venerdì 7 gennaio 2011

L' importanza delle premesse

E' sorprendente la scarsa reputazione di cui gode l' istituto della "censura" presso l' intellettuale medio italiano.

La "censura", lo ricordo, è uno strumento paternalistico per impedire che il "protetto" entri in contatto con certi libri e certe idee.

Per sponsorizzare le pratiche censorie è importante saper argomentare circa l' incapacità delle persone di badare ai propri affari.

In particolare, bisogna essre sensibili ad un fatto spiacevole: la gente è sprovvista di strumenti idonei a giudicare i libri che legge.

Illustrare vividamente queste due realtà è un buon viatico per rispolverare la soluzione censoria.

Ma l' "intellettuale medio", detto anche "intellettuale unico", è Maestro di quest' arte! Ogni tre per due vi fa ricorso.

Un esempio?

Qui Michela Murgia, intellettuale anche sopra la media, si produce virtuosamente proprio nell' esercizio richiesto allorchè arma i cannonni per condurre la battaglia del momento, quella contro i libri co-finanziati dall' autore.

La Murgia in pillole: lo scrittore non sa badare ai propri interessi e il lettore quando giudica e sceglie si confonde. Detto così suona male ma riformulato dall' "intellettuale unico" risulta argomento irresistibile.

Intanto il dilemma si fa sempre più angoscioso: perchè la "censura" a tutt' oggi attende ancora un' esplicita riabilitazione visto che la sensibilità moderna la penetra e la comprende tanto a fondo?

http://www.overcomingbias.com/2011/01/why-not-censor.html

29 commenti:

  1. ciao ric, bentornati.
    il link a Hanson non funziona, ho cercato sul suo sito, con parola chiave "censor", senza trovarlo... Facci sapere. Intanto leggo Murgia.

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  2. Forse ha temporaneamente ritirato il post. Sicuramente sarà a disposizione di nuovo a breve, cambierò l' indirizzo se il vecchio non è più valido. Cercava di capire come mai la "censura" è così disprezzata anche da chi abitualmente sfoggia argomenti che la giustificherebbero.

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  3. ho letto la lettera di Murgia, intanto. In sostanza, gli editori a pagamento danneggerebbero tutti - l'autore (illudendolo), il lettore (dandogli un prodotto non di qualità), gli editori 'seri'. Però, non mi sembra che si infrangano leggi o che si truffi nessuno. Fra truffare e illudere c'è differenza, e se uno scrittore adulto decide di tentare la strada dell'editore a pagamento, credo che la cosa debba riguardare solo lui e il suo editore. Mi riesce difficile capire come questo rapporto privato possa danneggiare tanta gente e provocare danni così gravi da indurre a campagne contro, mettere al bando autori e libri pubblicati a pagamento, punire le librerie che li vendono, e così via. Sembra quasi un marchio di infamia. Devo dire che mia nonna, poetessa dilettante, si faceva pubblicare il suo 'librino' di poesie ogni anno, a pagamento, e vinceva premi (anche quelli credo a pagamento), ed era felice e orgogliosa, lei che per tutta la vita ha cucito a mano camicine per neonati. La spesa era compatibile con le sue possibilità, evidentemente, come credo accada nella maggior parte dei casi. Mi riesce difficile pensarla come persona che alimentava un sistema perverso. Forse gli editori si arricchiscono (dubito che si arricchiscano molto, però), ma finché non violano la legge - infrangendo quanto previsto dal contratto (vedi promozione, distribuzione, impegno editoriale) - io il problema non lo vedo. Chi viola un contratto andrà naturalmente incontro a denunce, processi eccetera. Come è giusto in questi casi.

    Non so, però, se la lettera di Murgia si configuri come censura. Non credo. Senz'altro riflette l'idea che 'la gente non possiede gli strumenti idonei' (per fare questo o quello) e che deve essere difesa da chi li possiede. Un atteggiamento paternalista, che associo a tante campagne fatte da altri 'per il mio bene' (per la mia dignità di donna, di lettrice, di scrittrice, ecc.). In genere finisce che se non aderisco o non mi trovo d'accordo, o non mi sento ugualmente offesa da cose che offendono altri (per es. una pubblicità giudicata sessista), o - peggio! - mi faccio pubblicare a pagamento, ecc., sarò inserita nella casella 'nemici', e punita. E così finisce che quello che viene annunciato come qualcosa fatto per il mio bene, mi danneggia. Occupandomi di bambini e educazione, so che accade continuamente.

    Poi leggerò hanson per vedere che ne pensa, come ne esce.

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  4. * precisazione:
    Ho scritto:
    "...dev'essere difesa da chi li possiede"

    Intendevo: "tutelata da chi gli strumenti li possiede".

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  5. In effetti non si "infrange nessuna legge". Nemmeno volevo parlare di un atto di censura. Volevo solo segnalare una particolare sensibilità esprimendo un dubbio: come mai una simile sensibilità convive con l' orrore per la censura?

    Tu, per esempio, sei scettica quando ti dicono che questa pratica danneggia tutti: "... l' autore illudendole, il consumatore rifornendolo di bassa qualità...".

    Probabilmente come me ti chiederai: "ma è possibile che il mondo sia popolato da autori scemi che non sanno badare a se stessi e vengono sistematicamente turlupinati?".

    Quanto alla "bassa qualità" non è affatto un danno in sè: se lo fosse dovremmo girare tutti in Ferrari. Ma la considerazione immediata secondo un certo buon senso è poi sempre la stessa: "alla lunga la bassa qualità non verrà scelta".

    Ma altrove il buon senso sembra un altro. Altrove sono scettici, la sensisibilità dominante non si oppone per niente a conclusioni del genere, anzi, le favorisce, al punto da rendere necessaria "la campagna".

    Strano, mi chiedevo, che con una sensibilità di tal fatta tanto diffusa, l' istituto della "censura" continui a far tanto orrore.

    L' hanson linkato sembra finito nel nulla. Riporto solo l' attacco del post:

    An important kind of regulation is paternalism regarding individual behavior – we often prohibit or require certain choices, and say this is because people can make mistakes. The story told is that expert regulators can carefully consider the mistakes we are likely to make, and adjust our sets of available choices with an eye to reducing those mistakes. Paternalistic regulations now limit, for example, the investments you can make, the food and drugs you can consume, the professionals you can employ, the cars you can drive, etc.

    When considering any particular regulation, officials should compare hoped-for gains from fewer mistakes to expected losses from frustrating preferences, reducing innovation, and policing violations. When considering whether to allow regulation in some area, voters should also consider the possibility of incompetent, corrupt, or partisan regulatiors.

    While public and elite opinions support many sorts of regulations, there also appears to be a widely-held consensus against one sort of regulation: censorship. While we accept some limits on what kids can hear, and a few limits on extreme adult expressions, the standard view is that ordinary adults should mostly be allowed to speak and hear whatevever they want.

    Yet the same human flaws that lead us to mistakenly consume investments, drugs, cars, or professionals can lead us to mistakenly consume claims, arguments, and opinions. And expert regulators have an apparently similar potential to help people by identifying and removing poor choices from their available set of expressions to consume. Why are we so eager to regulate most individual behavior, yet so reluctant to endorse censorship?

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  6. "...ma è possibile che il mondo sia popolato da autori scemi che non sanno badare a se stessi e vengono sistematicamente turlupinati?".

    sì, autori scemi, lettori scemi, donne sceme, e via dicendo. Mia nonna sapeva bene che si 'comprava' i suoi premi, ma era felice lo stesso. Qualcuno si arricchiva (o comunque ci campava)? Se non infrangeva leggi, mi sembrava giusto così. Magari - se me lo consentite - farò un post con una sua poesia. Per rompere il 'bando'!

    Leggerò hanson, adesso.

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  7. a parte che, come notava un commentatore di Murgia, che gli editori seri e gli autori seri non comprino premi e non scelgano chi spingere e chi no (chi venderà e chi no) è oggetto di dibattito. Non mi riferisco a Murgia che è bravissima e si vende da sé.

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  8. "we often prohibit or require certain choices, and say this is because people can make mistakes"

    è anche l'argomento di chi è contrario al testamento biologico, se non sbaglio.

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  9. "Why are we so eager to regulate most individual behavior, yet so reluctant to endorse censorship?"

    Non so. Di fatto un collegamento esiste, e la censura è molto praticata in tutti i contesti, anche se in forme diverse.

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  10. Bisogna ammettere che la parola "censura" è assurta al rango di tabù.

    Forse perchè è una "regolamentazione" che riguarda l' intellettuale, il quale non si sente chiamato in causa se al "nemico" si dà un altro nome, per esempio "bassa qualità".

    Vogliamo le poesie della nonna: tutte e subito!

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  11. Toh, ho scoperto che anche una mia cuggina ha pubblicato con Zedda. Ha presentato il libretto di poesie nelle scuderie di un castellotto qui vicino, presente assessore all'uopo ed ex prof di lettere. Bassa qualità? Non mi pareva poi tanto peggio delle perle presentate giornalmente a fahre. Fosse solo per cortesia, le ho comprato una copia. Mentre "Il mondo deve sapere" l'ho preso in prestito in biblio. Se lo sa la Michela.........che ho supportato una giovane poetessa imprenditrice di se stessa.

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  12. allora, vlad, se tu pubblichi una delle sue poesie (qui, tra i commenti), pubblico anch'io una poesia di mia nonna (sempre qui). Non apro un thread apposta per non esporla a critiche o altro, poverina. (Critiche di eventuali esterni di passaggio, naturalmente.)

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  13. Fuori le poesie, voi due.

    Sono disposto a leggere ma soprattutto a comprare!

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  14. Ho mandato il link a Diana.
    Ora lo spedisco anche a te.

    Ascoltare una poesia ben letta è cento volte meglio che leggerne cento (d'autore).

    p.s. preferisco non pubblicare sul post.

    p.s2: la ex prof d'italiano era anche meglio (come lettrice) della ragazza che ascolterete.

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  15. poesia della cugina

    è una cosa stupenda! L'elettricità... bellissima. Ho trovato la lettrice assolutamente fantastica anche lei.

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  16. (mi sono riletta, e credo di essere entrata nel guinness dei superlativi)

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  17. (a proposito di perle di Fahrenheit - abbiamo ascoltato anche Alessandro Fo, però. Che ci era piaciuto molto. Poi c'è una poetessaa che ha quella voce assurdamente languida e cantilenante... come si chiama? Non riesco mai a concentrarmi sulle parole, resto ipnotizzata dalla voce. Sono fra chi affiderebbe più volentieri la lettura a professionisti, immagino)

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  18. Bar di periferia

    Stride la porta
    sui cardini secci
    specchi velati
    di polvere antica
    fumo.
    Strisciare di monete
    quiete
    nell'angolo scuro
    muro opaco
    da schiene
    che lasciano un segno
    sgabelli di legno
    fumo.
    La lampada opaca
    proietta sui muri
    figure irreali.
    Gorgoglii di liquidi strani
    cozzare di vetri
    tossire di gole riarse
    fruscio di anonimi passi
    parole disperse
    la porta che stride
    fumo.

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  19. i "cardini secci" sono "secchi"
    e così sono entrata anche nel guinness dei commenti contigui - cinque.

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  20. Brava la nonna di Diana. "Bar di periferia": a me piace moltissimo. "Muro opaco da schiene che lasciano il segno...."
    Le poesie spesso assomigliano a voci sovrapposte di fantasmi che affollano la mente.

    A proposito di fahre: anche a me piace Alessandro Fo. E forse Diana ti riferisci a Mariangela Gualtieri: grande, il top degli ectoplasmi parlanti. Segue Magrelli.

    Mentre, a proposito della cugina, credo di aver scelto una sua delle migliori (familismo amorale). Se googolate il suo nome potete leggerne un paio d'altre.

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  21. Rileggo dalla Murgia:
    "L’editoria a pagamento, pur non essendo illegale, causa tre livelli di danno. Il primo è all’autore, che viene illuso che pagare per pubblicare sia una strada per valorizzare il proprio talento, mentre è vero esattamente l’opposto: se è un autore bravo, da quel momento per lui la strada per una casa editrice seria sarà tutta in salita."

    A proposito di questo primo livello di danno mi chiedo il perchè. Forse che l'autore bravo viene buggerato "a prescindere" dalla critica stile Murgia Liperrini Dazzeri (e chi più ne ha più ne metta) e dalle case editrici cosiddette "serie"? Non mi pare un modo "serio" d'agire. Quindi parliamo di un serio pretestuoso sia per la critica che per gli editori?

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  22. Mi sono goduto sia l' impressionismo della nonna (lo vedi quanto è prosaico quel "vietato fumare" dei giorni nostri) che l' elettrizzante espressionismo della cugina. Compro! Quanto viene?



    Aanch' io sono un fan di fo!



    Non sono d' accordo però con vlad: sono più a mio agio nella lettura. Quasi sempre passando al pronunciamento riscontro un degrado.



    Domanda: perchè il 99.99% dei poeti dilettanti sono lirici? Mi manca tanto l' epica e la giocosità dilettantesca.

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  23. Fatto Davide e scusa ancora.

    Ho aperto la pagina dell'editore in questione. C'è un filmato dove interviene per presentare un autore.
    Comincio a capire xchè la Murgia non ne parli bene. Troppo diretto nello stile berlusconiano: "noi siamo qui per vendere libri". E che altro senno? verrebbe da dire.
    Sì c'è altro. Nello stile Michela & co. si direbbe con piglio tra il prelatizio e il notarile: "Noi siamo qui per fare cultura".

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  24. Figurati! Era una battuta la faccina!

    Non mi sembra tanto male la ragazza che legge. Rispetto agli autori che leggono a fahre! A volte danno l'idea che non capiscano nemmeno il senso delle loro poesie...

    Non ho strumenti per giudicare le due poesie con competenza, ma mi paiono belle.

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  25. x vlad - mi sono ricordata la poetessa languida, è Patrizia Valduga! L'ho ritrovata su youtube. Anche la Gualtieri non scherza, però, come reader.

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  26. sì, sì, Patrizia Valduga, con la sua cantilena trevigian-milanesizzata: forte.
    Mi aveva parecchio colpito la prima volta che l'ho ascoltata.

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  27. La sua presenza poco anonima aveva un senso: era sia che poetessa che musa. Musa di se stessa ma soprattutto del marito, Giovanni Raboni.

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  28. ah, è anche musa! Ecco, allora ho capito. E non sapevo fosse la moglie di Raboni. Bene.

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