giovedì 17 febbraio 2011

Me tapino

Forse sono proprio un tapino, un tapino meschinello.

Me l' ha detto Stefano Bollani. Bè, no, non me l' ha detto direttamente ma me l' ha fatto capire.

Non posso infatti ignorare quel dispiacere che m' invade quando penso che ormai un frutto succulento come la sua musica sia diventata comune galletta per le avide e macinanti mascelle della massa, è un sentimento che m' inchioda senza scampo davanti alla degradante grettezza di un elitarismo carsico dalla cui presa non riesco a sottrarmi. Sono proprio una merda.

Aimè, una personalità d' artista tanto disinibita non si prestava alla campana di vetro; il profluvio di una fecondità sempre ad alti livelli lo ha portato inevitabilmente ad invadere l' etere, l' editoria musicale e i mille altri canali che toccano ogni giorno l' orecchio di tutti noi, anche quello degli stiliti più remoti e disconnessi.

In più, il riccioluto, è maledettamente simpatico.

In tutto questo c' è qualcosa di desacralizzante che non sopporto, qualcosa che il mio arcaico orgoglio maldigerisce. Mammmma che rabbia.

Noi, tanto per dire, avevamo idolatrato in ginocchio certi passaggi pianistici d' antan che ascoltavamo solo con tenui ceri profumanti accesi nel cuore delle notti di luna piena: adesso lui li riproduce ancor più lustri e levigati a Domenica in sotto i fari portuali dello studio TV e davanti a colli disinteressati quanto sudati. E in più, come appendice, regala pure una surreale imitazione di Paolo Conte da scompiscarsi, e come tris un riuscito scambio tra Harpo e Groucho, e se non basta si alza dallo sgabello per fare una verticale con camminata sulle mani. Ci manca solo che si tolga le mutande mostrando attributi ciclopici e il nostro ego è pronto per andare in pezzi. Noi pensavamo non si potesse aggiungere niente a quel vivace gruppetto trillato di note adamantine che fino a ieri riuscivamo a pensare come l' alef dell' universo sulla terra.



Constato depresso che certi misteri eleusini riservati agli iniziati sono ora strombazzati con aggiunta di golosi particolari ed extra-bonus-special anche a chi fino a ieri ascoltava solo il juke box, sanremo e il chopin dell' hobby & work.

Modernità, ti maledico... almeno quanto maledico il tentacolo presenzialista del genio polivalente.

Ora il Nostro puo' permettersi il lusso di suonare nei dischi con una mano sola, come uno che ha già dimostrato tutto.

Puo' permettersi cioè di fare roba così così, senza che la critica lo pettini a dovere: chi ha voglia di perder tempo a ridigere un pezzo negativo che non ferisce? Agli stroncatori piace veder scorrere il sangue e nel marmo delle statue equestri non scorre alcun genere di sangue, e nemmeno nella paglia del fantoccio superstar.

I dischi così così di solito sono quelli con poche note musicali - tutte piazzate strategicamente però, la classe non è acqua - e molte divertenti note di copertina. E' in quelle che il creatore concentra il suo maggiore sforzo creativo.

Puo' poi permettersi una band che viaggia a velocità di crociera, magari senza ali, ma con affidabile pilota automatico e GPS ultima generazione.



La sua proteiforme genealogia spiega molto: il suono corposo lo poneva sotto l' egida jarrettiana, così come gli ostinati virili sempre pronti a risolversi italianamente in lirismi dinoccolati. Ma ora che "ha dimostrato" è cambiato non poco: subentra l' amore per le marcette, per l' accenno con strizzatina d' occhiò, nonchè il debole per lo sberleffo pentagrammato; tutta roba che lo fa guardare al maestro di tutti gli stralunati clown europei ricurvi su una tastiera: Misha Mengelberg.

Stefano Bollani - Antonello Salis - L' orchestra del Titanic

http://www.goear.com/playlist.php?v=e5aebce

12 commenti:

  1. Mi sono sentito Stone in the water proprio l'altro ieri. Ma tu ti guardi Domenica in???

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  2. Non è necessario capitare per caso su domenica in: da "che tempo che fa" a radio tre, dal lirico al teatro di albizzate... lui è ovunque e sempre in forma.

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  3. la sua fantastica imitazione di Johnny Dorelli è seconda solo a quella di Marco Presta del Ruggito del coniglio.

    Quando mi capita ascolto il dottor Djembé, ssu radiotre. bella trasmissione. Buona musica, intrattenimento, inventiva, genialate. Non mi piace molto Riondino, ma in quel contesto ci guadagna. Tra l'altro, proprio nel loro contenitore ho ascoltato un bravissimo pianista giovane, Giovanni Guidi, eseguire una sua versione di By This River di Eno. Stupenda. Non l'ho trovata in rete, però.

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  4. ah, da Fazio l'ho sentito suonare Gershwin, diretto da Chailly. Molto simpatico anche Chailly!

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  5. Diana, ero sicuro che non te lo eri perso. Le sue strade si incrociano praticamente con quelle di qualsiasi persona sveglia. Quanto all' impressione positiva, la strappa a chiunque. Ma è un genietto dispersivo che si è disperso un po' troppo, forse. Non parliamo di un Allevi, qui.

    Ma forse, ripensandoci, è giusto così. Se il jazzista deve stonare è giusto che lo faccia per eccesso di prodigalità.

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  6. io e l'aggettivo "dispersivo" semo uno - come si dice a Roma. ELV definirebbe forse Bollani un "grattacielo frittatesco". (vedi puntata del primo ciclo su eccellenza monovocata e eclettismo)

    Ma tenete d'occhio anche Giovanni Guidi, se amate il jazz.

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  7. Sono già sulle sue tracce.

    Ho ascoltato qualcosa su youtube e in effetti non sembra uno qualsiasi. Grazie.

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  8. Sto tra gli addormentati per cui non faccio testo. Sicuramente Bollani è un bravo musicista.
    Solo un'osservazione. Ho ascolato un paio di volte lì il dott. Djembè, bidet, quel che l'è, ma proprio non mi fa ridere, se lo scopo è quello, peggio di Mulas. Visto che il mio ascolto è ormai datato, spero sia migliorata anche se il promo è veramente cagoso e non promette nulla di buono.

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  9. La musica conta al 90%, va da sè. Non voglio poi dire che Bollani sia un comico strepitoso, è solo un intrattenitore decisamente fuori dal comune rispetto ai suoi colleghi, e poi devi pensare che ci si muove sul filo dell' improvvisazione, non puoi pretendere la cura e l' acume del copione scritto a tavolino una settimana prima, conta l' ambiente. Arbore, tanto per dire, era letteralmente "strepitoso" senza mai pronunciato battute memorabili o detto cose particolarmente acute. Rendeva solo piacevole la vita altrui con la sua compagnia.

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  10. oddio! quello che vlad dice di Djembé io l'avrei detto della banda di Arbore in tv! Non l'ho mai potuto sopportare. Non solo non mi faceva ridere, ma il clima era quello goliardico da scuola media o liceo che è una delle tante cose della scuola che non rimpiango.

    Al dottor Djembé (bidet!) si improvvisa molto, in effetti, alcuni 'personaggi' e 'numeri' sono più indovinati, altri meno. Ma, insomma, complessivamente mi sembra una trasmissione riuscita. Gli ospiti sono spesso 'usati' in modo non convenzionale e la loro partecipazioe riserva sorprese. Ma lo spirito di patata è sempre in agguato ovunque, e superare Mulas non mi sembra possibile. (Bella la nuova scaletta musicale di oggi nell'ultimo post...)

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  11. Sarà forse che confronto il Benigni-maestrina che spiega l' Inno di Mameli alla folla con il Benigni squinternato critico cinematografico che recensisce i film per sentito dire all' Altra Domenica. Sarà per il confronto fresco fresco ma per me Arbore è uno di quelli che sapeva creare plusvalore come nessuno, sempre all' insegna dell' improvvisazione.



    Te lo volevo dire, ho inserito il solo piano di youtube che fa capire la stoffa. Qui invece qualcosa di più esclusivo, un lento per nulla per nulla banale dall' ultimo suo disco. Siamo effettivamente ad alti livelli, anche la compagnia è di prim' ordine (a partire dal punkettone al sax, vecchia conoscenza che animava un vecchio post)), grazie per la segnalazione.

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  12. su Arbore - ti riferisci a L'altra domenica. Distinguerei tra quel programma (divertente e innovativo) e "Quelli della notte" con i vari sequel. Quando ho parlato di goliardia mi riferivo a quelli.

    Benigni è molto enfatico, e io quando vedo una persona urlare, agitarsi e sudare, sbracciarsi faccio fatica a seguirla. Se solo potesse parlare più normalmente, con calma. Mi è piaciuto come ha cantato l'inno, però, alla fine. Certo, in questo periodo non si fa che parlare (la sinistra, cioè) di vita proba, tricolore, patriottismo, e via dicendo. Chi l'avrebbe mai detto.

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