martedì 8 marzo 2011

Wilma si tiene la clava.

Secondo Susan Cross e Laura Madsen le donne sono meglio predisposte verso la "socializzzione"... prendiamo un fenomeno come quello delle aggressioni, secondo le studiose le donne tendono ad evitarle perchè maggiormente impegnate nella salvaguardia dei legami sociali... è una spiegazione all' apparenza plausibile ma che, molto semplicemente, non concorda con i fatti osservati... studiando quel che accade nelle relazioni intime, i ricercatori si sono accorti di quanta inattesa aggressività esprimano le donne... questa loro attitudine sopravanza quella maschile... Non è politicamente corretto dirlo ma questa conclusione è supportata da evidenze consolidate... In altre parole, è più probabile che sia la donna ad attaccare psicologicamente e fisicamente il suo partner - si va dallo schiaffo all' uso di armi mortali... Queste aggressioni non ricevono l' attenzione che i media riservano alle aggressioni maschili per diverse ragioni... 1. l' uomo è meno propenso a denunciare la violenza ricevuta... 2. quando esiste una violenza reciproca la polizia tende a concentrarsi sull' uomo... 3. le donne sembrano più a loro agio nel ruolo di vittime... 4. (di gran lunga la ragione più rilevante) gli uomini sono più grandi e più grossi e, a parità di intenzione violenta, i danni causati sono più ingenti... le donne sono anche responsabili della maggior parte degli abusi infantili, sebbene questo dato sia indebolito dalla considerazione che passano più tempo con i bambini... sta di fatto che, considerando l' evidenza, le donne sono più portate alla violenza qualora l' indagine si limiti alle relazioni intime... per contro, la donna difficilmente colpirà uno sconosciuto... una donna altresì esprimerà resistenza nel premere un bottone per uccidere nemici lontani e sconosciuti, anche se persistono valide ragioni... cosa che invece l' uomo è propenso a fare qualora dai suoi calcoli vi sia una convenienza... le ricerche sul campo ci dicono anche che l' uomo "aiuta" più della donna, ma questo perchè la gran parte delle ricerche si focalizza su situazioni in cui il beneficiato è uno sconosciuto o quasi... in realtà l' attaccamento della donna per i familiari sembra maggiore rispetto a quello espresso dall' uomo... concluderei dicendo che la donna ha maggiori attitudini sociali solo se definiamo "social" equivalente a "one-to-one close intimate relation", nei casi invece in cui sono implicate "broader group connection" l' uomo sembra più sensibile, nel bene e nel male... mi sento in obbligo di aggiungere che dopo l' esposizione documentata dei nostri argomenti, Susan Cross e Laura Masden hanno abbandonato le loro posizioni pregresse per spostarsi via via su interpretazioni che collimano con quella data anche qui... è così che la scienza dovrebbe funzionare..."

Roy Baumeister - Is there anything good about men?


Curiosi anche gli esperimenti condotti sui "bambini in cortile": lasciati a giocare per un' ora, i maschietti, magari superficialmente, interagiscono bene o male tutti tra loro; le femminucce, al contrario, tendono a creare gruppetti che legano molto pur isolandosi. Anche l' introduzione del "terzo" incomodo all' interno della coppia da esiti differenti: i maschietti tendono ad accogliere, le femminucce fanno invece muro. Sono esiti compatibili con il fatto che la bambina è più preoccupata di salvaguardare l' intimità e la qualità del legame, il maschietto ad estenderlo.

FONTI: sulla maggiore predisposizione femminile alla violenza di coppia, il metastudio più comprensivo è quello di J. Archer: Sex differences in aggression betwen heterosexsual partners: a metanalytical review - Psychological Bulletin, 126, 697-702.

add: http://www.west-info.eu/it/uomini-vittime-di-violenza/

43 commenti:

  1. per quanto riguarda valori come accoglienza, tolleranza, violenza psicologica e verbale, basta confrontare le 'conversazioni' sui blog e i forum a frequentazione prevalentemente maschile o femminile, per ricavarne alcuni dati. Nella vita di tutti i giorni, poi - dall'ufficio alla famiglia - oggi alcuni dei punti sottolineati da baumeister sono addirittura lampanti. La mia nipote più piccola, alle elementari preferiva la compagnia dei maschi, anche a costo di dover giocare a pallone fino allo sfinimento, perché le pressioni psicologiche nel gruppo delle sue pari erano troppo forti per lei. Ancora oggi, che è al liceo, i tre compagni di classe maschi con cui faceva 'gruppo' alle elementari sono i suoi migliori amici. Il rapporto fra loro è a bassa gradazione di intimità e condivisione, forse, ma molto solidale, leale, costante e cameratesco.

    Pro e contro, a seconda di come li si guarda e delle proprie aspettative - diverse per ognuno.

    RispondiElimina
  2. una cosa, poi, che mi colpisce sempre è come è facile risolvere un conflitto con un uomo. Se non ti dà un pugno o non ti spara, il resto fila liscio: ognuno dice la sua, si trova un punto intermedio senza dover sviscerare il vissuto e i frame di mezzo mondo, e ciao.

    Certo che, però, se ti dà un pugno che ti rompe la faccia o ti spara, il discorso si chiude più o meno subito.

    RispondiElimina
  3. Buon 8 marzo!



    Il libro di Baumeister è molto bello, dentro ci sono sia idee che informazioni. Originali le prime, poco note - almeno per me -le seconde.



    Io non capisco, per la donna non c' è assolutamente niente di "disonorevole" se si guarda alla storia dell' umanità prendendo in considerazione le ipotesi più plausibili. Invece, pur di condurre una lotta politica a testa bassa (che riesce meglio se animata da rancore) si fa appello a congetture scriteriate che ventilano oppressioni e complotti inverosimili. Roba che uno studioso serio smonta in quattro e quattr' otto. Ma conviene davvero alla fine procedere in questo modo barbaro?



    Chissà come si ripercuote la rete internettiana sulle due diverse attitudini: da un lato, non c' è dubbio, allarga i legami e li rende anonimi (dimensione maschile), dall' altro (cowen) interiorizza le nostre gornate facendoci passare più tempo con noi stessi. Sempre Cowen segnalava come la rete sia meglio sfruttata da chi sa valorizzare i propri tratti autistici. Chissà se "i tratti autistici" si presentano più negli uomini o più nelle donne. Penso che la compulsione ordinatoria sia un' esclusiva maschile o quasi.



    Personalmente penso di avere una psicologia che tende al femminile: mi piace il rapporto serrato con poche persone e tendo a proteggerlo; non amo molto invece le reti relazionali su grande scala.

    RispondiElimina
  4. p.s. per contro posseggo alcuni tratti eminentemente maschili. Un paio di esempi: 1. trascuro i "frame" attribuendogli poca importanza, almeno d' istinto 2. ricerco sempre una sintesi astratta.

    RispondiElimina
  5. Io non capisco, per la donna non c' è assolutamente niente di "disonorevole" se si guarda alla storia dell' umanità prendendo in considerazione le ipotesi più plausibili.

    neanch'io capisco. Ma l'oppressione delle donne c'è stata e in larga parte del mondo c'è ancora. Per posizioni più articolate e meno partigiane bisognerà attendere. Manca il necessario distacco, forse.

    (p.s. il mio "... e buon 8 marzo" era ironico, se non si fosse capito. Uno accende il pc nel santo giorno della festa della donna, arriva sul blog... e ci trova Baumeister!)

    RispondiElimina
  6. il tuo tratto femminile? sei un feticista dell'ultima parola, come tutte noi.

    RispondiElimina
  7. Oppressione?

    Non penso, non dobbiamo semplificare giudicando secondo il nostro metro.

    Ci possono essere culture per noi inacettabili, ma questo non significa oppressione.

    Esempio: oggi, secono i miei criteri, noi viviamo in una società oppressiva: il 45% di tassazione è sinonimo di SCHIAVISMO. Non parliamo del 50% di spesa pubblica.

    Eppuree non ci sono rivolte, molti non sembrano nemmeno consapevoli e tirano avanti (proprio come certe donne che vivono in certe condizioni per noi inammissibili).

    Se fossi un retore direi che questi sonnambuli hanno subito un lavaggio del cervello e "non si rendono conto" dell' oppressione e dello sfruttamento a cui sono sottoposti.

    E invece devo rassegnarmi: se non c' è ribellione diffusa ma solo un' accettazione venata di malcontento che preserva comunque le istituzioni, non posso parlare di società repressiva.

    RispondiElimina
  8. (Non penso, non dobbiamo semplificare giudicando secondo il nostro metro...
    ma questo non è relativismo culturale, vero?)

    Sì, capisco il tuo discorso. Mi viene in mente il film sull'ebreo-nazista, "The Believer". Perché gli ebrei non si sono ribellati? Era questo il tema.

    se non c' è ribellione diffusa ma solo un' accettazione venata di malcontento che preserva comunque le istituzioni, non posso parlare di società repressiva
    vale anche per i nordcoreani? per i bambini maltrattati in famiglia? Eppure, non saprei come non parlare di oppressione. Ma magari si può eliminare la parola 'oppressione' e sostituirla con 'inaccettabilità'. Può darsi che sia una soluzione 'onorevole' per tutti.

    RispondiElimina
  9. Avanzi dei paragoni improponibili. Anzi, ti dimostrano l' esatto opposto di quanto sostenevi.

    Ebrei: come non si sono ribellati? E i fucili spianati davanti a loro erano lì per bellezza? I ribelli ci sono stati e sono stati sterminati. I succubi hanno sempre e costantemente espresso il loro lamento e il loro malcontento. Esiste un' intera letteratura in merito.

    Non capisco la tua tesi, intendi forse sfruttare l' armamentario femminista sostenendo che si siano infilati nei forni perchè culturalmente condizionati?

    Ti sembrano questioni anche solo lontanamente accostabili? A me no.

    Nord Corea: idem. Il regime si è affermato con una rivoluzione violenta e si mantiene con continui atti violenti. Il condizionamento culturale è molto secondario.

    Direi che i tuoi esempi sono l' ideale per valutare l' abisso che divide le questioni. Grazie di averli fatti.

    l' unico accostamento sensato è quello che ti proponevo: individui rapinati della metà del reddito che producono /(noi oggi) che accettano la situazione senza che cio' richieda continui interventi armati da parte di chi si appropria di quelle risorse. E ti garantisco che se proprio devo vedere una repressione la vedo qui, altrochè.

    ***

    Ma io su molti aspetti della cultura sono vicino al relativismo, ho persino sostenuto che le donne amish fossero più libere delle nostre (ipertassate)! Ricordi?

    comunque, a parte gli scherzi, lasciamo parlare chi queste cose le studia senza un fine politico, la tesi dell' oppressione femminile sistematica è semplicemente infondata e, togliendo eventi accidentali, non ha nessun riscontro empirico nella storia dell' uomo. Almeno al nudo fatto dovresti essere sensibile

    RispondiElimina
  10. n.b. per l' 8 marzo ho scelto RB in quanto personalità coinvolta nel movimento femminista (al suo fianco si è schierato per esempio anche Steven Pinker, che conosci).



    equity feminism, ovviamente... da non confondere con il gender feminism

    RispondiElimina
  11. ah, ok. Non saprei. Ho le idee molto confuse. Farò meglio a lasciare il campo a storici, psicologi, antropologi, economisti. Come persona poco abituata al ragionamento astratto e/o concreto o al ragionamento toucourt, e come donna-che-odia-le-donne, sono poco equipaggiata ad argomentare in modo efficace una tesi. In più le varie stratificazioni di bias (esitenziali e ideologici) mi porterebbero comunque fuori strada.

    RispondiElimina
  12. Ma a me la questione sembra abbastanza semplice una volta presentata da studiosi competenti.

    Il femminismo radicale (gender feminism) sostiene che la donna sia oppressa dall' uomo.

    Poichè facendosi un giro del mondo ed indagando la storia non si vedono molte mitragliatrici puntate alle loro schiene, si sostiene che l' oppressione assume una forma di "condizionamento culturale" che produce "falsa coscienza". Tipiche categorie marxiste con le quali si puo' dimostrare quel che si vuole

    (almeno le teorie maschiliste della superiorità innata, essendo più oneste, si possono confutare).

    Non mi sembra quindi che il parallelo degli ebrei sia molto azzeccato. Chi sosterrebbe mai gli ebrei si sono infilati nei forni perchè vittime della loro "falsa coscienza" o perchè "culturalmente condizionati". Lì le mitragliatrici c' erano eccome... e sparavano spesso e volentieri. Trovo un po' offensivo il parallelo, e non sono uno "delicato".

    Certo, all' inizio del secolo nei paesi più ricchi spuntò un movimento femminile che richiese pari diritti politici e civili. Concessi, senza molte stragi, che io sappia.

    Da qualche decennio un movimento - spesso avversato dalle donne stesse - richiede privilegi. In parte concessi a titolo simbolico. neanche qui mi sembra sia corso molto sangue (a parte quello inventato delle 150000 anoressiche di cui all' altro post).

    Ma da qui a dire che la storia umana sia segnata dal conflitto tra Uomini e Donne. L' unico conflitto significativo è quello che portano coloro che sostengono questa tesi bislacca. Ma costoro non rappresentano certo "le Donne" e poi siamo a livello di articoli giornalistici, mica di lotta partigiana.

    nella storia Donne e Uomini per lo più collaborano, non puo' che essere così... checchè ne dica la propaganda.

    Nell' altro post si propone di spiegare i fatti con un' alternativa più più attendibile, quella del conflitto tra Uomini e Uomini.

    E nel post del Minotauro, per contro, accenno a come la nostra cultura, se proprio deve fare delle vittime, prediliga papparsi i maschietti.

    La vita delle femminucce è troppo preziosa e va salvaguardata.

    Considera solo l' evento che origina la festa dell' 8 marzo. Se fosse davvero significativo di qualcosa l' uomo dovrebbe festeggiare ogni giorno il suo otto marzo.

    Baumeister è un libro da leggere, davvero gradevole e farcito di idee. Idee semplici, come lo sono in generale quelle che spiegano e funzionano. Chi vuole le garanzie dell' alta accademia la ottiene. Purtroppo non è tradotto. Lo consiglio vivamente.

    RispondiElimina
  13. sì, magari lo trovo da feltrinelli international.
    Mi dispiace solo di non essere un interlocutore valido, o competente, su queste (e altre cose).
    Mi succede questo strano fenomeno che più o meno tutto quello che leggo, se scritto con un certo ordine e con un appropriato corredo linguistico (tanto più se corredato da fonti autorevoli) mi sembra ragionevole. Darei ragione (o torto) a tutti. E' un mio baco.

    RispondiElimina
  14. Ma non devi scusarti, siamo tutti dilettanti qui.

    Le sinossi aiutano, il confronto aiuta.

    In un certo senso aiutano persino i pregiudizi.

    Io, per esempio, quando sento parlare di "falsa coscienza" mi metto in allerta e parto alla ricerca di spiegazioni migliori.

    E dire che il concetto mi sarebbe utile in molte occasioni. Quando mi chiedo il perchè la gente si faccia portare via metà di quello che guadagna con il sudore della fronte restando imbelle e sorbendosi la retorica politicante delle alte Iistituzioni, mi farebbe comodo pensare a persone ipnotizzate dal piffero. Postulo il "piffero" e sono a posto, cosa vuoi di più. Ma la cosa non mi soddisfa, è debole, cerco teorie migliori. E lo stesso vale quando entrano in gioco concetti sfuggenti buoni per tutte le stagioni (condizionamenti culturali, consumismo, pubblicità... e tutte le altre forme che puo' assumenre la comoda storia del "piffero").

    E poi mi fido del laboratorio, mi fido delle figurine di List, di chi volendo toccare con mano le cose si accorge che certi pifferi semplicemente non esistono. So che non esistono i pifferi che in na società libera costringono le persone ad andare ogni giorno contro i loro interessi.

    Occorrono spiegazioni più fondate, con Baumeister e Pinker sembra finalmente di parlare seriamente, la lotta politico-ideologica resta finalmente fuori dalla porta.

    Se riesci a procurarti il libro ne riparleremo. E' uno dei migliori saggi che ho letto nell' ultimo anno.

    RispondiElimina
  15. ... hai visto chi c'è tra i suoi ex-studenti? Il buon vecchio Daniel Gilbert.
    Ho letto i titoli delle sue pubblicazioni, la sua pagina in rete. Vedremo se troverò qualcosa che mi cattura.

    RispondiElimina
  16. sono andata su un sito che ho conosciuto qualche tempo fa facendo ricerche su Ayn Rand (ifeminists.com), ho lanciato "Baumeister" nella finestra Search, e ho trovato questo documento, la trascrizione di una sua conferenza dallo stesso titolo del libro. E' il libro? Intanto leggerò questo.

    RispondiElimina
  17. no, scusa, Baumeister e Gilbert sono stati entrambi allievi di Edward E.Jones. Ora non resta che capire che tipo fosse Jones. E soprattutto chi sia. E intanto, ho incrociato Denis Dutton, che sembra altrettanto interessante, ma è morto l'anno scorso. Quante cose ci sarebbero da conoscere, mentre alla radio e sulle pagine culturali dei giornali si sente parlare un po' sempre delle stesse persone.

    RispondiElimina
  18. Il documento che hai linkato è lo stesso che a suo tempo linkai traendolo da un post di david friedman. Ricordi? Mi ha invogliato all' acquisto, è una buona sintesi del libro.

    Penso che sia da ricordare anche "Who stole the feminism" della Sommers (quella della bureaugamia). E' un regolamento di conti, questo un po' mi preoccupa, eppure penso che prima o poi lo vorrò leggere.

    Ma sicuramente la tua implacabile rete avrà già raccattato anche quel titolo.

    Ti lascio alle indagini, fammi sapere.

    RispondiElimina
  19. ah, oddio. Non ricordavo. La mia rete è implacabile ma non ci resta mai aggrappato quasi niente. Va tutto perduto.
    allora ifeminists me l'avevi segnalato tu? oppure tu avevi parlato di ayn rand e io c'ero capitata. Mah, lasciamo stare.

    RispondiElimina
  20. Non ricordo, puo' darsi che ti abbia segnalato Wendy McElroy, su questi temi il suo libro (tradotto in italiano da Facco editore!) sulla pornografia è stato un faro nella nebbia per me. La Rand la conosco bene senza averla mai letta. E' stato un personaggio molto influente nel mondo libertario americano: anche il giovane Caplan era un "randiano" (ma anche Greenspan, tanto per dire!).



    Io, francamente, non trovo molto difficile orientarmi nel mondo femminista, anche perchè si perpetua la solita distinzione che divide liberali (equity-feminism, o i-feminism) e marxisti (gender-feminism).



    Ef e if vedono nella donna una persona al pari delle altre e chiedono pari diritti per realizzare una società più giusta. Punto. Difficile?



    Il gf abbraccia invece una filosofia strutturalista (abbiamo appena incrociato Clade Levi Strauss e sappiamo che non ci si deve colpevolizzare se non si capisce niente quando parla uno "strutturalista"). Per loro la società assume una forma e non esistono forme "migliori" di altre (relativismo), tutte le forme sono uguali (il cubo non è "migliore" della piramide). Questo relativismo fa sì che non abbia senso combattere per una "società + giusta" ("formas giusta") come puo' essere quella dei "pari diritti". Non resta allora che combattere per l' interesse di classe (in questo caso di genere): tutto quel che posso portare a casa me lo prendo. Si chiama lotta di classe: "arraffo tutto quel che posso prendere, e se posso distruggere la controparte imponendo la "struttura mogliore per me e per la mia classe", tanto meglio. Ora vivo in un mondo dove sono loro ad aver imposto una struttura che mi schiavizza e il mio compito di militante consiste nel ribaltare le cose".



    A tutto questo schemino marxista si aggiunge come abbellimento il fatto che il "sesso" è solo un particolare biologico neutro, quel che conta è il "genere" (psicologia). Una GF portata all' estremo se potesse ragionerebbe così: "La "struttura" mi costringe ad assumere quel "genere" (= donna) per meglio schiavizzarmi. Più che "donne" noi siamo delle/dei reclusi della femminilità, quando saremo libere/i viaggeremo tra i generi".



    Trovo l' analisi di EF più logica, più attenta ai fatti, più intuitiva e più semplice (inoltre non necessita la pallosissima coniugazione delle desinenze!). GF appare come una "razionalizzazione" intellettualistica tanto per auto-giustificarsi nel momento in cui si arraffa più che si puo' (quote del 30%?... bene! Quote del 50%?... meglio! Quote del 100%?... ottimo! Quote del 100% a tempo illimitato?... eccellente!)



    Qualche tempo fa avevo tentato una sintesi del genere riprendendo un intervento su altri blog. Non era seguito alcun postaggio.

    RispondiElimina
  21. Piccolo promemoria, per me:
    alle ricerche su Ayn Rand c'ero arrivata perché Alberto mi aveva parlato di questo.

    Googlando Ayn Rand in cerca di documenti sulla sua vita, avevo trovato il sito ifeminists. (Io ricordavo solo i commenti sprezzanti dei miei genitori su "Addio Kyra", e quella fascista di Ayn Rand).

    Poi leggendo la biografia di Caplan ho scoperto che per lui, it (all) began with Ayn Rand(e con un anticomunismo viscerale, a giudicare dalle sue pagine web di quando ancora era un giovanissimo studente).

    Ayn Rand, una donna piuttosto interessante.
    Qui c'è il video in B/N della sua prima intervista televisiva, del 1959.

    La prima domanda:
    "Where does this philosophy of your come?"
    Risposta:
    "I have my own mind."
    Poi parla di amore (per il marito):
    (I am in love with him selfishingly. It is to my own interest to help him if he ever needed it. I would not call it sacrifice, because I take selfish pleasure in it."
    E poi di economia....
    Con quegli occhi mobilissimi e infuocati, da pazza, somiglia a Patricia Neal, che è stata giustamente scelta (ora lo capisco) per interpretare al cinema "La fonte meravigliosa".

    Vedrò di leggere qualcosa di più su di lei.

    RispondiElimina
  22. Sicuramente per gli appassionati di biografie AR offre molto materiale, è un emigrata russa dalla vita avventurosa... molti suoi testi sono stati tradotti (oltre ai romanzi anche "le virtù dell' egoismo").

    Se con una truppa di agguerriti economisti l' ideologia libertaria è entrata prepotentemente nelle accademia (ripeto, greenspan, un randiano, era a capo della fed), con ayn rand (romanzi, film, biografia) ha sfondato presso il pubblico comune (di solito uno la legge al college e diventa libertario perchè "io l' avevo sempre pensato").

    A me i "randiani" sembrano un po' troppo radicali, devo ammetterlo. Più nell' atteggiamento spavaldo che negli argomenti che, da libertario, per lo più condivido. Una volta avevo nel blogroll il blog dei randiani italici (oggi mi sembra che non esista più), poi l' ho levato, era un po' troppo prevedibile e monocorde.

    RispondiElimina
  23. leggendo in rete biografie e documenti vari su Ayn Rand.
    Certo erano un bel manipolo di fanatici, però, gli Oggettivisti randiani. E anche lei, interessante ma piuttosto integralista e dura. E anche un po' fuori di testa, non che sia un male. Poi, leggendo, scopro che uno dei suoi amori è stato Nathaniel Branden, autore del primo libro che ho tradotto in assoluto! Una roba sull'amore romantico, scritta con la moglie Barbara. (All'epoca mi era sembrata un po' una gran scemata...)
    Insomma, ho ritrovato altre vecchie conoscenze - Nozik era un suo estimatore, e ricordo che lo citavi spesso su fahre... E via dicendo.
    Magari ora lavoro un'oretta, così, per spezzare un po' e sperabilmente pagare il mutuo.
    Grazie del giro di giostra!

    RispondiElimina
  24. (p.s. Il libro di Branden: no, non era Barbara la moglie. Era una moglie, ma un'altra.)

    RispondiElimina
  25. in pratica, la filosofia/religione di Rand, forse, potrebbe essere riassunta così:
    "Non avrò altro Dio fuori che me".

    Neanch'io, sono così radicale! Per quanto...

    RispondiElimina
  26. Poco fa, facendo ricerche per una traduzione, ho trovato questo brano che lascio qui, perché sembra una risposta a "Non avrò altro Dio all'infuori di me".

    Ed ecco un’altra cosa che può sembrare strana, ma che è vera: nella trincea quotidiana in cui si svolge l’esistenza degli adulti non c’è posto per una cosa come l’ateismo. Non è possibile non adorare qualche cosa. Tutti credono. La sola scelta che abbiamo è che cosa adorare. E forse la più convincente ragione per scegliere qualche sorta di dio o una cosa di tipo spirituale da adorare – sia essa Gesù Cristo o Allah, sia che abbiate fede in Geova o nella Santa Madre Wicca, o nelle Quattro Nobili Verità, o in qualche inviolabile insieme di principi etici – è che praticamente qualsiasi altra cosa in cui crederete finirà per mangiarvi vivo. Se adorerete il denaro o le cose, se a queste cose affiderete il vero significato della vita, allora vi sembrerà di non averne mai abbastanza. È questa la verità. Adorate il vostro corpo e la bellezza e l’attrazione sessuale e vi sentirete sempre brutti. E quando i segni del tempo e dell’età si cominceranno a mostrare, voi morirete un milione di volte prima che abbiano ragione di voi. Ad un certo livello tutti sanno queste cose. Sono state codificate in miti, proverbi, luoghi comuni, epigrammi, parabole, sono la struttura di ogni grande racconto. Il trucco sta tutto nel tenere ben presente questa verità nella coscienza quotidiana.

    E il cosiddetto “mondo reale” non vi scoraggerà dall’operare con la configurazione di base, poiché il cosiddetto “mondo reale” degli uomini e del denaro e del potere canticchia allegramente sul bordo di una pozza di paura e rabbia e frustrazione e desiderio e adorazione di sé. La cultura contemporanea ha imbrigliato queste forze in modo da produrre una ricchezza straordinaria e comodità e libertà personale. La libertà di essere tutti dei signori di minuscoli regni grandi come il nostro cranio, soli al centro del creato. Questo tipo di libertà ha molti lati positivi. Ma naturalmente vi sono molti altri tipi di libertà, e del tipo che è il più prezioso di tutti, voi non sentirete proprio parlare nel grande mondo esterno del volere, dell’ottenere e del mostrarsi. La libertà del tipo più importante richiede attenzione e consapevolezza e disciplina, e di essere veramente capaci di interessarsi ad altre persone e a sacrificarsi per loro più e più volte ogni giorno in una miriade di modi insignificanti e poco attraenti.
    Questa è la vera libertà. Questo è essere istruiti e capire come si pensa. L’alternativa è l’incoscienza, la configurazione di base, la corsa al successo, il senso costante e lancinante di aver avuto, e perso, qualcosa di infinito.


    Dalla trascrizione del discorso di David Foster Wallace per la cerimonia delle lauree al Kenyon college, 21 maggio 2005.
    http://www.nazioneindiana.com/2008/10/08/kenyon-college-and-me/

    RispondiElimina
  27. p.s. ma in fondo stava bene anche nel post della Meditazione sul vangelo, con la parabola...

    RispondiElimina
  28. Bello.



    Ma non penso si possa applicare alla Rand, lei mi sembra lontana dal materialismo e dall' esaltazione dei piaceri materiali (denaro, cose, oggetti...).



    Il suo approccio è razionalista, crede nell 'esistenza di Prinicipi Oggettivi, si tratta di astrazioni, non di concretezze.



    La sua esaltazione dell' "egoismo" è un modo di vedere il mondo, nulla ha a che fare con l' eudemonismo. Potrebbe considerare la ricetta di DFW (aiutare gli altri) e concludere che si tratta di un modo interessante per esaltare il proprio ego. Un modo che senz' altro molti dovrebbero considerare prima di scartare per vagliare altre ipotesi.

    RispondiElimina
  29. Non so cosa sia l'eudemonismo, ora vado a vedere. Per qualche motivo mi è sembrato che DFW parlasse un po' anche di lei, del suo piccolo regno. (O di me.) Hai letto che deriva esistenziale ha vissuto lei, e hanno vissuto molti del suo 'gruppo'? Mi ha ricordato le vicende dei due inventori della programmazione neurolinguistica, che doveva programmare e deprogrammare risolvendo ogni problema, e sono finiti a scannarsi, uno dei due cocainomane e incriminato per omicidio... Forse l'esaltazione del proprio ego può diventare un delirio di onnipotenza che ci divora, come dice DFW. Ma non lo so. Io sono atea. Però penso sempre: perché non riesco a credere, sarebbe talmente ragionevole!

    Sto cercando il pezzo di DFW in inglese, comunque. Sapeva scrivere.

    RispondiElimina
  30. un'ultima cosa, che mi viene in mente stamattina:
    Ric scrivi a proposito del brano di DFW:
    Ma non penso si possa applicare alla Rand.

    Ma la Rand era atea, giusto? E un po' 'ubriaca' di ego mi è sembrata. Queste due cose rendono applicabile anche a lei, il discorso di DFW. E' un discorso che non la riassume, ma parla anche di lei.

    (Così è più chiaro (a me stessa), forse.)

    RispondiElimina
  31. Penso che DFW avesse in mente colui a cui non restano che i piaceri materiali. Infatti indugia sul denaro e i suoi derivati. Insomma, un po' come se l' ateo dovesse necessariamente essere un materialista. Ma questo non è il caso della Rand: atea sì, ma non materialista.



    Quanto alla questione dell' egoismo, il problema è complicato.



    Prendiamo Madre Teresa di Calcutta.



    Qualcuno puo' sostenere che ha fatto quel che ha fatto grazie al suo altruismo (aveva a cuore il bene degli altri).



    Altri potrebbero sostenere che ha fatto quel che ha fatto per egoismo (il bene altrui la faceva stare talmente bene che...).



    "Egoismo" qui è un termine analitico, mica psicologico. Penso che la Rand lo utilizzi soprattutto in questo senso. In altri termini, non penso che per la Rand (l' esaltatrice dell' egoismo) l' operato di MTC sia insensato, anzi! E' una delle forme in cui un sublime egoismo trova modo di realizzarsi.

    RispondiElimina
  32. ok.
    Allora: era atea? (si o no) era ubriaca di ego? (si o no)

    Capisco il tuo discorso sull'egoimso e l'eudemonismo eccetera. E' senz'altro vero e interessante. Non esclude però i miei due punti. Restano validi? Se sì, è corretto dire che DFW, nel suo brano - soprattutto nella versione completa, è vero - parla anche di quei due punti?

    Non te lo chiedo per pedanteria. Solo perché a volte mi sembra che le affermazioni mie o di altri sono considerate solo negli aspetti che non quadrano. Sono interessanti anche quelli, comunque, certo.

    RispondiElimina
  33. per quanto riguarda madre Teresa e chiunque si impegni anche al di là delle proprie forze per gli altri, credo che l'aspetto egoistico stia nel piacere che ne ricava, certo. E che quel piacere sia legato anche (se non soprattutto) al sollievo di non doversi occupare dei propri problemi. Che, tutto sommato, continuo a considerare una delle cose più difficili e dolorose del mondo, per tante persone.

    RispondiElimina
  34. E' ubriaca di ego? mi chiedi.



    Sì, ma io penso che DFW intendesse qualcosa di diverso per "ubriaca di ego". Infatti, quando si riferisce alla "categoria", parla di loro come di "adoratori del denaro e delle cose". Ma la Rand non puo' certo dirsi un' "adoratrice del denaro e delle cose", e neanche del piacere. O mi sbaglio?



    Capisco il tuo punto su MTC, ma io non intendevo essere tanto provocatorio. Non direi che MTC provi un "piacere" nel realzzare la sua opera (magari perchè così non è infastidita dalle beghe quotidiane). Semmai ha una preferenza (egoistica) che la porta ad agire in un certo modo... non tollererebbe lo spettacolo di certa povertà. Ripeto, si puo' essere EGOISTI senza essere EUDEMONISTI (ovvero cultori del piacere).

    RispondiElimina
  35. no, "adoratori del denaro e delle cose" è solo uno dei casi che fa, in cui finiamo per essere divorati dal nostro personale culto che pesca nella 'configurazione di base'.
    .
    Sì, come ci siamo capiti. Sono d'accordo con te e con me.

    RispondiElimina
  36. neanch'io intendevo essere provocatoria su Madre Teresa, per carità. Il bene che si fa, resta comunque. E' un fatto.

    RispondiElimina
  37. dalla recensione del Sole24 ore:

    "Il discorso è stato tenuto nel 2005 ai giovani diplomandi del Kenyon College (Ohio) ed è un piccolo gioiello di filosofia pratica. Prende le mosse dalla seguente storiella: «Due giovani pesci nuotano insieme. Incontrano un pesce più vecchio che nuota in direzione opposta. "Buongiorno ragazzi, com'è oggi l'acqua?", fa il vecchio. I due continuano a nuotare per un po', perplessi. Poi uno dei due dice: "E che diavolo è l'acqua?"».
    Ecco la visione del mondo dei personaggi di Wallace. Sono così maledettamente presi da se stessi che hanno perso di vista il mondo. Sono come pesci che nuotano in quell'esasperato «egocentrismo naturale» in cui tutti siamo immersi senza essere in grado di vederlo. Ma meglio capire che moraleggiare: «Ragazzi, io non sono il pesce vecchio e saggio che vuol farvi la lezione».


    In questo senso, è un discorso che ci riguarda tutti. Alcuni più di altri, forse, ma tutti.

    RispondiElimina
  38. Domanda: il discorso di DFW è particolarmente adatto per MTC?



    No, perchè la Rand pensa che MDC avrebbe potuto benissimo essere una "randiana" (non ci sono incompatibilità) e tu sostieni, se non sbaglio, che il discorso di DFW è particolarmente adatto ai "randiani".



    Io ho colto l' esempio del "denaro" e delle "cose". C' è anche l' esempio del "corpo" che va nella stessa direzione. Non vedo molti altri esempi oltre a quelli eudemonistici.



    Oltretutto, come esempio IN POSITIVO si porta l' adoratore di Prinicipi Etici. Ma la Rand è propio quello: un' adoratrice di Prinicipi Etici.



    Anche nella recensione del 24 ore si parla di "egoismo naturale", ma la Rand mi sembra distante da ogni "naturalismo".



    Forse potrebbe essere interpretato come un discorso contro la "chiusura mentale". Un difetto che nella Rand è immunizzato dalla sterminata ambizione.

    RispondiElimina
  39. oddio, sento che non se ne esce. da dove è spuntato quel 'particolarmente'?

    Probabilmente mi sono un po' persa.

    RispondiElimina
  40. Prova a rispondere alle mie domande, è un buon modo per uscirne, forse.

    RispondiElimina
  41. hai ragione, ma non sono capace.

    RispondiElimina