domenica 27 febbraio 2011

Per discriminare meno...

Per discriminare meno è necessario discriminare di più.

Come? Non capite?

E' possibile discriminare meno le donne discriminando di più tra le donne.

Questa semplice verità mi suggerisce un paio di considerazioni.

1. L' ambiente sociale che più nuoce alla discriminazione di gruppo è quello che massimizza la discriminazione individuale. La società libertaria crea proprio un ambiente del genere, ma guarda un po'. Peccato, se il pensiero femminista non avesse una chiara filiazione marxista, forse ci sarebbe una speranza.

2. Molte femministe, forse soggiogate dal mito della sorellanza, negano che la loro lotta sia condotta contro altre donne. Lo dicono pensando di esprimere un' opinione. Peccato che qui, trattandosi di un problema logico, le opinioni contino poco.

Sono stato un po' ermetico? Sì.

E allora spero soccorra l' elegante didascalia di Katja Grace in merito.

Alcuni corollari di Katja:

If you want to increase respect toward a minority group, do not ‘raise awareness’

Attempting to correct anti-female sexism often employs anti-female sexism.

Attaccare i comportamenti maschilisti additando un influsso culturale ci mette nell' imbarazzante condizione di dover condannare qualsiasi "influsso culturale".

Attempting to correct an inequality with affirmative action
may increase the appearance of discrimination.

Insomma, se non si fosse capito, per impostare il problema in modo rigoroso, consiglio il blog di Katja.

***

A proposito di "se non ora quando"... forse questo è il post ideale per rendere omaggio a Roberta Tatafiore e Michi Staderini, le due donne che, in passato, ponendo un robusto argine, hanno impedito al femminismo italico le derive moraliste di quello americano. Un argine che oggi mi sembra saltato.

20 commenti:

  1. me la ricordo, la Tatafiore. Anche in radio (radio2). Una vita appassionata, ma anche piena di dolore.

    Grazie per avermi fatto conoscere Katja. La studierò un po' sul suo blog.

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  2. ho visitato il sito di Katja. E' fatto molto bene, e sembra interessante. Anche lei interviene su Sports Illustrated e la donna oggetto, come Robin Hanson, linkandolo. Appena ho tempo leggo il post e i commenti.

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  3. Hanson è stato molto onesto?



    La sua onestà è un programma di ricerca prima ancora di un' attitudine. Ricordo solo due suoi punti fermi:



    1. la ricerca sociale più fruttuosa postula l' Homo Hypocritus;



    2. bisogna avere una visione normativa della razionalità: scoprire gli errori e coprreggerli (overcoming bias).



    Katja è un tipo quadrato, ma forse leggendo l' intervista "autobiografica" sul sito si puo' scoprire qualcosa in più.

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  4. sì, mi riferivo proprio al fatto che Hanson definisce il suo blog un blog sull'onestà.
    Katja è giovanissima! Fantastico il fatto che si sforzi di definire e inquadrare i problemi sulla base di poche ma sperabilmente buone lineeguida del ragionamento. Anche lei cerca l'ossatura logica, forse. Leggerò meglio.

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  5. Senz' altro è così, la logica ha grande importanza.

    Ma sia Katja che H. non appartengono alla mia parrocchia: per loro la logica e i cinque sensi esauriscono il reale sperimentabile.

    La mia esperienza personale, se devo essere "onesto" dice altro. Ma finchè si parla di "quello", e non è poco, sono tra le fonti più affidabili.

    L' "onestà" di RH io la chiamo "introspezione".

    Se devo pensare a quanto mi sia servita l' Università per la mia "crescita", ho dapprima pensieri di rispetto e riconoscenza per quella istituzione. Solo in seguito ad una introspezione analitica mi accorgo che ' influenza ricevuta è pressochè nulla.

    Se penso al perchè faccio un intervento in "lipperatura", mi dico che l' argomento è interessante; è solo dopo un' introspezione che capisco di farlo a causa del vasto pubblico che puo' leggere quel messaggio.

    E via dicendo.

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  6. sono d'accordo.
    Il discorso sulle cose di Hanson e Katja non è sufficiente, ma è necessario. Senza onestà non si arriva da nessuna parte.

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  7. Katja è giovanissima, in effetti.

    Le sue disamine sono costruite su uno strano misto di ingenuità ed acutezza. Ne esce fuori una lama tagliente.

    Quella "povertà di spirito" che Hanson ricerca per scrollarsi di dosso tutte le sovrastrutture (onestà, introspezione, chimiamola come vogliamo), lei sembra averla per ragioni anagrafiche.

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  8. sì, ingenuità e acutezza, le competenze dei bambini. In più, lei non sembra avere, per lo meno nel tono, la presunzione o la saccenteria di certi 'giovani'. E' una bambina matura, insomma.

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  9. In caso contrario sarebbe difficile quell' introspezione che le fa iniziare così un post: I don’t see much anti-female sexism in my immediate surrounds; I notice more that is anti-male...

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  10. l' affair dei costuni su SI:

    http://freemarketfeminism.com/2011/02/28/the-economics-of-the-swimsuit-issue/

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  11. trovo il post sul sessismo, sul blog di Katja? Mi interessa, perché quell'impressione ce l'ho sempre anch'io, e forse anche da questo nasce la dissonanza cognitiva di fronte ad altre 'narrazioni'...

    Vi segnalo un post apparso su un blog (di cui non conosco l'autore, né niente), in cui si affronta il discorso della responsabilità, della scelta e del ricorso al capro espiatorio. Si conclude così:

    Non mi stupiscono gli entusiasmi e le ire di un milione di persone raccolte in una piazza per un rito auto-assolutorio nel momento in cui diventa accusatorio. Le responsabilità sono tante e pesano. Non c’è modo più rapido e indolore per liberarsene che scaricarle tutte su poche persone, o su un sistema, anziché su se stessi.
    qui

    Al di là della questione dei modelli (tossici o non tossici), del mercato e di tutto il resto, mi ritrovo nell'impressione che si ricava dalle messe laiche che vediamo celebrare una dopo l'altra, negli ultimi tempi, in tv e fuori. L'ultima con benigni in sella al cavallo bianco sul tricolore, che canta l'inno di Mameli per circa 100mila euro a nota.

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  12. Il post di Katja è qui. Leggerò più tardi il post che segnali.

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  13. Ho letto. Direi che mentre qua e là ci sono uscite interessanti, la "parte teorica" fa, secondo me, letteralmente acqua da tutte le parti.



    Ma è normale che sia così: è impossibile costruire una teoria della discriminazione: I have never found a theory that can sensibly explain what this bad ‘discrimination’ is precisely and sensibly distinguishes the sorts of discrimination which are OK from those which are not OK and justifies the difference.



    Chi ci prova finisce per assumere innaturali posizioni fachiresche. Direi che qui siamo di fronte a qualcosa del genere. E capisci anche la saggezza di una Lipperini quando rinuncia a pensare.

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  14. sì, la parte teorica, certo. ma la parte descrittiva racconta quello che vedo anch'io.

    Un argomento di carattere pratico contro la strategia delle proteste di piazza e del "risvegliare una presa di coscienza" lo propone Katja:
    "...assuming that society believes women might be useless, advertising this and arguing against it so badly, confirms it.(...) I can’t think of any better way to stop people wanting to associate with someone, than by suggesting to them that nobody else wants to.

    sottoscrivo. In questo senso, il movimento delle donne, soprattutto oggi che torna a puntare sulla teoria del complotto e del capro espiatorio(Ricci, Berlusconi, i media eccetera) e della contrapposizione dei sessi (i maschi devono chiederci scusa), continuerà ad alimentare quello che crede in totale buona fede di combattere. ma non lo so.

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  15. Sottoscrivo anch' io al 100%. In altra maniera l' ho deto qui 8una roba che poi non avevo postato).



    Le incoerenze del post che stiamo esaminando si danno tutte appuntamento in questo rigo:



    ... se fosse autentico, un movimento di milioni di donne, e di uomini, potrebbe cambiare tutto. Il mercato dovrebbe avere paura. I produttori di contenuti tossici dovrebbero temere boicottaggi...



    Avere paura? E perchè mai? Se cambiano i gusti, perchè mai il mecato dovrebbe avere paura? Semmai riorienta le sue strategie cogliendo le nuove opportunità. Se si scopre che di punto in bainco alla gente piace vedere Margherita Hack in costume, nesuno va in rovina, molto semplicemente viene servita MH su un vassoio d' argento e si passa all' incasso.



    Ma perchè allora il post cade nella plateale incongruenza che segnalo?



    Ipotesi: il "mercato" viene immaginato un po' come uno specchio. Finchè siamo brutti accettiamo che venga rimandata una brutta immagine, se diventiamo belli non riusciamo più neanche ad immaginare che possa essere rimandata una bella immagine. Eppure, per una questione di soldi, è proprio cio' che logicamente dovrebbe accadere. La bellezza, chissà poi perchè, non riesce ad essere concepita con la proprietà "riflettente".

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  16. il mercato è uno dei possibili capri espiatori, come B o Ricci o altro. La contraddizione mi sembra qui.

    Ma apprezzo molto lo sforzo di onestà e il tono. Su lipperatura è stato trattato con estrema violenza (verbale) e ha reagito in modo impeccabile. Credo sia un giovane. Ma i commenti sono disabilitati sul suo blog e non c'è un profilo. Magari non esiste!

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  17. Un altro esempio di cattiva pubblicità autoindotta, i nomi di alcune associazioni femministe come "Donne pensanti", Vita da streghe", "Donne in quota".

    I can’t think of any better way to stop people wanting to associate with someone, than by suggesting to them that nobody else wants to.

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  18. Anch' io penso che siano manovre controproducenti che si giustificano con la necessità di concedersi dei vezzi identitari.

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  19. il vezzo identitario va forte in tutti i campi (politica, religione, società, eccetera). E quando la militanza si fonda sull'identità è un bel problema, perché qualsiasi concessione (logica, politica, ideologica) significa (per il militante) perdere un pezzo di sé. Nella realtà non credo che sia così, però, non si perde nessun pezzo. Quello che sei (per fortuna e purtroppo), resti. Tanto vale, almeno provare a pensare con la mente sgombra.

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  20. Non si perde nessun pezzo?

    Se sono "pezzi" posticci sì. E a volte lo sono.

    Politica, religione, ideologia... qui i "vezzi" abbondano per il semplice fatto che non costano nulla. Qui sul blog posso dire quel che voglio.

    Ma poi c' è il regno degli interessi: il mercato. Lì devi mettere il soldo dove metti la lingua. Il vezzo te lo devi comprare se ci tieni.

    Non sarà un caso se i "vezzosi" odiano il regno degli interessi e fanno di tutto per svilirlo e dichiararlo luogo indegno. Spesso lì cadono i "pezzi" posticci e si scopre magari che preferiscono Julie in costume a Margherita Hack in due pezzi.

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