giovedì 10 febbraio 2011

Storia d' Italia: come ti racconto Berlusconi.

Serpeggia da anni una "narrazione" che riassume così la recente Storia d' Italia: Berlusconi, con le sue TV, ha plasmato l' immaginario degli italiani al fine di dare la scalata al potere politico. Noi sani, che siamo rimasti indenni da questa "colonizzazione" dobbiamo adoperarci politicamente per decostruire questa opera mediatica maligna smontando i modelli di cui è portatrice.

Nelle mie recenti frequentazioni del sito Lipperatura vedo che questo quadretto è dipinto con diligente iterazione. Si rimpiange e s' invoca un' azione politica forte (paternalismo) che funga da antidoto alla pregressa offensiva commerciale e mercificante delle TV berlusconiane, un' azione politica che liberi così milioni di italiani dalla malia che li seduce, dal piffero che li imbambola.

A proposito di media pervasivi, avevamo già inventariato i programmi di approfondimento politico notando come ci fosse un chiaro squilibrio a favore degli anti-berlusconiani. Dall' inventario è evidente che l' "incantatore" deve agire altrove, fuori dalla politica, e la vulgata che ho riportato ha il pregio di tener presente questa esigenza.

E' una versione dei fatti che non sposo dal punto di vista filosofico; per quanto il mio élitarismo sia pronunciato, quel "noi sani" mette i brividi.

Poi però ci sono i fatti. Ma anche su quel versante i conti non quadrano affatto e la "narrazione" frana da tutte le parti.

Mi concentro sul concetto della "colonizzazione dell' immaginario".

Certo, per carità, sia nelle vesti di compratori che in quelle di elettori noi soffriamo di bias cognitivi, e spesso è facile che la controparte sfrutti la nostra irrazionalità tramite "frames" adeguati messi a punto da "menti malvage".

Le tassonomie di Daniel Kahneman e Amos Tversky ormai sono note e sbandierate da tutti, i loro esperimenti di laboratorio volti a mettere in luce comportamenti irrazionali vengono raccontati a cena per destare l' interesse dei commensali e ottenere l' oooh interiore che tutti cercano in queste occasioni.

Si conosce molto meno John List, uno studioso di prim' ordine con l' hobby delle figurine.

Fin da piccolo John fu un ingordo collezionista, frequentava le fiere con il suo banchetto scambiando, speculando e accumulando un patrimonio di "figu" di cui ora va molto orgoglioso.

Ebbene, forte di questa esperienza sul campo, non riusciva del tutto a ritrovarsi negli esiti di K&T, secondo lui indagare la realtà avrebbe dato esiti ben diversi da quelli ottenuti negli asettici e astratti laboratori della psicologia sperimentale.

Manco a dirlo, la sua intuizione si rivelò esatta; attraverso "esperimenti sul campo" cominciò a smantellare via via una serie di bias ritenuti sistematici.

[ Facciamo solo un esempio e prendiamo il "bias da dotazione": ciascuno di noi tende a dare maggior valore a cio' che possiede. Ebbene, sul campo, questo bias non resse: gli avidi scambisti di figurine non mostravano affatto un bias del genere. Evidentemente il fatto che non fossero degli studentelli reclutati a caso per fare un esperimento psicologico contava. Rispetto allo studentello, il globe trotter delle figurine aveva in più Interesse e Esperienza ]

Ebbene, la nuova versione di "bounded rationality" era messa a punto: in presenza di un interesse e di un' esperienza (scambio ripetuto), i bias tendono a dissolversi. Permangono e possono essere sfruttati solo nelle situazioni "one shot".

Ma l' interesse e la ripetizione caratterizzano proprio lo scambio commerciale: l' acquirente è toccato direttamente da cio' che acquista, visto che se lo porta a casa, e in più è chiamato tutti i giorni a ripetere l' acquisto.

Diverso discorso per la politica: qui l' acquirente non è interessato a cio' che compra, direi che per lui è addirittura irrazionale recarsi alle urne. Oltretutto è chiamato molto "sporadicamente" a farlo. Dirò di più, nella politica è addirittura razionale essere irrazionali.

Le considerazioni di cui sopra fanno saltare la narrazione preferita di molto anti-berlusconismo elitario: la colonizzazione dell' inconscio delle TV è inverisimile visto che è proprio la natura commerciale della fattispecie ad indebolire i bias cognitivi che il persuasore occulto intenderebbe sfruttare.

Al contrario, la propaganda politica, ovvero l' arma di difesa contro questo nemico tanto debole, proprio su questo tavolo gioca al meglio.

L' allarmismo piagnucolante è dunque infondato, se mai si registra una sproprzione è in favore delle armi di difesa brandite dalle povere vittime.

FONTI: In questo post vari link sulla disgiunzione necessaria tra psico-bias e politiche paternaliste. Raccomando soprattutto questo paper di Glaeser che valuta e boccia la giustificazione comportamentista al paternalismo. Tutta l' opera dell' economista sperimentale John List è preziosa e supporta la tesi per cui l' evoluzione di mercato è il miglior modo per assorbire i bias cognitivi (overcoming bias!).

10 commenti:

  1. interessantissimo; mitico John List e il suo Figu; un post pieno di riferimenti, documenti, informazioni. Ci si potrebbe costruire sopra un seminario universitario. Ho apprezzato anche la tua 'chiacchierata' con WM4 (il più urbano e simpatico, mi pare) su lipperatura.
    Io adoro Tuscan Foodie, e sono spesso d'accordo anche con barbara (non su tutto). Di regazzoni ho letto "La filosofia del dottor House", apprezzandolo.

    Purtroppo io non sono all'altezza di intervenire su queste cose, o per farlo dovrei ivnestire molto tempo per leggere e pensare. So che, comunque, qui trovo un bell'archivio di cose e informazioni per quando mi servono.

    Ieri però, ho visto un film su un mistico armeno che si chiama Gurdjieff, per la regia di Peter Brook. Un mattone stratosferico che potrebbe riscattarmi almeno in termini di credito formativo (ho tenuto duro per quasi due ore).

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  2. Non all' altezza? ma mi faccia il piacere...

    Gurdjieff? Il film non l' ho visto, anche so ho letto un suo libro di cui conservo ricordo piavevole. Aveva un tono favolistico e molto leggero, nella miglior tradizione dell' est. Ho persino scoperto che esistono i cammelli antropofagi. So che battiato è un suo fan.

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  3. Ho trovato alcune descrizioni (un po' critiche e disincantate, lo ammetto) della vita in una delle sue comunità... Di una di queste comunità ha fatto parte anche Katherine Mansfield (ne parlavi giorni fa...) Diciamo che anche per lei si è rivelata più dura del previsto. Nel film è tutto un "Sì, padre" e "Sì, maestro". Non fa per me (né per lei, forse)

    Io non capisco come tutte queste filosofie o credi o quello che sono che dovrebbero liberare l'uomo, abondino così tanto di guru (maestri, figure carismatiche, eccetera) ai quali si obbedisce (spontaneamente, certo!). Mi sembra un controsenso.

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  4. cammelli antropofagi? sì!
    A proposito: ho visto anche "La leggenda del cammello che piange". Altri cerditi formativi.

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  5. (mi riferivo alle filosofie orientali, sufi, newage o altro in quel ramo)

    Gurdjieff era armeno. Ma a un certo punto, arrivano i musicisti cantastorie e sembrano scozzesi di braveheart con le cornamuse. Mi serve un etnomusicologo per fargli qualceh domanda.

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  6. Molti mistici esaltano l' "obbedienza". Puo' essere una forma di annullamento e loro cercano in continuazione l' annullamento di sè.

    Ho letto un suo libro e, strano, l' ho poi sistemato nella narrativa anzichè nella Spiritualità. Chissà perchè. Forse perchè parlava molto di sè e della sua vita avventurosa prima della conversione.

    A proposito, se il tema sono i mistici sposo eccezionalmente il tuo metodo: le vite sono spesso più interessanti della dottrine (così esoteriche e sfuggenti).

    Il libro era questo.

    L' altro giorno in autostrada alla radio Antonella Ferrero parlava di Osho con il suo discepolo italiano Valcarenghi (ex direttore di re nudo). Il santone rivendicava di continuo la filiazione da Gudjieff. La puntata è ascoltabile qui.

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  7. sì, Osho l'ho trovato anche citato da Luigi Lombardi Vallauri, in uno dei suoi libri. La cosa mi ha lasciato perplessa, vorrei approfondirla.

    Qualunque 'insegnamento' - filosofico, religioso, spirituale o altro - che cominci con un 'Sì, padre, sì maestro' su di me non attecchirà mai. D'altra parte, forse è per questo che sono perennemente allo sbando (ogni volta, devo ricominciare tutto da capo, per orientarmi tra bene e male) e in fatica su tante cose. Uno dei motivi per cui ho sempre ammirato Alice Miller (la psicologa svizzera che per prima ha scritto di abusi infantili in modo lucido e appassionato) è che non ha mai voluto iniziare una 'scuola milleriana', né formare psicoterapeuti milleriani, né fare tournée e seminari (come i guru), né comunità modello, né fare proseliti o avere seguaci. Niente. Viveva appartata (e scorbutica) in Francia. Ha sempre e costantemente messo in guardia i suoi lettori da maestri e psicoterapeuti, dicendo: occhio, c'è gente onesta in qualsiasi campo (dallo jungiano al comportamentista), lo stesso vale per quella disonesta e incompetente. Prendetevi sul serio: quando qualcosa non vi torna (a scuola, in una psicoterapia, in un insegnamento religioso o altro), e dentro di voi si accende una lampadina, c'è sempre un motivo e vale la pena di indagarlo. Datevi credito, usate voi stessi come bussola. Fate domande (al maestro, psicoterapeuta, e via dicendo), chiedetegli conto delle cose che dice e che fa. Da come reagisce, saprete chi avete davanti. Se il 'maestro' non sostiene la critica e non è disposto a un contronto veramente alla pari, rigorosamente onesto, meglio essere prudenti.
    Ricordo la prima volta che, dopo aver letto un libro della Miller, ho fatto a uno spicoanalista una domanda che credevo del tutto ingenua e ragionevole, ma che metteva in discussione il suo modus operandi: il castello di carte alto un chilometro è venuto giù in un colpo solo. Scompostamente.

    L'idea che ci voglia un maestro per imparare qualcosa, o che la conoscenza debba passare dall'obbedienza, non mi entrerà mai in testa.

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  8. p.s. il film di Peter Brook è tratto proprio da quel libro che hai giustamente messo nella sezione narrativa, secondo me.

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  9. Che ci sia gente onesta (intellettualmente) ovunque, lo credo. Ma deve essere così visto che cerco di applicare la regola Tabarrock: prima di iniziare una discussione pensa a tre honest-truth-seeking che sostengono idee opposte alla tua.

    Dammi un titolo di Alice Miller che pensi valga la pena.

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  10. No, non credo che Alice Miller sia il tuo genere. Nel suo specifico ambito, però, è stata una honest truth-seeker, almeno fino a un certo punto. Invecchiando, si è sempre più intorcinata su se stessa e i suoi fantasmi, anche a causa dell'isolamento cui si è , in parte, auto-condannata.

    Dovendo scegliere, quindi, sceglierei fra i suoi primi libri: questo (1979), questo (1980) e questo (1981)

    Ma la cosa più interessante, come sempre, è stato conoscere la Miller e le migliaia di persone di tutto il mondo che raccontavano la loro esperienza e si parlavano sul suo forum internazionale. Uomini e donne, giovani e vecchi, americani, danesi, sudafricani, australiani, inglesi, italiani, tedeschi, svedesi...

    Interessante anche il percorso del forum: la moderazione, per esempio, da illuminata e non invasiva, aperta e non-giudicante, piano piano ha assunto tutte le caratteristiche di quella 'pedagogia nera' che la Miller aveva sempre combattuto. Finché una certa Barbara Rogers ha sostituito il vecchio moderatore (fantastico, secondo me) e addio libertà, benvenuta parrocchietta prima, e setta poi. Alla fine, la stessa Miller - che aveva dato fiducia alla Rogers - si è accorta del guaio fatto e ha avuto l'onestà di ammetterlo. Fine del forum.

    Autoritarismo, paternalismo, parrocchietta, ipocrisia - sono cose da cui sarebbe bene tenersi alla larga (parlo anche per me stessa), eppure è difficile.

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