Vangelo secondo Matteo 3,13-17
In quel tempo. Il Signore Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Battesimo e individualismo vanno sempre di pari passo.
La concezione "descrittivista" è la vera antagonista della concezione "battesimale". Per la prima noi siamo cio' che facciamo e cio' che diciamo. Siamo, insomma, la relazione che ci rende "descrivibili".
Il "descrittivismo" messo a punto da Frege e Russell esalta la "relazione": la nostra identità si dispiega nelle relazioni in cui siamo immersi. Per quella via alcuni arrivano addirittura a propugnare il cosiddetto "costruzionismo": la nostra realtà identitaria si "costruisce" dal nulla instaurando relazioni.
Brillante vindice di questa fallace impostazione fu colui che viene riconosciuto come uno dei più grandi logici della contemporaneità, Saul Kripke (a tre anni disse alla mamma che se Dio è ovunque per entrare in casa bisogna farlo uscire).
La teoria logica dei nomi propri di Kripke dimostra che la nostra identità si fonda su un "battesimo" primigenio e non su una "descrizione"; ovverosia, l' individuo ha una realtà che precede le relazioni in cui si impegna, questa realtà intuitiva non è affatto una "costruzione" ma esiste a prescindere dalle formulazioni attraverso cui viene descritta.
La logica contemporanea più avanzata torna dunque al realismo e all' essenzialismo e lo fa a passo di carica.
non ho capito in che senso battesimo e individualismo vanno di pari passo (o meglio: individualismo in che senso?)
RispondiEliminaIl battesimo afferma un'identità primigenia che però non ci appartiene (è di Dio). Tutto di noi gli appartiene. Come è conciliabile questa affermazione con l'individualismo (o con il libertarismo)?
Favolosa la biografia di Kripke (simpatica la sua faccia, anche) . Figlio di un rabbino, a sei anni insegnava ebraico antico, a nove leggeva Shakespeare e studiava Cartesio. A 17 ha scritto un trattato di logica. E a quattro anni, scrivi sopra che diceva: "Se Dio è ovunque per entrare in casa bisogna farlo uscire" Un piccolo Wittgenstein! (Infatti, leggo che è stato soprannominato "Kripkenstein" per la sua analisi delle Ricerche filosofiche.)
Effettivamente a volte la presenza di Dio è "ingombrante". Ho appena visto il film "Ordet" (C.T.Dreyer), e in quella casa si stava veramente stretti. Poi però, con la resurrezione finale , tutto torna a posto. (Da vedere!)
Senz' altro è una personalità affascinante la sua: uno dei massimi intellettuali del nostro tempo che non ha mai scritto un libro. Del nostro tempo, non del tempo di Socrate!
RispondiElimina"Battesimo" e "individualismo" vanno di pari passo nel momento in cui stabiliamo che l' individuo, tramite il battesimo, precede le relazioni. Alcuni pensano che l' individuo nasca invece immerso a relazioni (comunitarie) che lo determinano e lo costituiscono essenzialmente.
Come stiano effettivamente le cose è un bel rompicapo, mi interessava segnalare come la logica più avanzata assecondi meglio la prima visione, quella a cui aderiscono libertari e cattolici.
Con l' espressione "tutto di noi appartiene a Dio" entra in scena il trascendente, io nel mio breve commento non mi ero focalizzato su questo aspetto.
Su questa tematica, un modo per sbrogliare la matassa è il seguente: esiste pur sempre un' ineludibile natura morale oggettiva che Dio imprime in ciascun individuo. Questa natura fa capire all' individuo il rispetto che deve al suo simile e con questa sua natura ciascun individuo deve confrontarsi. Insomma, l' individuo resta al centro pur avendo impresso un comando etico che lo costringe ad una (libera) scelta.
Non per niente sia la Chiesa che i libertari aderiscono alla teoria dei diritti naturali, anche se spesso, inutile negarlo, si dividono aspramente quando si tratta di fissarne i contenuti.
ric scrivi:
RispondiElimina"Battesimo" e "individualismo" vanno di pari passo nel momento in cui stabiliamo che l' individuo, tramite il battesimo, precede le relazioni. Alcuni pensano che l' individuo nasca invece immerso a relazioni (comunitarie) che lo determinano e lo costituiscono essenzialmente."
Ah. Però non capisco che senso abbiano, realmente, queste due affermazioni. Al momento del battesimo, come essere umano hai già accumulato un patrimonio immenso di relazioni - dentro e fuori dall'utero materno, per non parlare di tutte quelle prededenti, che ci portiamo in dote attraverso evoluzione, geni, memi e via dicendo. Di conseguenza, le 'relazioni comunitarie' determinano l'individuo fino a un certo punto. O almeno, non sappiamo ancora esattamente in che modo e in quale misura. Io propendo per una misura grande, anche molto grande, ma non così grande da escludere tutto il prima (cioè l'eventualmente predeterminato). Ma di questo abbiamo già parlato.
Non bisogna confondere i piani: appellandomi a Kripke parlo da un punto di vista logico.
RispondiEliminaA me interessa dire qualcosa di comprensibile per i non credenti in modo che il non credente (molti libertari sono non credenti) riconosca almeno un senso (metaforico) nelle azioni della chiesa e non le disprezzi.
Da un punto di vista logico dire che "un individuo è identificato dalle sue relazioni" è contraddittorio visto che la logica (contro Frege e Russell) identifica l' individuo con il suo battesimo. Per le dimostrazione si rinvia a Kripke.
La realtà, poi, puo' essere anche contraddittoria, sebbene la nostra intuizione fatichi a prendere in considerazione una simile ipotesi.
Anche il termine "battesimo", nel discorso di cui sopra, è solo una nozione logica. Il Battesimo della Chiesa puo' essere capito dal non credente come una metafora di quella nozione, una nozione che il non credente è tenuto a capire e a condividere visto che si tratta di concetti razionali e non di fede. [In questo potrebbe aiutare la distinzione tra "battesimo per mano di Giovanni" e "battesimo per mano di Gesù". Uno è fatto con acqua (metafora), uno con Spirito (sostanza)].
ancora un caveat: "determinato" e "condizionato" sono due termini ben diversi, direi, in questo contesto, opposti. nessuna negherà mai che un individuo sia condizionato dalle relazioni in cui si impegna.
ah, ho capito - il senso è metaforico.
RispondiEliminaIo mi limitavo a cercare di capire cosa dicessero concretamente quelle due proposizioni.
Cerco di semplificare ulteriormene.
RispondiEliminaC' è un piano logico del discorso, e lì capiamo il significato logico del termine "battesimo": è l' atto che conferisce identità alla persona, indipendentemente da ogni relazione.
C' è poi un piano metaforico del discorso: e lì capiamo cosa sia il Battesimo della Chiesa.
Lo capisce anche l' ateo visto che la logica è patrimonio comune e il discorso tramite metafora pure. A me interessa parlare all' ateo affinchè non possa dire: "trattasi di insensatezze".
Al credente non direi che il Santo Battesimo è SOLO una metafora ma non chiedo all' ateo di comprendere questo sovrappiù visto che occorrerebbe un atto di fede.
ok. Tu per piano metaforico, intendi simbolico, giusto? Io come non-credente, capisco il senso che può avere il piano simbolico, quindi non giudicherei il battesimo insensato. So che oltre alla metafora c'è tutta un'altra parte che mi sfugge. Questo non mi fa concludere che sono tutte "insensatezze". Se mai, sono cose per cui la mia mente (o il cuore o l'anima o tutto quello che può eventualmente essere me) non è attrezzata. Cioè, non ho bisogno della logica per non disprezzare altri piani (metaforico, simbolico, trascendente). Anzi, l'introduzione della logica mi confonde ancora di più... Bah.
RispondiEliminaIn effetti anch' io penso che un ateo tranquillo e in buona fede colga il lato simbolico e non senta l' insensatezza del gesto.
RispondiEliminaNell' ateo più sofisticato c' è spesso però un vezzo per cui, approfondendo!, la simbologia risulterebbe naif e inconsistente.
Ecco, volevo dire che per i "sofisticati" non mancano comunque risposte più "sofisticate".
Ognuno ha pane per i suoi denti.
Il cristianesimo, insomma, è la base della nostra cultura, sia di quella naif che di quella più sofisticata. Magari sono rimasti in pochi a professarlo ma tutti sono in grado di capirlo e nessuno, se non in malafede, lo puo' liquidare come quisquilia.
"Nell' ateo più sofisticato c' è spesso però un vezzo per cui, approfondendo!, la simbologia risulterebbe naif e inconsistente."
RispondiEliminaallora bisognerebbe ridiscutere il termine "sofisticato", forse. Odifreddi è sofisticato? Mmm....
Conosco gente che disprezza la fede magari perchè avendo letto Frege e Russell non riasce a concepirsi fianco a fianco con la vecchiatta intenta nelle sue ciacolatorie.
RispondiEliminasì, conosco gente che disprezza la fede anche senza aver letto Frege e Russell, certo. Il sentimento che provo io è 'meraviglia'. E incapacità di capire. Come questo possa risultare in disprezzo, onestamente, non lo capisco. E anche quando quella fede si traduce in gesti e comportamenti ripugnanti, tendo a pensare che quei gesti e quei comportamenti siano piuttosto frutto di problematiche personali (diciamo psicologicche in senso lato), di cui la fede è una copertura. Se non ci fosse stata la fede, avrebbero trovato l'ideologia o altri veicoli più o meno simbolici per esprimersi.
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