mercoledì 2 marzo 2011
Foto multicolor della scuola privata italica
I dati indicano che gli studenti delle private hanno in media punteggi inferiori (ai test PISA) rispetto a quelli delle pubbliche. L’Italia è uno dei pochi casi in cui questo succede: di solito è vero il contrario. Secondo alcune analisi, la minor performance delle scuole private è dovuta al fatto che esse tendono a reclutare gli studenti meno motivati, quelli che fanno fatica ad avanzare nella scuola pubblica.
Il rigo rosso è opinabile visto che i dati non consentono un raffronto: i test Pisa non intendevano comparare scuole statali e scuole private, cosicchè il campione delle scuole private testato non è per nulla rappresentativo.
A cio' aggiungerei che la differenza tra statali e private non finanziate (3%) è statisticamente insignificante. Nel grafico, costruito in fretta e furia a fini propagandistici dopo le uscite del Premier, il troncamento delle ordinate oscura l' irrilevanza del divario.
Tuttavia, e qui ragiono a lume di naso, non mi sorprenderebbe riscontrare risultati simili anche in una vera ricerca.
Cio' detto non andrebbe trascurato un fatto importante: le private vincono sul piano della consumer satisfaction. Non è poco per chi considera che la Scuola sia fatta per la Famiglia e non viceversa.
Teniamo poi sempre a mente che le nostre considerazioni NON sono svolte coeteris paribus: il costo per allievo nelle private quasi si dimezza!
Vogliamo poi dire che gli esiti dei test INVALSI non collimano affatto con quelli qui riportati? Ma è normale che sia così visto che, lo ripeto, chi ha predisposto questi test non era interessato ai temi che noi qui discutiamo.
Da ultimo, è utile ricordare che la concorrenza delle private giova alle statali: dove sono presenti le prime la qualità media delle seconde si innalza.
Anche il rigo verde sembra attendibile visto che tra le "private" hanno larga parte i CFP, scuole spesso chiamate a svolgere il "lavoro sporco", quello di recupero drop out e avviamento alla professione.
E poi, sinceramente parlando, (e qui mi affido ancora al "lume di naso") chi non conosce almeno un caso di famiglia disperata che ricorra alla scuola privata per il figlio lavativo? Con materiale del genere non si possono fare miracoli.
Ma a mio avviso, comunque, il rigo più importante è il rigo azzurro.
Per i noti motivi, in qualsiasi settore il servizio statale è sinonimo di qualità scadente. Non a caso ovunque nel mondo "le private" superano di parecchio "le statali"; è lo stesso buon senso a dirci che non potrebbe essere altrimenti: quel che vale in qalsiasi settore continua semplicemente a valere per la scuola. Perchè allora noi costituiamo un' eccezione?
Forse perchè la scuola si uniforma alla società dove vivranno coloro che la frequentano.
E allora rileva il fatto che l' Italia sia considerata il paese delle rendite: se il papà ha una farmacia, il figlio è a posto, anche lui sarà farmacista. L' unica cosa che gli occorre per sistemarsi è il maledetto pezzo di carta.
Questo vale per molte attività, dal docente universitario al rappresentante di commercio, un posticino attende il figlio di papà o l' amico... ormai esiste persino l' albo degli Amministratori di Condominio.
Nelle società poco concorrenziali il pezzo di carta è tutto, e siccome le "private" devono garantirsi la consumer satisfaction fanno i salti mortali per accontentare il cliente.
Al contrario, in società concorrenziali come quelle nordiche o quelle anglosassoni, cio' che serve è la preparazione; solo garantendo quella si puo' massimizzare la consumer satisfaction.
Cosa concludere dopo i 12 righi neri di cui sopra?
Mi limito qui all' insegnamento centrale: virare verso una società più competitiva (ovvero più libera) e investire quante più risorse possibile nella scuola privata.
Mi sembra che il discorso fili sia in teoria che in pratica.
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Per chiudere esprimo una mia opinione personale se chiamato in condizioni ideali a scegliere tra pubblico e privato. Ovunque nel mondo è la scuola privata a fornire l' eccellenza, ma questo servizio costa; andatevi a vedere le tasse d' iscrizione degli istituti più esclusivi.
Penso che sia possibile spuntare rette tanto elevate solo perchè la gente tende a sopravvalutare i servizi scolastici. Fortunatamente esiste una consolidata teoria dell' Accademia che spiega bene questo bias.
In altri termini: non penso che il differenziale qualitativo compensi il differenziale che si riscontra nell' impegno finanziario richiesto all' utente.
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Fonti: il grafico con le conclusioni di cui al rigo rosso l' ho tratto dal sito La Voce info. L' osservazione di cui al rigo azzurro e la spiegazione di cui al rigo verde le traggo da un articolo sul Corriere della Sera di Maurizio Ferrera. Parecchi righi neri li eredito invece dai vari articoli di Luisa Ribolzi sul sito Il Sussidiario. La teoria dell' Accademia è abbozzata sul sito Cato Unbound da Charles Murray e Bryan Caplan.
http://www.pietroichino.it/?p=13218
http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2010/12/13/SCUOLA-Le-paritarie-abbassano-il-livello-solo-un-idea-falsa-di-Repubblica/133355/
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Dalle scuole private italiane, persino dalle migliori, baderò di tenere lontani i miei figli. Ho visto come funzionano, ho diversi esempi di ragazzi che le frequentano, e il grafico qui sopra mi pare persino troppo generoso. Ma probabilmente media i valori con quelli di scuole pubbliche disastrate, e quindi lo scarto ridotto si spiega.
RispondiEliminaLe scuole private, come sottolinei, mirano principalmente a due risultati: customer satisfaction (un po' ormai anche la scuola pubblica è così, deve accaparrarsi più studenti possibile) e pareggio del bilancio.
Gli studenti devono essere promossi, e gli insegnanti sono spesso sottopagati (ancor più di quelli pubblici!!) e reclutati per legami che raramente si basano sulla qualità del docente, e devono sottostare a qualunque ricatto da parte dei genitori. Mantenere in piedi una scuola costa una fortuna, le rette elevate non si spiegano solo con la "teoria dell'accademia": mantenere edifici e personale ha un costo enorme persino quando il personale è raccattato tra amici e parenti, figurarsi nei rari istituti in cui veramente si selezionino docenti di prima qualità.
Il confronto tra gli alunni della privata e quelli della statale a parità di anno sono di solito impietosi (parlo di elementari e medie, e credo sia così anche alle superiori, forse peggio). E questo confronto si può fare dalla prima elementare, quindi dare la colpa dei magri risultati al fatto che la privata diventi ricettacolo dei lavativi non è realistico.
E se trascuriamo un attimo la produttività scolastica, e ci fermiamo a guardare allo sviluppo della persona, peggio che peggio. La privata è priva di handicappati (gli insegnanti di sostegno costano!) e di extracomunitari. Il tipico cliente della privata la sceglie principalmente per queste due ragioni. Il figlio crescerà in questo ambiente protetto, artificiale, e anche fuori dalla scuola il suo giro di amicizie sarà esclusivamente in quell'ambiente ovattato. Prima o poi la realtà busserà alla sua porta, probabilmente rompendogli le fragili ossa.
Tutto da buttare nella privata? No. La privata è importante. E quando leggo cose qualunquiste ed ideologizzate (ma che sono parecchio seguite dal pubblico) come questa, mi rendo ancor più conto di quanto sia essenziale una scuola privata efficiente. Come realizzarla, questo è un problema non da poco.
Davide, premesso che ho sempre avuto un debole per la scuola pubblica e mia moglie e io abbiamo avuto spesso degli per le scelta privata fatta per i due figli alle elementari, solo due parole sul tuo Il confronto tra gli alunni della privata e quelli della statale a parità di anno sono di solito impietosi (parlo di elementari e medie, e credo sia così anche alle superiori, forse peggio). Sulle medie e superiori non mi pronuncio e cmq sulle superiori posso essere d'accordo con te.
RispondiEliminaNegli anni Prodi-D'Alema, mia figlia è dovuta sottostare a un test orgasnizzato dalla direzione didattica di zona a seguito di una direttiva ministeriale per verificare lo stato dell'arte. Il test è stato fatto a scuole chiuse, dopo il termine dell'anno scolastico per intenderci(immagino il casino che hanno fatto gli insegnanti pubblici testanti: bonus per tre giorni di straordinari fasulli). Risultato: le maestre testanti hanno dovuto riconoscere la validità della preparazione dei bambini e non vado oltre. Mia figlia non ha avuto difficoltà alle medie, al liceo (sconsigliatole dagli insegnanti pubblici delle medie) e neppure in statale (venerdì ha conseguito la cosiddetta laurea del III anno, assolutamente nei tempi prescritti).
Il piccolo frequenta le stesse elementari di sua sorella. Dopo 13 anni gli insegnanti sono, a parte il turn over dovuto all'età, più o meno gli stessi. Mò vedremo tra due anni alle medie statali. L'unica cosa che mi preoccupa sono i ripetenti che ripetono per spacciare ciò che i genitori forniscono loro. E tutto con gli insegnanti che girano la faccia dall'altra parte (ma si sa, il commercio non è di loro competenza).
correggo: mia moglie e io abbiamo avuto scontri, non degli.
RispondiEliminaVedo che siamo abbastanza d' accordo. Spero che anche la mia conclusione sia sottoscritta: + competizione + privato.
RispondiEliminaAggiungo solo che i test INVALSI (più attendibili, leggere i link please: es. in PISA è sottoposto a test 1 liceo privato sui 426 che esistono)) mettono private e statali praticamente alla pari. Dove i dati ci sono meglio tenerne conto visto che le esperienze personali sono inevitabilmente viziate da giganteschi "attentional bias". Ricordo da ultimo che ovunque nel mondo le private staccano di parecchie lunghezze le statali.
Quindi, quando ci chiediamo "come fare" la soluzione è semplice: imitare. Ovvero: società più competitive. Ovvero: meno regole, e quindi meno privilegi protezionistici che accrescano solo la domanda di "pezzi di carta".
Aule e strutture costano. Eppure, senza una "teoria dell' accademia" le rette delle scuole prestigiose (perfino in italia la crème de la crème sta nel privato) non si spiegano. Una discussione dettagliata (per gli usa) puo' essere recuperata partendo da questo link.
La crème sta nel privato, probabile che sia vero, ma ho la sensazione che la qualità dell'insegnamento sia l'ultimo dei parametri presi in considerazione nella scelta.
RispondiEliminaEsperienze personali viziate? Ovviamente, ma sono anche le uniche su cui io possa mettere le mani nel fuoco.
Più competizione è positiva? In linea di massima sono d'accordo, purché (poco liberalisticamente) si mettano paletti molto chiari. Altrimenti la competizione è inesorabilmente al ribasso. Sono d'accordo anche sul chiedere meno pezzi di carta, benché le multinazionali che mettono pesantemente sul piatto della bilancia il PhD forse qualcosa ne sanno.
Vlad, ovviamente si parla sempre in linea di massima.
qualche precisazione:
RispondiElimina1. quando auspico un ridimensionamento del PEZZO DI CARTA intendo una cosa ben precisa: vorrei che contassero meno DIPLOMA e LAUREA. Ovvero, che contassero di più DIPLOMA e LAUREA presi in un certo modo in quell' Università o in quella Scuola. La cosa è comprensibile, basta pensare all' esempio che facevo del figlio del farmacista: a lui serve una LAUREA qualsiasi in farmacia.
2. il comportamento delle multinazionali all'atto dell' assunzione non nuoce all' auspicio di cui al punto 1. Se a volte manca un' attenzione vigile ricordiamoci della teoria dell' Accademia: gran parte della preparazione la riceviamo sul posto di lavoro, i servizi accademici sono mediamente sopravvalutati (e le multinazionali cominciano a sospettarlo).
3. forse l' esperienza diretta ci convince di più; ma io non mi riferivo tanto all' attendibilità quanto alla rappresentatività: non è statisticamente rappresentativa. E' ok per parlare di Tizio e di Caio ma serve a poco se si parla in generale di scuola statale e scuola privata.
4. forse ho sbagliato nel definire la categoria dei "figli lavativi". Avrei dovuto riferirmi ai ragazzi con qualche difficoltà. La mia esperienza è questa: Tizio fatica nella scuola pubblica, magari viene anche bocciato, dopodichè si trasferisce in una privata dove tutto migliora e recupera pure qualche anno perso. Per non parlare delle famiglia che già conosce i suoi polli e gli indirizza direttamente dove riceveranno le "cure" del caso. Se parlo di quel che vedo è anche perchè gli studi di Ferrera confermano l' importanza di questo genere di utenza nelle private. I CFP, poi, in molti casi sono poi istituzionalmente dedicati a questa utenza. Anche mio fratello, anticipatario, per i primi due anni ha dovuto frequentare una privata.
5. se "volessi dare il massimo ai miei figli" sicuramente opterei per una scuola privata, magari in Svizzera. Prendendo un campione della classe dirigente italiana si nota come la frequentazione delle private sia più elevata rispetto ad un campione della medietà. E questo vale anche per la prole. All' estero l' incidenza è ancora maggiore. Ma io non voglio "dare il massimo" ai miei figli, almeno in termini di servizi scolastici, anche perchè so che i servizi scolastici sono una merce ambigua, dove si sfrutta molto la voglia istintiva che hanno i genitori di "dare il massimo" ai propri figli (teoria dell' accademia). Quando le discrepanze sono tanto contenute non incidono sul futuro dei figli (nel grafico proposto, la discrepanza non compensa nemmeno l' errore statistico = se il lancio di dadi avesse avuto esito diverso i risultati si sarebbero invertiti). La discrepanza delle rette, invece, quella non è "statisticamente insignificante".
6. d' altro canto, diciamola tutta, non conta granchè la capacità di comprendere un testo a 15 anni. Quel che non comprendi al volo a 15, lo comprenderai a 16 o a 17 senza nessuna conseguanza di lungo periodo. Magari conta invece la visione valoriale della famiglia, ed ecco che allora puo' essere sensato optare per una privata che condivide quei valori. La libera scelta della scuola è un valore in sè: in questo modo ognuno puo' dire "funziona!" basandosi sui suoi parametri, come è giusto che sia. Perchè mai un burocrate dovrebbe dire "funziona" al mio posto, soprattutto quando è provato che quel "funziona" non incide sul futuro di mio figlio?
7. le private hanno di buono che l' eccellenza è lì e se la vuoi te la paghi. Con le statali è una lotteria: se ti esce il numero sbagliato guai a te.
in uno dei licei privati più esclusivi di Roma, negli anni ottanta e novanta, il tasso di morti per droga, sbandati e carcerati prima o dopo il diploma era impressionante. I genitori pagavano rette salatisime per parcheggiare i loro figli in ambienti (come scrive davide) "selezionati", e avere diplomi garantiti. Il cliente (chi pagava) era soddisfatto. Non so quanto sia cambiata la situazione.
RispondiEliminaPer il futuro, penso che ci vorrebbe più concorrenza, libertà di sperimentare soluzioni diverse, prezzi e metodi di insegnamento diversi. Se il metodo Mastrocola fosse davvero sul mercato e la gente potessse scegliere (e non trovarselo imposto nella scuola pubblica x tutti), allora vedremmmo quanto vale veramente, e quanto sucesso avrebbe veramente - tra i genitori e gli studenti. E per valore intendo chi impara meglio e con più profitto (in tutti i sensi): gli studenti di Mastrocola o quelli di Sugata Mitra, o quelli di infiniti altri professori e modelli didattici.
La cosa dei titoli di studio qui da noi è un incubo. A Londra, il marito ventottenne di mia nipote è stato assunto dalla Barclay (banca) sulla base delle sue competenze pratiche (lavorava da quando aveva 18 anni, e in diverse società finanziarie, robe di mutui), anche se come titolo di studio ha solo il diploma liceale.
Il fatto è che il tuo ragionamento è esattamente lo stesso che facevo io fino a qualche anno fa. Poi discutendo con alcune (più di una) persone competenti ho cambiato un po' di idee.
RispondiEliminaTra le quali:
1) che la scuola in Svizzera sia meglio di quella in Italia. La scuola in Svizzera è efficiente, come tutto in Svizzera. Ma è una fabbrica di depressi, e se voglio il meglio per i miei figli di certo non voglio renderli dei depressi.
2) Sui "lavativi" ci sono due fatti: primo, che ci sono scuole private fatte apposta per questo tipo di persone. Le altre private tipicamente sono quelle cattoliche (o altre fortemente connotate, es. la scuola europea di Varese). Purtroppo temo che a volte quelle scuole rendano lavativi quelli che potenzialmente non lo sarebbero.
3) Sui contenuti valoriali, purtroppo tempo che queste scuole spesso falliscono anche in questo. Come saprai, gli atei più incattiviti di solito escono da scuole cattoliche. E' dal confronto con i diversi che si rafforzano i propri principi. Non c'è come discutere con un antiberlusconiano per far venir voglia di perpetuare B (e viceversa).
4) Che la classe dirigente italiana esca spesso dalle private da dove lo ricavi? Tieni comunque conto che sulla selezione della classe dirigente italiana le perplessità sono a dir poco necessarie.
5) Comprendere un testo elementare a 15 anni dovrebbe essere dato per scontato, ma purtroppo questo spesso non è possibile. Anche nella scuola pubblica. Vogliamo dire che quando alle medie inferiori si affrontava il latino forse si era un po' più attrezzati in questo? Già, ma per te il latino è un'inutile perdita di tempo. Io vorrei che i miei figli avessero la possibilità di studiarlo. E quello che si è perso a 15 anni molto difficilmente lo si recupererà a 16.
6) Di lotteria ce n'è parecchia anche nelle private. Statisticamente la probabilità di imbroccare il prof giusto mi sa che è più alta nella pubblica, dove ci sono criteri di selezione discutibili, ma almeno ci sono.
Diana, non mitizzerei troppo l'estero, perché i titoli di studio pesano parecchio anche là. E spesso non sono suffragati da una preparazione tanto superiore a quella media italiana. Da noi abbiamo le oscenità quali gli albi professionali, ma pretendere che il farmacista abbia uno straccio di laurea in farmacia non mi sembra così assurdo. Tu ce lo porteresti il tuo cane da un veterinario improvvisatosi tale senza aver studiato veterinaria?
Ti fornirò la fonte precisa, se la rintraccio. L' essenziale mi sembra comunque linkato.
RispondiEliminaPassami anche tu le fonti su cui basi certe affermazioni ("fabbrica di depressi", "quello che non si fa a 15 anni non lo si puo' fare neanche a 16", "molte scuole rendono lavativi", "influenza della scuola confessionale" eccetera). Scremare l' attentional bias è importante in queste questioni.
Quale dei righi neri non condividi? Quelli sono senz' altro scevri da attentional bias; Se ne condividi almeno qualcuno dovresti sottoscrivere il mio: liberalizzare la società e privatizzare la scuola.
Tu ce lo porteresti il tuo cane...? Risposta: no. E il problema è quindi risolto dal mercato. L' alternativa è la casta, inutile girarci intorno.
Io penso che in ambito scolastico i servizi siano pressochè uniformi, superato un minimo. Eppure noi dobbiamo giustificare (innanzitutto a noi stessi) perchè optiamo per la soluzione più economica quando in ballo potrebbe esserci l' avvenire dei nostri figli. Questo ci induce a fare molte capriole con la mente e a guardare statistiche che hanno un valore molto relativo.
RispondiEliminaIn una condizione del genere non resta che una soluzione economica ottimale: spendere il meno possibile (a livello governativo cio' significa più privato).
In una condizione del genere non resta che una soluzione etica ottimale. customer satisfaction (a livello governativo garantire la possibilità di scelta, ovvero, ancora una volta, più privato).
Soluzione più economica? Giustificare con noi stessi? Non ci siamo, non ci siamo proprio!
RispondiEliminaOvvero? Dài un' occhiata anche al follow up di questo post.
RispondiElimina