venerdì 14 gennaio 2011

Esperienze mistiche


Prendo spunto da questo articolo di Dacia Maraini, dove si fa un parallelo tra sete di spiritualità e anoressia e mi chiedo: ma è proprio vero?

Settimana scorsa eravamo a Siena e abbiamo alloggiato nell'albergo contiguo al santuario - casa di Santa Caterina. In un ristorante situato poco fuori l'albergo abbiamo avuto come vicine di tavolo due giovani suore americane colleghe, in quanto domenicane, di Santa Caterina.

Beh, si sono sbafate allegramente il loro abbondante piatto di pici al formaggio e altro, il tutto innaffiato con una buona bottiglia di chianti. Al termine della cena, dopo essersi fatte aiutare dal cameriere a indossare i rispettivi soprabiti, sono tornate alla casa santuario, e non avevano certo l'aria di quelle avviate a una autoflagellazione vomitoria. Anzi, la soddisfazione per l'italico cibo e per la serata era evidente.

13 commenti:

  1. Da ragazzo ero stregato dalle mistiche che il cristianesimo sfornava a raffica. Sempre in cerca di letteratura radicale, i testi semi-farneticanti che producevano facevano il caso mio. Neanche nella letteratura pornografica ho riscontrato tanto estremismo. La passione un po' mi è rimasta, e mi fa apprezzare Dreyer e Von Trier. La dedizione ossessiva di queste donne doveva essere prudente nel scegliere il secolo giusto: nel seicento la società le fece passare di punto in bianco dalla santità al manicomio. Nel mondo cattolico persero smalto, specie dopo la trascinante condanna a cura di Boussuet, il più grande predicatore di francia. Privi del loro fervore autoflagellante ci demmo alla ragione e agli spaghetti. Il "sola fide" diede loro un' eco più duratura a nord.

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  2. Stai dicendo che spiritualità e ragione-spaghetti siano completamente incompatibili?

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  3. Se la prima è espressa nella forma estrema tipica delle "pazze amanti di dio", vedo qualche problema.
    Boussuet le ha consegnate nelle mani dello psichiatra e la sua linea ormai è passata.

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  4. No, parlo di gente mediamente equilibrata.

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  5. Allora non solo è possibile ma è inevitabile: a cosa si ridurrebbe una vita religiosa priva di calore spirituale?

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  6. C'è da dire che Bossuet ha definito, credo in maniera benevola, Rancé (che un filo di squilibrio deve avercela messa nella riforma della Trappa) come il nuovo Bernardo.
    A difesa di Rancé c'è cmq il fatto che abbia vissuto la prima parte della sua vita in maniera assolutamente dissoluta.

    p.s. stavo riguardandomi "La civiltà della conversazione" della Craveri, che ho lasciato a metà, ma credo che riprenderò dall'inizio.

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  7. ho letto solo ora l'articolo della Maraini. Non conosco la vita di santa Caterina. Non mi esprimo. Da una ventina d'anni almeno l'anoressia è oggetto di studi e ricerche. Che alla base ci sia un rapporto per lo meno 'disarmonico' con la madre è risaputo. E che il rifiuto del cibo sia una forma estremizzata di controllo sul proprio corpo (e la propria vita/morte) è pure risaputo. Magari sono ipotesi che un giorno saranno superate da altri studi e altre ipotesi, ma oggi l'ipotesi prevalente sembra essere questa (poi ci sono, come sempre, tutte le altre variabili, concause e via dicendo). Non mi stupisce, quindi, che una femminista militante preferisca prendersela con la moda, la pubblicità e - infine - con la spiritualità e la religione, anziché con le dirette (anche se inconsapevoli) responsabili o facilitatrici. Che sono donne e madri, con le loro ansie di fusione, perfezione e controllo.

    In generale vedo che monaci, monache, sacerdoti e suore tendono a non essere proprio dei fuscelli, il che confermerebbe se mai un'ipotesi opposta e meno punitiva. (Dando per scontato che siano persone per cui la spiritualità ha un'importanza centrale)

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  8. Sempre dalla Craveri leggo che con le nuove direttive della controriforma a farne le spese sono anche le donne nella chiesa. Prevale la misoginia e gli ordini minori femminili, estremamente attivi nelle attività caritatevoli vengono ridimensionati. Le religiose sono relegate alla clausura o cmq assumono un ruolo subalterno alla guida spirituale del clero maschile. Chiedo a Bronco, che sembra molto ferrato su questo argomento e ha letto di Bossuet, se la condanna delle "pazze amanti di Dio" possa in qualche modo essere legato alla misoginia.

    p.s.: sono d'accordo con Diana. Per alcuni le cause vanno sempre cercate nella società, istituzioni e balle varie.

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  9. magari non sono balle, neanche quelle, ma in questo caso... Come vediamo dalla storia di santa caterina (se è come ce la racconta la maraini), l'anoressia esisteva prima della moda e della pubblicità, per esempio. farei una distinzione, poi, tra un "regime alimentare rigoroso"(praticare la moderazione, non dare importanza ai piaceri materiali della carne, del cibo, della gola, ecc.) e 'sindromi' suicide come l'anoressia che tendono a cronicizzarsi e a portare alla morte. Il cibo si può rifiutare per motivi diversi e in modi diversi, immagino, non omologabili. Godel è morto di fame perché temeva di essere avvelenato, per esempio. Eccetera.

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  10. Non penso ci sia un misogenismo mirato.



    Penso francamente che sia più legato al tentativo di ostacolare l' accesso diretto alla divinità. Io ho in mente la crociata di B. contro il quietismo e altre forme di "misticismo in poltrona".



    C' è poi il fatto che certe pratiche, se diffuse, minano la convivenza comunitaria. Anche per questo la trappa (così come il giansenismo) pur rifacendosi a discipline estreme, sono più tollerate: perchè s' inquadrano pur sempre nell' organizzazione sfuggendo l' elemento anarchico del misticismo.



    Santa caterina era anoressica? Io non credo. Credo piuttosto che digiuno e castità fossero quello che oggi sono università e master: pratiche per allenare la volontà allo sforzo e per ottenere credenziali da esibire. Allora ci si allenava e si esibiva la fede in dio, oggi ci si allena e si esibisce lo sforzo intellettuale. In questo senso dissento dalla Maraini.

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  11. Sì, sono d'accordo la trappa e Port Royal siano stati un mezzo controllabile per recuperare alla fede il "monde" troppo laico.

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  12. Mi sa che un' eco di questo fervore ambiguo risuoni ancora oggi in ambiti che per molti risultano sorprendenti.



    Ho in mente quella classe intellettuale assetata di martirio, sempre desiderosa di penitenze, sempre impegnata ad incolpare di tutto l' Occidente che l' ha prodotta e con lei ha prodotto un deleterio terzomondismo.



    Perlomeno le sante fustigavano il loro corpo, il terzomondista si dichiara colpevole ma anela soprattutto a colpire il suo vicino non pentito.

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