in tutto il mondo con i problemi di casa nostra? Quelli vengono per ultimi, ovvero, considerata la lista d' attesa, sarebbe giusto che non venissero mai. Se "vengono" è per una questione di "egoismo evolutivo", o, detto in altri termini, perchè l' etica si ibrida con l' economia

    RispondiElimina
  3. Sono solo ridicole provocazioni. Stesso livello del trolley, infatti. Giochetti.

    Se i vicini che muoiono di fame fossero paragonabili in numero e certezza dell'efficacia dell'intervento ai lavoratori del Ghana, probabilmente la reazione sarebbe simile. Semi-indifferente. Com'è necessariamente per i ricchi indiani che vedono morire di fame la gente per le strade. E' una reazione necessaria per sopravvivere.

    Dire che "Il fatto è che se uno fosse razionale si dedicherebbe ESCLUSUVAMENTE a chi è distante" mi ricorda la discussione sul fatto che sarebbe razionale dedicare tutte le proprie offerte ad un'unica onlus.
    Cioè una sciocchezza pazzesca, infondata e completamente illogica. Ma così è Landsburg, e dobbiamo prenderlo per quello che è. Oppure lasciarlo, che forse è meglio.

    RispondiElimina
  4. Inutile dissentire in modo tanto veemente senza spiegare il perchè.

    Accenni alla rilevanza del NUMERO.

    Vediamo comunque se la tua affermazione sull' importanza del NUMERO è eticamente sostenibile.

    Sembra che secondo te se UNA persona muore di fame bisogna intervenire mentre se sono in MOLTI ci si puo' astenere.

    Di conseguenza sembrerebbe che tu voglia giustificare la preferenza verso il vicino con il fatto che è L' UNICO a morire.

    Due considerazioni:

    1. una vita umana è una vita umana, il suo valore non diminuisce per il fatto di spegnersi con altre.

    2. che il tuo vicino sia l' UNICO a morire è una semplice balla di comodo. In realtà muore insieme a tutti gli altri (vicini e lontani).

    No, l' argomento del numero non è valido.

    Hai accennato all' efficienza. Certo che se uno posso aiutarlo e l' altro no il problema non si pone. Ma qui l' efficienza è all' incirca equivalente. Ipotesi del resto più che ralistica (o non ti fidi più nemmeno dei missionari cattolici?).

    Accenni al fatto che "dobbiamo sopravvivere". Quindi l' abbonamento ad internet equivale a 2sopravvivere"? Vale di più della vita di un bambino africano?

    No, altro argomento buono per la spazzatura.

    E ora ho considerato la morte del vicino e la morte del bambino africano. Ma spesso il parallelo è molto più stridente: alla vita del bambino africano noi anteponiamo un semplice piacere al vicino, magari un baby sitting!

    RispondiElimina
  5. Quello che non capisco davvero è dove tu veda le provocazioni.



    Ma quali provocazioni! Sono questioni in cui si discute in tutti i dipartimenti di filosofia e psicologia in qualsiasi università del mondo.



    Per molti studenti la cosa è perfino noiosa... e tu addirittura le consideri "provocazioni". Come se uno considerasse i Promessi Sposi una trasgressione pornografica.



    Siamo in piena Ortodossia. L. si limita ad esporre con gusto problemi aperti, in modo che anche i più tardi possano afferrarli.



    Ma dov' è che ti senti provocato? L. mica dice che sei un bastardo che lascia morire i bambini africani di fame! Dice solo che sei una persona che come tutti noi (lui compreso) lascia morire tranquillamente i bambini africani di fame.



    Molto semplicemente da tempo i filosofi si cheideono il perchè?



    Il problema è rispondere a quel perchè?



    applicazioni al caso aborto: http://books.google.com/books?id=v8_WMZcymeUC&pg=PA19&lpg=PA19&dq=The+Problem+of+Abortion+and+the+Doctrine+of+the+Double+Effect+in+Virtues+and+Vices&source=bl&ots=-KWuJpZF98&sig=K-im_nTj7Y4zF7jVZ8xzkbvtIak&hl=it&ei=K_-ITNqYOIjLswaHq4WrCg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&sqi=2&ved=0CCMQ6AEwAQ#v=onepage&q=The%20Problem%20of%20Abortion%20and%20the%20Doctrine%20of%20the%20Double%20Effect%20in%20Virtues%20and%20Vices&f=false

    RispondiElimina
  6. Beh, mi sembrava che ci fossimo soffermati a sufficienza a suo tempo.

    Il punto è che abbiamo concordato che sia più plausibile che la gente preferisca aiutare la gente più remota che quella prossima.

    E già abbiamo smontato mezzo L (che sosteneva il contrario).

    Il resto: dico sopravvivere perché ovviamente sarebbe stupida ipocrisia limitarsi ad internet. Per essere coerenti, dovremmo rinunciare a gran parte del nostro life-style, e ridurci a mangiare pane e cipolle e bere acqua del pozzo (tutto il resto è sostanzialmente superfluo e possiamo usarlo per salvare vite). Ovviamente, così facendo ammazzeremmo la nostra economia. E saremmo noi quelli che qualcuno da remoto dovrebbe sostenere. Sì, internet per noi equivale esattamente a "sopravvivere", e mi stupisce molto che tu faccia questa obiezione.

    Ciò non toglie che, se fossimo certi dell'efficacia del nostro aiuto per salvare vite, ognuno di noi darebbe infinitamente di più di quello che dà. Ed il numero non è indifferente. L. ovviamente avrà troppo da fare, a pensare tutte le scemate che scrive, per perdere tempo a leggersi il solito Kapuscinski. Se l'avesse fatto, capirebbe che la sensazione di impotenza di fronte alla gente che muore a migliaia, come mosche, cambia completamente il nostro modo di rapportarci alla cosa.

    Ed anche questo è un modo che abbiamo per sopravvivere, altrimenti - come, se ricordo bene, l'Alice di Woody Allen - non potremmo cenare senza soffrire pensando a tutta la gente che sta morendo di fame.

    RispondiElimina
  7. (PS: mettere i link a manina comunque non è poi 'sto gran lavoro. Il tuo finale è questo

    RispondiElimina
  8. Veramente io non ricordo bene l' "accordo" di cui parli.



    Si possono citare forse eccezioni anedottiche, ma a me francamente il fatto che siamo più disposti verso i vicini, esempio i familiari, o gli amici, rispetto che verso emeriti sconosciuti o le "vite statistiche", appare lampante. Questa mi sembra proprio la parte "meno smontabile" di L.



    Certo che si puo' non fermarsi ad internet. Ma parliamo, tanto per fare esempi, di dove ci siamo fermati noi e la maggior parte delle persone (con la coscienza tutto sommato a posto).



    L. mi sembra che abbia capito benissimo quel che dici sul NUMERO, tanto è vero che pone il problema di cui parliamo.



    La mia idea è questa: l' omissione va considerata diversamente dall' azione. Nel caso dell' omissione puo' essere sensato far prevalere l' istinto etico (che se è evolutivo coincide in qualche modo con l' utilità) a danno della coerenza etica. Sono di fretta, ci sentiamo dopo.

    RispondiElimina
  9. L'accordo era col tuo precedente capisco quello che dici: c' è gente che ogni anno spedisce il suo bravo bollettino per gli aiuti umanitari, ma poi

    La discussione poteva fermarsi lì. Il resto è aria fritta, non c'è nulla di geniale. Avevo perso il tuo sulle provocazioni. Che sono evidenti.

    Lascia stare famigliari, amici e parenti. Non è a questi che mi riferisco. Altrimenti saremmo nel banale più banale.

    L. propone il doppio binario. Etica ed economia sono distinte, è giusto ed inevitabile, sembra dirci.

    Ed è una figlia di fico, una pagliacciata dietro cui è comodo nascondersi per giustificare l'ingiustificabile.

    Ripeto, internet è uno dei milioni di elementi in fondo superflui che compongono la nostra vita. Possiamo fare a meno del necessario, ma non rinunciare al superfluo. Altrimenti l'economia crollerebbe, e non porteremmo più a casa il caviale quotidiano.

    E saremmo noi ad aver bisogno di sussidi.

    RispondiElimina
  10. Prima dici che si tratta di provocazioni paradossali, un momento dopo dici che si tratta di verità banali.

    Su questo punto devi senz' altro accordare le tue idee.

    L. illustra al meglio cio' che tutti i filosofi morali sanno:

    Ci sono dei comportamenti che noi SENTIAMO come giusti.

    Ci sono poi altri comportamenti che PENSIAMO essere giusti.

    A volte cio' che SENTIAMO e cio' che PENSIAMO non concorda.

    Problema: a cosa dare la precedenza?

    In altri termini: l' etica è una questione di SENTIMENTO o di PENSIERO?

    Nel Trolley problem io PENSO che sacrificare una vita per salvarne dieci sia giustificabile ma poi SENTO che non posso spingere il grassone sui binari.

    Io, per me, ho una risposta. Non sto qui a specificarla perchè è un pochino complessa (a volte la precedenza va data al PENSIERO, altre volte al SENTIMENTO).

    Nel caso delle OMISSIONI, do' la precedenza sempre al SENTIMENTO.

    E io non mi SENTO colpevole di lasciare che muoia un bambino africano anche se disdettando il mio abbonamento internet avrei potuto salvarlo.

    Ripeto, io non mi SENTO colpevole anche se PENSANDOCI su non ho argomenti per giustificarmi.

    Ringrazio il genio di L. che mi rammenta in modo spietato questa assenza di argomenti razionali.

    Lo fa ricordandomi che invece mi sentirei moralmente abbietto se solo nelle condizioni di quel bambino africano si trovasse un mio amico e io non intervenissi.

    In un caso SENTO di dovermi assolvere, nell' altro no.

    Eppure in via di principio non ci sono vite umane che valgono più di altre!

    RispondiElimina
  11. Aspetta un momento. Fammi capire bene. Mi stai dicendo che la tesi di L è che tu, per tua figlia, saresti disposto a sacrificare molto più di quanto sacrificheresti versando su un bollettino ad una ONLUS che si occupi dei bambini di qualche paese africano? Scusa se ho definito questa affermazione come "banale"!

    E poi ci dice che tra quanto pensiamo e quanto sentiamo qualche volta c'è differenza? Cioè, per esempio, che io sento che mi scoperei volentieri la biondina provocante del quartiere accanto, ma che poi pensandoci razionalmente posso concludere che forse è meglio evitare?

    Però! Geniale!

    La faccenda va un pochino oltre. Come al solito, con L, va decisamente TROPPO oltre. E le assoluzioni che cerca, non si trovano con i soliti, inutili paradossi come quello del trolley. Quelli vanno bene per i ragazzotti senza cervello che affollano certe aule universitarie, e che devono sempre trovare un nuovo giochino con cui arrovellare la mente per riempire il vuoto totale che hanno dentro. Alla fine questa gente si innamora di un'idea stupida, e ne fa un culto. E' una delle mille forme di paganesimo moderno.

    Scusa il cinismo, come sempre non ce l'ho con te, ma con certi moderni guru, che veramente non capisco come sia possibile che continuino a trovare terreno fertile.

    (Piccola noticina: se tu potessi salvare la vita ad un tuo amico con $400, non avresti bisogno di rinunciare ad internet per farlo. Vedi dove sta la provocazione paradossale?)

    RispondiElimina
  12. Dopo la mia risposta hai rinunciato all' argomento del NUMERO? Bene.



    A me non sembra così difficile capire il problema: noi siamo (irrazionalmente) più solidali con le persone "vicine".



    Una persona è "vicina" quanto più il nostro contatto con quella persona è prossimo.



    Se incontro (fisicamente vicino) per la strada un moribondo lo soccorro. Invece non soccorro il bambino africano moribondo (la sua esistenza è certa ma lui è per me un' astrazione). Eppure salvare il secondo sarebbe persino meno oneroso!



    Mi sentirei in colpa se non facessi qualcosa per il moribondo che incontro CONCRETAMENTE, mentre non mi sento poi così in colpa per lasciar morire il bambino africano.



    E' lo stesso motivo per cui sacrificherei 1 persona per salvarne 10 ma poi quando c' è da spingere CONCRETAMENTE il grassone sotto il treno (vicinanza fisica) non me la sento più.



    Scopare la biondina? Bè, quelli sono i casi in cui cio' che PENSI è giusto prevalga su cio' che SENTI. Fammi adesso un caso inverso, puo' essere un modo per capire la questione.



    Le tue tirate contro l' Univerità e gli studi superiori, poi, secondo me non passano il giggle test, almeno nella forma radicale in cui le poni.

    RispondiElimina
  13. Non sono contro "l' Univerità e gli studi superiori", sono solo contro ALCUNE persone che ci bazzicano. Non confondiamo! C'è anche ci si occupa di cose serie, nelle università. Probabilmente la maggioranza dei docenti e degli studenti.

    Una persona è "vicina" quanto più il nostro contatto con quella persona è prossimo.
    Embeh? Dove sta la novità? Ci voleva L a dircelo? Ma non è una questione di distanza geografica, come anche tu avevi concordato nel passaggio già citato.

    Nella prima affermazione del post precedente (quella del versamento generico ai bambini africani) era implicito il riferimento ai numeri. Se uno pensasse che rinunciando ad internet risolverebbe il problema della fame nel mondo, voglio vedere chi non lo farebbe. La sensazione che facendolo non contribuirebbe più che una goccia nel mare, invece, è il punto centrale che impedisce di farlo a livello di sensazione. A livello di ragionamento, invece, avevo già smontato L con la questione economica. Rinunciando al superfluo rinunceremmo alla nostra sopravvivenza.

    RispondiElimina
  14. Ma il trolley non è materia di "alcuni studiosi" (!?) ma programma in TUTTE le Università del mondo, basterebbe consultare la Bibbia: Stanford encyclopedia of philosophy (il link l' avevo già messo). Niente giggle test, quindi.


    La distanza geografica è un elemento ma non è tutto. Mi spiego meglio.



    La vicinanza di cui si parla negli esempi è di tipo fisico proprio per evitare altri generi di vicinanza dove il lato egoistico-evolutivo della vicenda è più evidente.



    Se io aiuto un amico tutti noi possiamo sospettare che non sia pura generosità visto che l' amico potrà ricambiare in futuro.



    Ma il grassone e il moribondo sono invece due persone sconosciute con cui ho un contatto fisico (vicinanza) estemporaneo e che non rivedrò mai più in vita mia! Eppure anche con loro il SENTIRE prevale sul PENSARE.



    Se uno pensasse che rinunciando ad internet risolverebbe il problema della fame nel mondo, voglio vedere chi...



    E' vero, ma c' è un inconveniente: neanche quando intervieni per soccorrere il passante moribondo risolvi il problema della fame nel mondo. Da cio' ti accorgi come l' argomento del NUMERO sia fallace.



    Il "ragionamento economico" con cui avresti smontato L. mi sfugge. Il problema non è tanto quello di "rinunciare" al superfluo quanto quello di spiegare perchè "rinuncio" per soccorrere il ferito che incontro fisicamente per la strada mentre non "rinuncio" per il bambino africano.

    RispondiElimina
  15. Il ragionamento economico è semplicissimo. La nostra economia è fondata sul superfluo. Rinunciandovi, rinunceremmo alla nostra economia.

    Remoto, prossimo: sei tu che hai tirato in ballo amici e parenti. Io avevo detto subito che facendolo si sarebbe banalizzata la faccenda. Per questo avevo parlato dei vicini, indendendo ovviamente gente sconosciuta.

    Il discorso del "ritorno" lo eviterei. Anche risolvendo la fame nel mondo ne avremmo un buon ritorno. Se non altro, evitando le frotte di migranti che assillano le nostre frontiere.

    Concentriamoci invece sulla faccenda dell'efficacia dell'intervento. Il punto è che rinunciando ad internet non abbiamo la certezza di salvare nessuna vita del Ghana. C'è la possibilità che magari qualcuno mangerebbe per qualche giorno, e per questo ai ghanesi magari il versamento sul bollettino lo facciamo (mentre a quelli del nostro comune no, perché pensiamo che li spenderebbero subito in alcol, tabacco e ricariche telefoniche). Spendiamo in proporzione alla convinzione che abbiamo sull'efficacia del nostro contributo. E sempre comunque infinitamente meno di quanto potremmo fare (e senza rinunciare ad internet, né al caviale quotidiano!), e quindi i sensi di colpa sono pienamente giustificati.

    Per questo, quella di L è solo una stupida provocazione, che lava solo la coscienza di chi è in cerca di facili appigli per farsela lavare.

    RispondiElimina
  16. Se poi, ripeto, la grande scoperta è We evolved to be callous towards those who are distant (or invisible) and kind toward those who are close intendendo con "close" amici e parenti... che dire. Applausi al grande genio che ci è arrivato!

    RispondiElimina
  17. Mi sa che ancora il messaggio non sia passato.

    Pensa a cosa, di cio' che ora ti appare ovvio, prima ti appariva tanto scandaloso e provocante. Poi metti insieme le due cose.

    Anche il grassone è un "vicino", eppure per me è un emerito sconosciuto che non vedrò mai più.

    Come non vedrò mai più l'assetato moribondo che incontro nel deserto.

    Emeriti sconosciuti, proprio come il bambino africano... eppure... magia!

    RispondiElimina
  18. Nessuna magia, solo un mix di ovvietà e di provocazioni, non da ora, ma dall'inizio. A parità di condizioni (efficacia dell'intervento, numero di persone coinvolte, non conoscenza diretta), siamo ugualmente disposti, o addirittura meglio disposti verso chi sta lontano. Se chi è vicino, però, è un partente o un amico, allora è tutt'un'altra storia. Dove ci siamo spostati rispetto a questo, che ripeto dall'inizio? E che c'entra l'abbonamento internet, al di là della provocazione?

    E il grassone, tu (come me) non hai proprio idea di che faresti nel frangente. E' solo un giochetto. Io dico che se il grassone te lo trovassi lì, non lo butteresti sotto il treno. Non perché ci tieni a lui, ma perché ci tieni a te stesso. Facendolo ti sentiresti direttamente in colpa per un omicidio. Sentiamo molto più blandamente la colpa per l'omissione che quella per un'azione negativa diretta. Ma anche questa trovo che sia, in fondo, pura banalità.

    RispondiElimina
  19. Nessuna magia, solo un mix di ovvietà e di provocazioni

    Solo una magia puo' rendere una cosa uguale al suo contrario.

    siamo ugualmente disposti, o addirittura meglio disposti verso chi sta lontano

    ??

    Quindi se per la strada incotri un moribondo tiri dritto? Esattamente come stai facendo in questo momento con il bambino africano disinteressandoti della sua morte?

    Io no, ma penso nessuno di noi. Noi ci disinteressiamo del bambino africano ma non dell' infartuatoo che collassa affianco a noi sul marciapiede.

    Io dico che se il grassone te lo trovassi lì, non lo butteresti sotto il treno. Non perché ci tieni a lui, ma perché ci tieni a te stesso. Facendolo ti sentiresti direttamente in colpa per un omicidio.

    Ma allora finalmente ti sei convertito a L.!

    Eppoi, quel che interessa è cosa dici che farai non cosa farai effettivamente.

    Per favore rallenta. Pensaci nel corso almeno di una giornata. Prima di buttarsi nella soluzione il problema va capito, anche perchè, in assenza di soluzioni, capire il problema diventa tutto.

    RispondiElimina
  20. Prendiamo un caso meno estremo ma abbastanza simile.



    Quando la marghe era in pancia speravo che non fosse malata. Ammettiamo che l' eco avesse segnalato una brutta malattia.



    La Madonna mi appare dicendomi: "poichè mi hai pregata con costanza meriti un miracolo, se lo desideri sostituisco questa bambina con un' altra bambina completamente sana".



    Avrei accettato di corsa.



    Ora che la marghe l' abbraccio tutti i giorni le cose sono cambiate.



    Semmai dovessi accertare una malattia non mi sentirei mai di "sostituirla" grazie ad un miracolo.



    Questo è quello che SENTO giusto.



    Se invece PENSO non trovo argomenti validi per questo comportamento: o accetto sempre la sostituzione oppure non l' accetto mai.



    In questo caso, diversamente che dal caso banale della biondina, seguo il SENTIMENTO e abbandono il PENSIERO.

    RispondiElimina
  21. La Madonna mi appare dicendomi: "poichè mi hai pregata con costanza meriti un miracolo, se lo desideri sostituisco questa bambina con un' altra bambina completamente sana".

    Avrei accettato di corsa.


    Esempio impostato male. In realtà, questo avrebbe significato sopprimere la Marghe. Un aborto, insomma. Se la Madonna avesse voluto intercedere per un miracolo (perché la Madonna non fa i miracoli!), avrebbe ottenuto la guarigione, non la sostituzione. Per la sostituzione, sarebbe bastato un Viale qualunque.

    E se ci avessi riflettuto più di un secondo e mezzo, credo proprio che la proposta-Viale l'avresti respinta sdegnato, altro che accoglierla di corsa!

    RispondiElimina
  22. Sostituzione!

    Nè aborto, nè guarigione.

    La Madonna è stata chiara.

    Che senso metterle in bocca parole diverse da quelle dell' esempio?

    E' un modo ingenuo di cambiare le carte in tavola.

    La mia risposta è stata quella solo ed esclusivamente perchè la proposta è stata quella.

    RispondiElimina
  23. Preferisci 'sostituzione' ad 'aborto'? Ti capisco...

    E la marghe, se viene sostituita, che fine fa?

    E poi dimmi che sono io l'ingenuo!

    RispondiElimina
  24. Non si tratta di una preferenza arbitraria: i due termini, "sostituire" e "abortire", non sono sinonimi!

    Basta solo pensare che per la "sostituzione" occorre un miracolo, per l' aborto no.

    Che fine fa la prima Marghe? Hai forse paura che la Madonna le faccia fare una "brutta fine"? Non preoccuparti, è in buone mani, magari in paradiso.

    RispondiElimina